Oggi questo non accadrebbe più, perché la sensibilità popolare contro la malavita organizzata è molto elevata, la gente scende in piazza immediatamente, la stessa Confindustria Sicilia ha redatto protocolli contro la criminalità organizzata ed espulso dalla propria organizzazione associati in odore di mafia.
Quando i cittadini si disinteressano di casi come quello di Libero Grassi, ritenendo che siano altri a dover risolvere i problemi, la democrazia subisce una grande ferita perché viene meno il suo artefice principale, che è il popolo, il quale si esprime attraverso i propri cittadini.
Si dice che il popolo è bue, intendendo che è privo di intelligenza e quindi privo di iniziativa. Ed è bue perché ignorante. Infatti i cittadini colti, che possiedono conoscenze e saperi, più difficilmente si fanno guidare da altri e più difficilmente cadono nella trappola di chi non sa.
Libero Grassi ragionava bene, aveva una sua stella polare nelle regole etiche e non ha mai derogato dalla sua linea di condotta, neanche quando sentì il vuoto attorno a sé.
è inspiegabile come le autorità dell’epoca non gli abbiano assegnato una scorta, permettendo ad un killer di avvicinarlo tranquillamente sul marciapiede e scaricargli addosso i colpi di un revolver.
Negli anni 90 la Democrazia cristiana in Sicilia era di gran lunga il partito di maggioranza con oltre il 42% dei voti. Dentro il ventre della Balena bianca vi erano tante anime, tante persone per bene ma anche tanti delinquenti che venivano eletti con i voti della mafia.
Non che oggi questo triste fenomeno non sia presente nelle elezioni di consiglieri regionali e comunali. Proprio di recente sono stati sciolti per mafia, per l’ennesima volta, il comune di Corleone e quello di Tropea. Certo è difficile fare l’analisi del sangue a consiglieri eletti dal popolo, ma negli ambienti si capisce subito, in base ai loro comportamenti, se stanno sul versante del bene o su quello del male.
I cittadini per bene, quando rilevano anomalie o disfunzioni, dovrebbero immediatamente scrivere ai quotidiani ed insistere nella loro comunicazione, in modo da indurre gli stessi mezzi di informazione ad aprire inchieste giornalistiche ed a vederci chiaro su fatti e comportamenti che spesso, pur non avendo rilevanza penale, costituiscono violazioni e irregolarità di altro tipo.
E’ proprio l’assenza del controllo da parte dei cittadini per bene che consente il perpetuarsi delle disfunzioni e delle inefficienze delle burocrazie, mal dirette dagli organi politici che dovrebbero controllarne l’efficienza e la funzionalità.
La principale responsabilità è di presidenti, assessori regionali e deputati che non esercitano l’opportuna vigilanza effettiva e completa, non solo di facciata e formale.
Ogni assessore, se capace, competente e onesto, deve essere in condizione di indirizzare in modo fermo e deciso la burocrazia del suo ramo e controllare che funzioni secondo le leggi e le regole di organizzazione. Quando non lo fa, danneggia la Comunità.
Le commissioni dell’Assemblea regionale invitano questo o quello, fanno audizioni interminabili, ma alla fine del loro processo cognitivo non emettono provvedimenti, come in loro potere, atti a rilevare anomalie, né chiedono a presidente e Giunta regionale di muoversi nella stessa direzione.
Insomma tutti fanno ammuina, tutti fanno finta di operare, ma nessuno vede il frutto di questo inutile lavorio, salvo i loro stipendi che vengono pagati regolarmente.