La confisca comprende il capitale sociale di 3 società del settore edilizio e il relativo compendio aziendale: tutti i dettagli
I finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno svolto accertamenti economico-patrimoniali per verificare il tenore di vita e le disponibilità non giustificate di un soggetto, deceduto, fratello di un importante esponente del mandamento mafioso di Resuttana tra il 2014 e il 2015. Queste verifiche hanno avuto origine dall’operazione “Apocalisse” e hanno portato, nel 2019, al sequestro di immobili, conti correnti e società a favore degli eredi.
Le indagini
Le indagini avevano documentato la vicinanza dei fratelli nelle dinamiche criminali e il loro supporto ai vertici di “cosa nostra”. Il soggetto deceduto, nonostante avesse cercato di celare il proprio coinvolgimento, è stato riconosciuto come beneficiario di un ampio patrimonio derivante da attività illecite. I flussi finanziari tra lui e gli eredi miravano a reimpiegare denaro sporco per evitare l’identificazione della sua provenienza illecita, aggravata dall’uso dell’attività imprenditoriale per agevolare l’associazione mafiosa.
Sequestrati 26 immobili e 16 conti correnti
Il soggetto era stato destinatario di due ordinanze di custodia cautelare per associazione mafiosa, e la sua vicinanza all’organizzazione era stata confermata da collaboratori di giustizia. Dopo il sequestro disposto dal Tribunale di Palermo – Sezione I Penale – Misure di Prevenzione nel 2019, e un ricorso che aveva portato al dissequestro parziale di beni, la confisca è stata emessa dalla Corte d’Appello di Palermo e si è resa irrevocabile. La confisca comprende il capitale sociale di 3 società del settore edilizio e il relativo compendio aziendale, che include 26 immobili nelle province di Palermo e Udine (valore circa 4 milioni di euro), e 16 conti correnti (valore circa 200 mila euro).
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