Alberto Scuro: "Valorizzare auto e moto storiche. Presto patrimonio dell’Umanità" - QdS

Alberto Scuro: “Valorizzare auto e moto storiche. Presto patrimonio dell’Umanità”

Paola Giordano

Alberto Scuro: “Valorizzare auto e moto storiche. Presto patrimonio dell’Umanità”

giovedì 24 Novembre 2022

Forum con Alberto Scuro, presidente Automotoclub storico italiano. "A inizio del 2023 attese novità sul riconoscimento dell’Unesco"

Intervistato dal direttore, Carlo Alberto Tregua, il presidente dell’Asi, Alberto Scuro, risponde alle domande del QdS.

Presidente Scuro, partiamo dalle cifre. Quali sono i numeri della vostra associazione?
“L’Automotoclub storico italiano è una federazione nata nel 1966 che conta oltre trecento club in tutta Italia con 250.000 soci appassionati: persone che condividono l’interesse per ogni tipo di veicolo storico, dalle più diffuse auto e moto a mezzi più improbabili come treni e aerei”.

Qual è la distribuzione territoriale dei club che confluiscono in Asi?
“Per concedere la Federazione a un club abbiamo un’apposita Commissione che vaglia attentamente ogni aspetto: dalle affinità statutarie alla dislocazione sul territorio, in modo da non creare sovrapposizioni con altre realtà già esistenti. Per questo motivo abbiamo club ben distribuiti su tutto il territorio nazionale: dalle grandi città ai piccoli centri di provincia”.

Cosa ci può dire del movimento automobilistico storico in Sicilia?
“Dacché esiste l’automobile, la Sicilia ha contato grandi estimatori e illuminati visionari: su tutti Vincenzo Florio. Tanto da tramandare una passione che ancora oggi continua ad animare decine di iniziative. Per non parlare del tessuto collezionistico, perché l’Isola custodisce grandi tesori a motore che passano di generazione in generazione. Ecco perché, nella sola Sicilia, Asi può contare sulla presenza e sul lavoro di ben 26 club federati e aderenti, promotori di eventi conosciuti anche a livello internazionale”.

C’è anche un turismo importante legato alle manifestazioni dell’automobilismo storico e la recente Fiera Auto e Moto d’epoca di Padova lo conferma. Che numeri muove a livello nazionale?
“Complessivamente, da una ricerca che risale ormai al 2018, il motorismo storico genera un indotto di oltre 2 miliardi e 200 mila euro: in buona parte con ricadute dirette sulla filiera produttiva del settore (commercianti, artigiani, restauratori, editoria e altre attività) e per almeno il 30% sul turismo diretto e indiretto: realtà ricettive e specificità territoriali”.

A che punto è l’iter per ottenere il riconoscimento Unesco come Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità?
“Il motorismo è un fenomeno di portata planetaria che ha modificato significativamente la geografia del pianeta e gli stili di vita di milioni di persone. Si tratta di un fenomeno che ha profondi risvolti culturali e che coinvolge molti saperi; non si tratta solo di ingegneria meccanica, ma anche di design, di arte, musica, cinematografia. Stiamo ponendo l’attenzione sul fatto che i saperi tecnologici e industriali sono a tutti gli effetti parte del patrimonio culturale della modernità e, parlando dell’Italia, è senza dubbio uno dei paesi che hanno maggiormente contributo allo sviluppo del motorismo sin dalle sue origini. L’iter per il riconoscimento è a buon punto, credo che per l’inizio del prossimo anno avremo buone notizie”.

