L'evento ha rievocato i fatti storici del 7 maggio 1624 sulla banchina del porto di Palermo in cui arrivò il vascello che portò la peste in città.
Il quattrocentesimo festino di Santa Rosalia vede Palermo teatro a cielo aperto con un ricco calendario di eventi e concerti. Tra questi, quello andato in scena ieri al molo sud del porto di Palermo ha rievocato la pietra miliare dei quattrocento anni di storia, tradizioni, cultura e fede religiosa. In quel di Porta Carbone è stata infatti rappresentata la fatidica data del 7 maggio 1624, con l’arrivo del vascello che portò – per la seconda volta – la peste a Palermo e con esso l’inizio di un racconto che dopo quattrocento anni lega ancora i palermitani intorno alla sua Santuzza.
Rievocazione peste a Palermo, la storia
Dopo uno scalo negato nel porto di Trapani, nel porto di Palermo arrivò un vascello proveniente da Tunisi a bordo del quale si era palesata la peste. Il Senato siciliano aveva espresso parere negativo all’ingresso e allo sbarco di persone e merci del vascello, proponendo per esso la quarantena. Il vice re Emanuele Filiberto non volle tenere conto delle indicazioni del Senato e concesse lo sbarco che diede il via al contagio della peste in città. Appena mezzo secolo prima, Palermo si era salvata dalla peste nera, con un numero assai contenuto di vittime, grazie al medico cui ancora oggi è intitolato un importante ospedale di città: Filippo Ingrassia. Anche in questo caso, con ritardo rispetto a quando il dottor Ingrassia era ancora vivo, Palermo si difese applicando il protocollo sanitario tracciato dall’illuminato medico.
Ineludibili nel corso della rievocazione di ieri i parallelismi con il lockdown messo in atto durante la recente pandemia e dalla città di Palermo già conosciuto quattro secoli e mezzo prima.
Il mito e il ruolo di Santa Rosalia
Il 7 maggio 1624 inizia con l’arrivo della peste a Palermo anche la storia di Rosalia Sinibaldi, la giovane devota siciliana che diverrà Santa e per i palermitani la Santuzza. I suoi resti vennero trovati in una grotta sul Monte Pellegrino, e raccolti e portati in città questi girarono per le strade di Palermo in coincidenza della fine del contagio (e quindi della liberazione dalla peste nera). Sul luogo del ritrovamento venne eretto un santuario, ancora oggi meta di pellegrinaggio religioso e di turismo laico, e dal 1624 Palermo inizia a festeggiare dal 14 luglio con il fatidico festino in ricordo del ritrovamento dei resti della sua santa patrona. La città ebbe quindi una protettrice da invocare in fede religiosa nella sua santa patrona, un mito quale co-patrone nel Genio di Palermo e un medico da seguire come modello di uomo di scienza e lungimiranza nel dottor Filippo Ingrassia.
La rievocazione dell’arrivo della peste a Palermo
Un vascello, per l’occasione una imbarcazione da diporto, è entrata in porto alle sette del pomeriggio di ieri, 7 maggio, con a bordo la danzatrice Federica Marullo nei panni della peste. A terra narrava l’epica storia l’attore Lollo Franco, accompagnato dalla voce del figlio – anch’esso attore – Nicola Franco e dalla musica eseguita da Giuseppe Mazzamuto. Il progetto è stato ideato da Vincenzo Montanelli, di Casta Diva Ideas, partner del festino, e da Lollo Franco. La realizzazione vede tra gli organizzatori anche Angela Fundarò, presidente del Comitato amiche e devote di Santa Rosalia. Ma intorno alla rievocazione è innumerevole la quantità di persone ed associazioni che hanno collaborato e partecipato come è immaginabile quando a Palermo si fa il nome della Santuzza.
La celebrazione religiosa
Tra i presenti, sin dall’inizio della rievocazione storica dell’arrivo della peste a Palermo messa in scena dal maestro Lollo Franco e dalla danzatrice Federica Marullo insieme alle ballerine che l’hanno accompagnata in una suggestiva coreografia, c’era anche don Natale Fiorentino. Don Natale è il parroco reggente del Santuario sito sul Monte Pellegrino, il “custode” della Santuzza. Al termine della rappresentazione teatrale, don Natale Fiorentino ha ricordato che la peste che quattrocento anni addietro rivelò Santa Rosalia a Palermo ha oggi altra forma o nome e che la Santuzza non è una protettrice legata al passato ma un nome cui rivolgere le proprie preghiere anche per le “pesti moderne”, del presente, siano esse droga tra i ragazzi o armi in guerra. “Santa Rosalia – ha detto don Natale al QdS – ha ancora molto da dire, alla nostra città e al mondo intero”.
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