Milano è piccola e si svuota
I media scritti, radiotelevisivi e web hanno inondato la pubblica opinione di informazioni sulle forti oscillazioni delle Borse mondiali, fra cui quella di Tokyo che in un giorno ha perso più del dieci per cento e il giorno dopo ha riguadagnato quanto aveva perso.
Urla catastrofistiche di chi fa e chi usa l’informazione per fare terrorismo anziché spiegare con tranquillità i fenomeni delle Borse, che possono essere paragonati a terremoti piccoli o grandi. L’assetto mondiale delle Borse non può essere paragonato a quello del 1929 quando vi fu – ricordate – la grande crisi che portò in rovina gruppi imprenditoriali e famiglie di tutto il mondo. Ciò perché l’assetto finanziario e la solidità di banche e imprese è tale che non consente catastrofici fallimenti.
Però, qualcuno potrebbe osservare che, nonostante tutto, nel 2008 Lehman Brothers fallì. Si può rispondere che si volle fare fallire quella banca perché non era protetta dai gruppi di pressione finanziaria, tant’è vero che altre banche nelle identiche condizioni furono salvate dal Governo di Washington a cavallo tra le Amministrazioni Bush e Obama.
Informazioni catastrofistiche che tanti giornalisti annunciano quando la Borsa di Milano perde qualche punto, sottolineando come si siano “bruciati” trenta, quaranta, cinquanta miliardi e che il valore complessivo della Borsa è diminuito di pari importo.
Mai che sentissimo qualcuno di questi menagrami dire, per converso, che un altro giorno la Borsa ha guadagnato quaranta o cinquanta miliardi. Non si capisce la non etica di questo tipo di informazione che, invece, dovrebbe essere equa, precisa, bilanciata e non allarmistica.
Dobbiamo ricordare che la Borsa di Milano è di proprietà di Euronext di Amsterdam. Essa è relativamente piccola, perché capitalizza 835 miliardi e non mette in atto delle promozioni per indurre le piccole e medie imprese a quotarsi, in quanto pone oneri procedurali e finanziari rilevanti. In ogni caso, dobbiamo ricordare che nel 2018 il Ftse Mib era intorno a 19.200 punti. Oggi viaggia intorno a 34.000 punti, quindi con un incremento del sessanta per cento. A parere di molti tale limite è surdimensionato, per cui non ci dovrebbe essere alcuna meraviglia qualora scendesse anche di dieci punti. Ricordiamo che una volta il limite di 26.000 punti era considerato inarrivabile. La Borsa riflette l’andamento dell’economia, o così dovrebbe essere. Per cui il limite indicato di 34.000 punti dovrebbe corrispondere a un’economia in grande salute, cioè in crescita.
Ma quanto precede è contraddetto dal Def 2024, che prevede una crescita intorno allo 0,8-0,9 per cento per quest’anno. Allora come si spiega? Un’ipotesi è che il sistema è surriscaldato, per cui la sua valorizzazione non corrisponde allo stato di salute dell’economia del Paese.
Il sistema finanziario non corrisponde al sistema economico, tant’è vero che quando si vuole far cadere un Governo italiano (per esempio il Berlusconi del 2011) è sufficiente attivare quei meccanismi in grado di far esplodere lo Spread e il Governo se ne va a casa. Nel 2011 lo Spread arrivò a 574 punti. Un avvertimento al Governo Meloni se non vuole fare la stessa fine del Berlusconi.
Vi è un’altra questione in materia finanziaria che vi vogliamo evidenziare, e cioè che nei nostri tempi la ricchezza si sta concentrando sempre di più nelle mani di poche persone. Per esempio, secondo la rivista Forbes, le prime dieci persone più danarose del mondo detengono una ricchezza pari a 1.500 miliardi; le prime cento persone più ricche del mondo detengono una ricchezza ancora maggiore.
Da altre fonti si stima che nella Cina del cosiddetto dittatore Xi Jinping vi siano molte decine di miliardari e ben sessanta milioni di milionari, vale a dire quanti tutti i cittadini italiani.
Va da sé che quando la ricchezza si muove verso i piani alti si sposta dai piani bassi, per cui la sua redistribuzione perde e le classi basse si impoveriscono.