Scommesse on line per finanziare il superlatitante - QdS

Scommesse on line per finanziare il superlatitante

Pietro Crisafulli

Scommesse on line per finanziare il superlatitante

venerdì 22 Febbraio 2019

I clan che rispondono a Matteo Messina Denaro obbligavano gli esercizi commerciali a installare i device della società di Calogero "John" Luppino, fermato dai Carabinieri con due complici, minacciando di ritorsioni chi rifiutava. Lingotti d'oro in casa di Luppino, che aveva un suo partito politico

Avrebbe finanziato la famiglia del boss latitante Matteo Messina Denaro, ricercato dal giugno 1993, con i proventi delle scommesse clandestine on line.
 
Questa l’accusa per Calogero "John" Luppino, 39 anni, imprenditore di Campobello di Mazara, nel Trapanese, fermato stamattina all’alba da Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani, della Compagnia di Mazara del Vallo e del Ros per associazione mafiosa ed estorsione.
 
Qualche mese fa, sempre nel Trapanese, la Dia aveva arrestato un altro ras delle scommesse on line, Carlo Cattaneo, anche lui accusato di "sostenere economicamente" la famiglia Messina Denaro.
 
Con Luppino sono stati fermati oggi anche Salvatore Giorgi, zio di "John", e Francesco Catalanotto di Castelvetrano (Tp), che lo aiutavano a gestire un centro per le scommesse online a Campobello di Mazara. Catalanotto sarebbe stato l’intermediario tra Luppino e Rosario Allegra, cognato del superlatitante.
 
Le indagini dei carabinieri, coordinati dalla Procura di Palermo – direttamente dal procuratore Francesco Lo Voi, dall’aggiunto Paolo Guido e dai pm Francesca Dessì e Gianluca De Leo – hanno permesso di monitorare la rapidissima ascesa imprenditoriale di Luppino nel mondo delle scommesse e dei giochi on line.
 
A garantirne il successo sarebbero stati i clan mafiosi di Castelvetrano, paese di origine del boss ricercato, e Mazara del Vallo, che obbligavano gli esercizi commerciali a installare i device delle società di Luppino e Giorgi, minacciando di ritorsioni i titolari che si rifiutavano.
 
"John" Luppino era noto a Campobello sia per la sua attività politica – era stato consigliere comunale dell’Udeur e aveva poi sostenuto nel 2014, con la sua lista "Io amo Campobello" il sindaco Giuseppe Castiglione, ma era anche il patron di una squadra di calcio a cinque – con l’aiuto di Giorgi, che gestiva la cassa del "mandamento" mafioso, provvedeva alle spese legali e alle altre necessità del boss detenuto Franco Luppino e al finanziamento dei vertici delle famiglie mafiose di Campobello di Mazara, Mazara del Vallo e Castelvetrano.
 
Attraverso il terzo fermato, Francesco Catalanotto, come detto molto legato al cognato di Messina Denaro, Rosario Allegra, venivano inoltre fatti arrivare soldi alla famiglia del padrino latitante.
 
Agli indagati sono stati sequestrati beni per cinque milioni di euro.
 
Avviso di garanzia per corruzione elettorale per un deputato regionale intercettato nell’ambito dell’inchiesta. Si tratta di Stefano Pellegrino di Forza Italia.
 
Al deputato, che è anche membro della commissione regionale Antimafia, eletto alle ultime elezioni regionali con oltre 7670mila preferenze, i pm contestano di aver avuto il sostegno elettorale degli imprenditori Calogero "John" Luppino e Salvatore Giorgi, oggi fermati con l’accusa di associazione mafiosa.
 
Secondo gli inquirenti, Luppino e Giorgi, obbedendo agli ordini inviati dal carcere dal boss detenuto Franco Luppino, avrebbero sostenuto la candidatura alle elezioni regionali del politico, promettendo e distribuendo generi alimentari agli elettori in cambio della promessa di voto.
 
A Pellegrino, marsalese, avvocato, non è stata contestata però l’aggravante mafiosa.
 
Nella scorsa legislatura il politico 61enne era subentrato a Girolamo Fazio, dimessosi dopo essere stato indagato in un’inchiesta per corruzione.

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