Sono emersi i dati sull'industria estrattiva in Italia che vedono la Sicilia in testa col 12,8% delle aziende. Si è parlato di molti temi.
Sono emersi i dati sull‘industria estrattiva in Italia che vedono la Sicilia in testa col 12,8% delle aziende. Si è parlato del ruolo economico e dell’impatto ambientale nel rapporto di Legambiente che mostra la situazione delle cave autorizzate e dismesse nel Paese. Secondo i dati contenuti nel Rapporto Cave 2021 di Legambiente 3 anni fa erano 4.168 le cave autorizzate nel Belpaese, 14.141 quelle dismesse o abbandonate e 29 milioni i metri cubi di sabbia e ghiaia estratti all’anno.
L’importanza dell’industria estrattiva
“L’industria estrattiva è molto importante per il Paese dal momento che le estrazioni da cave e miniere consentono la produzione di materie prime alla base di altri settori produttivi – si legge nel sito del CRIBIS che approfondisce la questione -. Allo stesso tempo, rappresenta un’attività con un forte impatto ambientale e inquinante, basti pensare al rilascio di polvere nell’aria, ma anche al rumore e alle contaminazioni di suolo e acqua”.
Le cave di inerti e quelle di calcare e gesso rappresentavano nel 2021 oltre il 64% del totale delle cave autorizzate in Italia. La percentuale supera l’81% se si prendono in analisi le quantità estratte. Al contrario sono più contenute le estrazioni di materiali di pregio come i marmi. Il settore più fondamentale correlato all’attività estrattiva è quello delle costruzioni. A questo ambito sono destinati 29,2 i milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia all’anno, 26,8 milioni di metri cubi di calcare e oltre 6,2 milioni di metri cubi di pietre ornamentali.
I dati sull’estrazione di materiali non combustibili in Italia
“Il numero delle cave autorizzate (fra cui ci sono quelle attive e quelle con autorizzazione ma senza attività estrattiva in corso) è in calo. Se nel 2021 erano 4.168 nel Rapporto Legambiente 2017 erano 4.752 e in quello 2008 erano 5.725. Crescono invece le cave dismesse. Che passano da 13.414 del 2017 a 14.141 nel 2021 – continua la nota -. I Comuni con almeno una cava nel 2021 erano 1.667, ovvero il 21,1% del totale dei Comuni italiani). Lombardia, Puglia, Veneto, Toscana e Piemonte sono le regioni con il maggior numero di cave, mentre le miniere si trovano principalmente in Sardegna, Piemonte e Toscana.
L’Italia è il quinto Paese in Europa per estrazione di materiali non combustibili da cave e miniere. In base alle rilevazioni Eurostat del 2020, gli stati che estraggono più materiale sono Germania (546,31 mln di tonnellate), Romania (444,78), Francia (351,93), Polonia (328,49) e Italia (207,21)“.
Industria estrattiva, dati sulle aziende del settore: Sicilia in alto
L’analisi dell’intera industria estrattiva, comprensiva delle attività di supporto all’estrazione, tramite i dati della piattaforma Margò di CRIBIS. Il maggior numero di aziende del settore si trovano in:
- Sicilia (12,8%)
- Lombardia (11,5%)
- Toscana (8,8%)
- Lazio (8,4%)
- Puglia (7,8%)
- Veneto (7,1%)
- Piemonte (6%)
- Sardegna (6%)
La Società di capitali (72,8%) è la forma giuridica più comune nel comparto, seguita da Società di persone (14,5%) e Impresa individuale (11,9%).
Industria estrattiva: fatturato e numero di dipendenti
Emerge una crescita del fatturato negli ultimi anni probabilmente trainata dal Superbonus e dall’intensa attività edilizia derivante:
- 147.631.040 euro nel 2020
- 075.804.924 euro nel 2021
- 615.927.225 euro nel 2022
Cresce pure il numero di addetti:
- 248 nel 2021
- 235 nel 2022
- 497 nel 2023
Ora il settore deve fronteggiare la grande sfida ambientale. La gestione di cave e miniere dovrà porre sempre attenzione al contenimento dell’impatto sul paesaggio e al riciclo. Inoltre viene fuori anche il tema del recupero dei siti dismessi. A tal proposito le direttive europee sono volte allo sviluppo dell’economia circolare.