La grande contraddizione - QdS

La grande contraddizione

La grande contraddizione

mercoledì 14 Agosto 2024

Per la sopravvivenza della specie umana sulla terra, è indispensabile un mondo di pace

La nostra Costituzione, compreso l’art.11, traccia la nostra via che è quella dell’homo faber, della pace, del rispetto della terra, dell’economia circolare, della dignità inviolata, delle persone. Per portare avanti la trasformazione verso un mondo multipolare che è la grande trasformazione che stiamo vivendo per poter affrontare i grandi temi comuni della sopravvivenza della specie umana sulla terra, è indispensabile un mondo di pace, cioè capace di ripudiare le guerre come strumento di soluzione di controversie tra Stati. Purtroppo si stanno facendo solo passi indietro e l’incapacità del mondo, con le inconcludenti assise dei vari organismi di coordinamento dal G7 al G20, sembrano incapaci di affrontare seriamente i problemi veri è diventata drammatica e patetica. Queste assise servono solo a fare grottesche e penose fotografie di gruppo dei governanti. Buio cupo. Buio pesto.

Non possiamo dimenticare nell’analisi dei nostri tempi cupi il ruolo o meglio la responsabilità della follia umana. Il tema della follia umana fu utilizzato da Luigi Einaudi in un memorabile scambio di corrispondenza che egli ebbe con Giovanni Agnelli nel gennaio 1933. Il tema della discussione era la paura che imperversava in Europa e Stati Uniti della disoccupazione dilagante, conseguenza, si diceva, dell’innovazione tecnologica e dei rimedi tecnici utilizzabili. Einaudi spiegò, con grande lucidità ad Agnelli che quella lettura, quelle paure e quei rimedi tecnici erano ingannevoli. In chiusura della lettera Einaudi distingue tra disoccupazione tecnica e disoccupazione dovuta alla follia umana: “Fra le tante disoccupazioni, la disoccupazione tecnica da macchina, ossia da progresso industriale, mi pare davvero la meno rilevante fra tutte. Dio volesse che al mondo ci fosse solo quella varietà di disoccupazione, la quale dicesi tecnica! Penso che darebbe pochi fastidi a industriali e a uomini di governo. La disoccupazione tecnica non è una malattia; è una febbre di crescenza, un frutto di vigoria e di sanità. È una malattia, della quale non occorre che i medici si preoccupino gran fatto, ché essa si cura da sé. Gravi sono invece le altre specie di disoccupazione, gravi poiché nate dalla follia umana. Contro di esse non giova il rimedio della riduzione delle ore di lavoro; ché il rimedio tecnico non è adatto a guarire le malattie mentali. Noialtri industriali ed economisti dobbiamo farci da un lato e lasciare il passo ai veri competenti, ai sacerdoti di Dio, ai banditori di idee ed ai reggitori dei popoli. Se costoro non sanno o non vogliono salvare gli uomini, che cosa possiamo fare noi produttori di beni materiali o commentatori delle azioni economiche degli uomini?”.

Che migliore Italia potremmo lasciare ai nostri figli se riuscissimo a contenere le degenerazioni dovute alla follia umana e al malgoverno. Mai il mondo è stato nella possibilità di risolvere tutti i problemi economici, sociali, climatici che deve affrontare compresi i temi della fame e della sete e i problemi climatici. E a quale causa, se non alla follia umana, possiamo attribuire il fatto che non solo non risolviamo i problemi come potremmo ma anzi li peggioriamo e ci troviamo così a camminare sul ciglio del baratro. Riconoscere ciò è indispensabile per affrontare i problemi con strumenti e concetti adeguati. Non si tratta di produrre più armi ma meno armi e piuttosto correggere le idee perverse, le idee folli presenti in molti dei nostri governanti della nostra classe dirigente e in noi stessi. Si tratta di impegnarci contro il dominio dell’apparire sull’essere e contro il dominio dell’avere sull’essere. Si tratta di impegnarci per un grande cambio di marcia anche nel pensiero economico e nell’organizzazione economico-sociale.

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