Adempimenti partita IVA, info su spese e tasse da pagare

Adempimenti partita IVA, info su spese e tasse da pagare

Stefano Scibilia

Adempimenti partita IVA, info su spese e tasse da pagare

Redazione  |
sabato 27 Luglio 2024

Ecco come possono variare le tassazioni in base al tipo di attività svolta

Aprire una partita IVA può essere una scelta in grado di portare dei vantaggi, ma è bene sapere che ci sono anche dalle spese, motivo per cui bisogna fare dei calcoli razionali importanti per potersi garantire un guadagno, poiché se in parte la partita IVA consente di ampliare le entrate economiche, dall’altra comporta anche delle variazioni degli adempimenti fiscali e contabili, rispetto a una gestione ordinaria di un’associazione.

In alcuni casi sarà necessario tenere una contabilità separata per gli introiti commerciali, con la possibilità di mantenere le agevolazioni sulle attività associative. In altri, si perderà la qualifica di no profit, rientrando negli obblighi fiscali e contabili previsti per le imprese commerciali: una distinzione che comporta una diversa gestione delle tasse e dei documenti contabili.

In base alla riforma del terzo settore, dallo scorso 1° luglio 2024 tutti gli enti no profit sono tenuti ad aprire partita IVA, per cui l’obbligo di fatturazione scatta per qualsiasi attività svolta verso soci o terzi.

Adempimenti partita IVA,: cosa comporta ai fini fiscali

Le associazioni con partita IVA sono quegli enti del terzo settore (ETS) che combinano un’attività istituzionale con quella commerciale. L’attività istituzionale è connessa alla finalità per cui è stata creata l’associazione. Ad esempio, il fine può essere quello di promozione sportiva, sociale, culturale o legato alla beneficenza. L’attività sarà quindi rivolta agli associati e deve rientrare nell’ambito di quelle previste per le no profit all’interno dello statuto. Rientrano sotto questa definizione: le quote associative, le attività svolte dai soci per cui non è richiesto un corrispettivo economico, le donazioni ricevute, i contributi corrisposti da enti pubblici al fine di promuovere le attività associative e raccolte fondi.

Invece, si definisce attività commerciale quella rivolta a soggetti terzi, quindi non soci, previo pagamento di un compenso. Rientrano in questa categoria, le attività di pagamento verso altri soggetti, i ricavi collegati agli sponsor, i proventi legati alle pubblicità, la vendita di prodotti, somministrazioni di pasti, fornitura di alloggi o prestazioni alberghiere, la produzione di beni e servizi.

La distinzione tra attività istituzionale e commerciale comporta un diverso sistema di gestione fiscale per i redditi generati. I guadagni ottenuti dall’attività commerciale dovranno essere dichiarati, separandoli nel bilancio principale da quelli associativi, venendo tassati in base alla tipologia di regime fiscale a cui si è aderito aprendo partita IVA.

Tuttavia, questa distinzione non avviene nel caso in cui l’associazione con partita IVA svolge l’attività commerciale come prevalente. In questo caso si perde la qualifica di attività non commerciale, rientrando nel sistema fiscale di un’impresa commerciale. La presenza di un’attività commerciale in un’associazione con partita IVA attualmente non implica automaticamente la perdita della qualifica di ente no profit. Infatti, risulta necessario distinguere se l’attività commerciale viene svolta in modo saltuario o in modo abituale e professionale.

Adempimenti fiscali per gli enti con partita IVA

In un’associazione con partita IVA si definisce prevalente l’attività commerciale:

  • Svolta in maniera abituale e professionale;
  • Prevista all’interno dello statuto;
  • Con ricavi commerciali che superano quelli legati alle attività istituzionali.

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