Leopolda resiliente

Leopolda resiliente

Leopolda resiliente

Giovanni Pizzo  |
domenica 10 Marzo 2024

La Leopolda, nonostante i sondaggi non schiodino Renzi dal 3%, è piena, stracolma, partecipata, forse più autentica, concreta, vera, resiliente.

Leopolda provincia di Firenze, accanto l’Arno. Si parla di Sanità, Ricerca, Difesa, Scuola, dispersione scolastica, volontariato, imprese sociali, disabilità. La Leopolda, nonostante i sondaggi non schiodino Renzi dal 3%, è piena, stracolma, partecipata, forse più autentica, concreta, vera, resiliente, rispetto agli esordi della rottamazione, rispetto ai momenti del carro del vincitore, quando tutti, indistintamente, da Calenda a Franceschini, da Bonaccini a Ricci, dai piddini folgorati sulla via di Firenze, nuova Damasco degli italiani erranti, che cambiano opinione ogni piè sospinto.

Ora alla Leopolda ci sono solo i resistenti militanti, e ci sono i protagonisti, quelli dell’impegno sul campo, testimonial positivi, testimonianza attiva di comunità. Non tutti, anzi, sono iscritti a Italia viva, ma vengono a testimoniare un’Italia diversa, differente, non omologata.

Don Alberto Ravagnani, sciocca tutti parlando di suicidi di ragazzi, abbandonati, isolati nelle loro solitudini, parla di salute mentale, disagio, di  salute spirituale. I ragazzi non sono felici perché la società ha messo in crisi la dimensione spirituale, lo dice con una semplicità disarmante che ci fa capire perché è un influencer, positivo questa volta. Tutto è iniziato nel 2001, 11 settembre, guerre, distruzione ambientale, pandemie, perché i ragazzi devono essere felici? La vita interiore è in crisi, i social ci superficializzano, si vive da soli appartati. Di fronte alle crisi fuori, i ragazzi sono in crisi dentro. E si abbandonano. C’è bisogno che gli adulti, la politica, siano spirituali, siano profeti.

Tutto appare interessante, vivo, reale, nonostante la grande visibilità comunicativa, che potrebbe oscurare tutto. È un Italia che funziona, gente motivata, che non si lamenta, che non fa vittimismo, che crede in quello che fa. È un Italia intergenerazionale, il problema è trovare un patto tra queste generazioni.  Renzi, l’arabo, ormai sputtanato da tutto il mainstream mediatico-politico, sembra più vero, meno simpatico, meno piacione, più duro, dopo aver passato di tutto, come uno scout militarizzato, sembra che tenti l’impossibile, lo stare fuori dal sistema, dalla destra e la sinistra, dai sistemi retrostanti. Ci riuscirà?

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