Omicidio di via Maqueda a Palermo, scatta fermo per 28enne

Omicidio di via Maqueda a Palermo, scatta l’arresto per un 28enne: la ricostruzione

Omicidio di via Maqueda a Palermo, scatta l’arresto per un 28enne: la ricostruzione

Redazione  |
martedì 23 Luglio 2024

Il 28enne - fermato a Lucca - è accusato di omicidio preterintenzionale per l'aggressione costata la vita a un 20enne.

La Polizia di Stato, in particolare la Squadra Mobile di Palermo, ha eseguito un fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Palermo nei confronti di un cittadino di origine somala, classe 1996, ritenuto responsabile di omicidio aggravato dall’utilizzo di un’arma ai danni di un giovane tunisino, assassinato in via Maqueda.

L’arresto risale allo scorso 14 luglio, una decina di giorni dopo la lite costata la vita al 20enne Moataz Derbeli.

Omicidio di via Maqueda, fermo per un 28enne

L’attività investigativa è partita lo scorso 4 luglio, quando, al culmine di una violenta lite avvenuta nei pressi del civico 40 di via Maqueda, per motivi legati presumibilmente a debiti legati allo spaccio di droga, l’indagato è stato colpito al capo con un tirapugni il 20enne, il quale sarebbe caduto per terra battendo violentemente la testa.

Immediatamente soccorso dal personale del 118 intervenuto, il ferito è stato trasportato in codice rosso al Pronto soccorso dell’ospedale Policlinico di Palermo, dove è rimasto ricoverato nel reparto di terapia intensiva in condizioni critiche con riserva sulla vita a causa di un’estesa emorragia cerebrale provocata dal colpo ricevuto; infine, è morto 16 luglio a seguito di un aggravarsi delle condizioni cliniche.

Le indagini

Le prime attività d’indagine condotte dalla Squadra Mobile di Palermo, basate sull’analisi delle immagini tratte dai vari impianti di videosorveglianza e delle testimonianze fornite dai presenti al momento della lite culminata in omicidio, hanno consentito di identificare rapidamente il presunto autore dell’aggressione, che nel frattempo si era dato alla fuga.

D’intesa con la locale Procura della Repubblica è stato, pertanto, avviato il monitoraggio telefonico delle utenze del 28enne, poi integrato attraverso l’emissione di un provvedimento di fermo.

Tale attività ha permesso di accertare che il cittadino somalo, qualche giorno dopo l’aggressione, si era rifugiato nel comune di Agrigento. Lì, d’intesa con la locale Squadra Mobile, gli operatori di polizia hanno esteso le ricerche per rintracciarlo; queste, però, hanno dato esito negativo.

Il fermo

Lo scorso 14 luglio, l’utenza del somalo è stata agganciata a Roma, nei pressi della Stazione ferroviaria “Tiburtina”, e – avendo i poliziotti fondato motivo di ritenere che il fermando potesse viaggiare a bordo di un pullman attivo nel servizio di collegamento tra Italia e Francia, con tappa intermedia a Lucca – ha organizzato un servizio di polizia giudiziaria, in collaborazione con la locale Squadra Mobile, in quella città.

L’attività ha consentito di rintracciare l’indagato a Lucca, a bordo proprio di quel pullman con destinazione finale Grenoble. Al termine delle formalità di rito, il giovane è stato dunque condotto al carcere di Lucca, a disposizione dell’autorità giudiziaria procedente.

Al termine dell’udienza di convalida il giudice per le indagini preliminari di Lucca – città in cui si trovava al momento del fermo – ha emesso un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere per omicidio preterintenzionale.

Giova precisare che la responsabilità penale delle condotte elencate sarà definita solo dopo l’emissione di eventuali sentenze passate in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di innocenza.

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