Figura nata già tempo fa negli Stati Uniti e pian piano si sta diffondendo anche in Italia, dove al momento ce ne sono solo 300
Lavorare per favorire e accrescere il benessere organizzativo all’interno di un contesto ispirato al modello di ‘organizzazione positiva’, in un momento in cui trecento milioni di persone nel mondo soffrono di disturbi mentali derivanti dal lavoro. E’ il manager della felicità, figura nata già tempo fa negli Stati Uniti e pian piano si sta diffondendo anche in Italia, dove al momento ce ne sono solo 300 ufficiali e riconosciuti dall’Italian Institute of Positive Organization. Non solo nelle big company ma anche nel tessuto delle piccole e medie imprese.
La figura professionale
La figura del ‘manager della felicità’, che si basa su un’equazione: felicità=competenza, presta molta attenzione al benessere di dipendenti e collaboratori perché la felicità in azienda favorisce e stimola la produttività.
I compiti
Compito di un buon manager è quello di mettere in campo le migliori iniziative possibili per migliorare l’ambiente di lavoro”, commenta Francesca Cafiero, presidente Nieco e manager della felicità. “Questo è possibile – continua – favorendo buone pratiche utili a stimolare creatività e produttività di tutti i lavoratori. L’approccio, quindi, è orientato al benessere che permette di abbattere ogni tipo di barriera culturale favorendo invece un approccio sempre più trasversale e di contaminazione positiva”.