Ambiente e iperattivismo “ideologico” dell’Europa. La transizione è (per ora) solo un pugno di norme - QdS

Ambiente e iperattivismo “ideologico” dell’Europa. La transizione è (per ora) solo un pugno di norme

redazione

Ambiente e iperattivismo “ideologico” dell’Europa. La transizione è (per ora) solo un pugno di norme

Chicco Testa  |
mercoledì 08 Maggio 2024

Europei al voto, ma cosa resta del lavoro di Parlamento e Commissione Ue? Un folto groviglio di regolamenti. Si rischia che l’impatto regolatorio su imprese e cittadini sia notevole e i benefici per il Pianeta irrilevanti

Le elezioni per il nuovo Parlamento europeo sono ormai alle porte e la Commissione von der Leyen ha esaurito il suo mandato. Fino all’ultima settimana disponibile la Commissione ha spinto per dare attuazione, tramite le intese con Parlamento e Consiglio, alla sua fitta agenda di provvedimenti, specie sul lato della transizione ecologica.

La Commissione che se ne va, anche per la spinta fino a un anno fa del vice presidente Timmermans, è stata caratterizzata da un “iperattivismo” sul lato delle politiche ambientali, come non si era mai visto prima. Con il suo Green new deal, la strategia energetica e la neutralità climatica (“Fit for 55”), il Pacchetto Economia circolare, la Tassonomia europea degli investimenti verdi, in cinque anni siamo stati letteralmente sommersi di provvedimenti di ogni tipo, in molti casi caratterizzati da un certo approccio ideologico, dogmatico e “dirigistico”, poco pragmatico e realistico, che hanno cambiato radicalmente il contesto di mercato in cui si trovano ad operare tutte le imprese dell’Unione.

Un’ansia di completare l’agenda iniziale che si è concretizzata con vari provvedimenti importanti, adottati in “zona cesarini”, nelle ultime settimane. Nonostante un dibattito molto acceso è stato approvato in via definitiva ad aprile il provvedimento “case verdi” (Energy performance of building directive – Epbd), che detta norme stringenti sull’efficienza energetica degli edifici, nel quadro dei target di riduzione delle emissioni previsti al 2030 dalla strategia Fit for 55. Una decisione che si affianca a quello già adottato sullo stop alle auto a combustione interna al 2035, e che intervengono quindi radicalmente sui mercati della casa e delle auto e sui comportamenti e le scelte dei singoli cittadini. È stata documentata da molti la “sproporzione” fra il contributo alla riduzione delle emissioni di case e auto (modesto a scala europeo, e irrilevante a scala mondo), e il gigantesco impatto dei provvedimenti su imprese e cittadini.

I provvedimenti nel settore rifiuti

Nel settore rifiuti, anche qui nonostante un dibattito molto accesso degli ultimi mesi, è stato approvato il nuovo regolamento sugli imballaggi, che punta a riduzione e riuso e che rischia di mettere in crisi il mercato europeo (e nazionale) del riciclo, il più avanzato del mondo. Le imprese europee dell’economia circolare hanno fatto sentire la propria voce critica, ma le Istituzioni europee alla fine hanno approvato un provvedimento che presenta molte criticità. Problemi che si ripropongono anche nel settore dei rifiuti da costruzione e demolizione, dei veicoli a fine vita.

Il tema inceneritori e recupero energetico dei rifiuti

Ma l’approccio “ideologico” di questa Commissione si è visto soprattutto sul tema inceneritori e recupero energetico dei rifiuti, non inserendo a oggi questi impianti nella Tassonomia europea degli investimenti verdi (non si capisce perché) e con molte ambiguità sul tema all’interno del principio introdotto del “Do not Significant harm”.

È arrivato in fondo anche il provvedimento su Ecodesign ed ecoprogettazione che potrebbe produrre effetti positivi sul mondo del riciclo, promuovendo la produzione e il consumo di prodotti più facilmente riciclabili. Sempre negli ultimi giorni è stato pubblicato il Regolamento europeo sulle materie prime critiche, che punta a ridurre la dipendenza continentale dalla importazione di materiali rari (come il litio) indispensabili per i mercati delle fonti rinnovabili, delle batterie e dell’elettronica.

Pubblicato anche un nuovo Regolamento sulle spedizioni dei rifiuti con il quale, oltre a digitalizzare maggiormente le procedure, si stabiliscono – seppur con condizioni di deroga – misure più rigide fino a divieti non solo per quanto riguarda l’esportazione verso Paesi non appartenenti all’Ocse ma anche per quanto riguarda le spedizioni all’interno dell’Ue (per quel che concerne lo smaltimento) senza tenere pienamente in considerazioni le potenzialità e necessità di alcuni flussi di gestione, ad esempio per il recupero delle terre rare.

Via libera alla nuova direttiva acque reflue

Nel settore acqua, dopo l’approvazione della nuova direttiva acque potabili, le istituzioni europee hanno dato il via libera alla nuova direttiva acque reflue, un provvedimento molto impegnativo, che punta ad un nuovo gigantesco sforzo di depurazione anche dei nuovi inquinanti, con un conseguente grande impatto sugli investimenti e quindi sulle tariffe di cittadini ed imprese europei.

La direttiva sulla tutela penale dell’ambiente

È stata pubblicata la direttiva sulla tutela penale dell’ambiente, proposta dalla Commissione europea nel 2021, che introduce nuovi reati all’interno dell’Ue che così passano da nove a venti comprendendo anche il traffico di legname, il riciclaggio illegale di componenti inquinanti di navi e le violazioni gravi della legislazione in materia di sostanze chimiche.

Infine sono stati approvati atti importanti sulla sostenibilità di impresa, sulla rendicontazione non finanziaria, sull’applicazione degli Esg, provvedimenti che puntano ad estendere procedure oggi usate solo dalle grandi aziende a tutte le aziende del continente, con un aumento degli oneri amministrativi che ci auguriamo siano compensati da concreti effetti ambientali.

Insomma il Green new deal europeo avviato nel 2020 dalla Commissione von der Leyen si è riempito nei cinque anni di mandato di contenuti regolatori strategici, sfidanti e probabilmente eccessivi tanto da far dire ad alcuni analisti “Gli Usa inventano, la Cina copia, l’Europa regola”. Di fatto le imprese europee si troveranno ad operare in un contesto fortemente disciplinato da norme, regolamenti, target vincolanti e oneri amministrativi crescenti, con effetti competitivi che potrebbero essere significativi. In cambio di risultati ambientali che potrebbero non essere significativi su scala mondiale.

Dubbi che si sono intensificati negli ultimi mesi nel dibattito pubblico e che potrebbero influenzare il prossimo voto per il Parlamento europeo e l’Agenda della prossima Commissione europea, ancora ricca di provvedimenti che attendono la chiusura del proprio iter (tra cui anche il Regolamento sulla gestione del fine vita auto).

Chicco Testa
Presidente AssoAmbiente

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