Organizzazione manifestazioni di settore
operato legittimato dal Consiglio di Stato

Nella sentenza pubblicata lo scorso 25 agosto, il Consiglio di Stato che si è espresso sulla libertà di circolazione dei veicoli storici. Cosa rappresenta questa sentenza per l’Asi?
“Il Consiglio di Stato ha respinto il ricorso presentato dall’Automobile club d’Italia contro la sentenza del Tar del Lazio che nel 2018 si era espresso positivamente sulla competenza dell’Automotoclub storico italiano nel poter organizzare manifestazioni motoristiche di regolarità senza sottostare ad alcun parere preventivo di altri Enti. La sentenza del Consiglio di Stato riconosce l’Asi come Federazione di riferimento nell’organizzazione di eventi di regolarità anche in base all’accordo Fia-Fiva del 26 giugno 2019, secondo il quale, cito dalla sentenza, ‘le manifestazioni di auto storiche di natura sportiva restano di competenza esclusiva della Fia e dei suoi membri e le manifestazioni di regolarità continuano a poter utilizzare l’uno o l’altro dei regolamenti Fia o Fiva’. È stato definitivamente chiarito che, in base all’articolo 9 del Codice della strada, non spetta al Coni né a sue affiliate rilasciare un parere preventivo sullo svolgimento delle manifestazioni di regolarità per veicoli storici. La Fiva, Federazione riconosciuta dall’ordinamento sportivo nazionale e internazionale cui l’Asi è affiliata, identificata come Federazione competente, è titolare di un accordo con la Fia che le consente espressamente di adottare norme tecniche che gli organizzatori possono scegliere per organizzare le manifestazioni”.

Quindi l’Asi ha operato legittimamente…
“Da parte nostra non vi erano dubbi o incertezze e viene nuovamente affermato in modo definitivo quello che Asi ha sempre sostenuto e cioè, appunto, la legittimità del proprio operato. Dopo il Tar del Lazio anche il Consiglio di Stato ci ha dato ragione. Non possiamo che esserne soddisfatti, in particolare per i tanti club organizzatori federati all’Asi e per i moltissimi appassionati che partecipano con entusiasmo a questo genere di attività con i propri veicoli storici”.

Tassa automobilistica storici
con una riduzione del 50%

In materia di veicoli ultraventennali è intervenuta la Legge di Bilancio per il 2019 disponendo che i mezzi di interesse storico e collezionistico con anzianità di immatricolazione tra i venti e i ventinove anni, se in possesso del certificato di rilevanza storica rilasciato dagli Enti preposti, e qualora tale riconoscimento di storicità sia riportato sulla Carta di circolazione, siano assoggettati al pagamento della tassa automobilistica con una riduzione del 50 per cento. Questa iniziativa ha creato scompiglio…
“Siamo riusciti faticando non poco a far introdurre un’esenzione del 50 per cento ai veicoli storici tra i venti e i ventinove anni perché vedevamo che quelli di maggior valore se ne partivano per l’estero e lì sarebbero rimasti. Contro questa conquista però c’è stato un blocco tremendo perché si diceva che milioni di veicoli avrebbero circolato in Italia. Noi abbiamo voluto l’esenzione specificando che questa tutela sarebbe stata data solo ai veicoli che avrebbero avuto un nostro certificato di rilevanza storica o di altri enti certificatori riportato nel libretto e quindi monitorato dalla motorizzazione. Sa qual è stato il risultato?”

Qual è stato?
“Che a oltre tre anni e mezzo dall’entrata in vigore della legge quegli italiani che si sono ‘approfittati’ dell’Asi per risparmiare il 50 per cento del bollo allo Stato sono stati 60 mila: lo 0,1 per cento dei veicoli circolanti gode di questa esenzione. Dove sono quegli italiani che hanno fatto i furbi per risparmiare sul bollo auto? Non esistono! Smettiamola con questa querelle tra Aci e Asi perché ha stufato! Che noi organizziamo delle iniziative e che gli altri con il potere economico che gli viene dato in maniera divinatoria vengano a fare concorrenza a un’associazione di volontariato come la nostra non è corretto”.

Come superare questa impasse?
“Basterebbe sedersi a un tavolo e lavorare insieme, ciascuno per le proprie competenze. Io rispetto profondamente l’Aci. Anzi mi autodenuncio: le dico apertamente che ho la licenza internazionale C. Secondo me non è pensabile che un appassionato non possa fare una gara in pista e anche un evento culturale, mi sembra demenziale. Lancio quindi un appello: cerchiamo di sistemare la vicenda, lavoriamo insieme per il bene del mondo de motorismo storico”.

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