Annandrea Vitrano (I Soldi Spicci) nel nuovo film di Ozpetek

Annandrea Vitrano (I Soldi Spicci) nel nuovo film di Ozpetek: “Abbiamo bisogno di storie reali”

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Annandrea Vitrano (I Soldi Spicci) nel nuovo film di Ozpetek: “Abbiamo bisogno di storie reali”

Sandy Sciuto  |
martedì 05 Dicembre 2023

Conosciuta ai più per essere la metà de I Soldi Spicci, ha recitato nel film "Nuovo Olimpo" disponibile su Netflix dallo scorso 1 novembre

Conosciuta ai più per essere la metà de I Soldi Spicci, Annandrea Vitrano ha recitato per Ferzan Ozpetek in “Nuovo Olimpo”, il suo nuovo film disponibile su Netflix dallo scorso 1 novembre. Il film racconta di Enea e Pietro che si incontrano e si innamorano. La loro relazione subisce una battuta d’arresto. Si cercheranno per anni perché non hanno più vissuto le stesse emozioni provate con nessun altro fino a ritrovarsi.

Il ruolo in “Nuovo Olimpo”

In “Nuovo Olimpo”, Annandrea interpreta Laura, un’amica di Pietro e della moglie Giulia che insieme al marito vivranno l’evoluzione della coppia con i cambiamenti dovuti allo scorrere del tempo. Tra una data e l’altra di “Tutta colpa del Poliamore”, spettacolo teatrale con cui I Soldi Spicci sono in tournée, abbiamo raggiunto telefonicamente Annandrea Vitrano che ci ha raccontato della sua prima volta diretta da Ferzan Ozpetek.

Annandrea, in “Nuovo Olimpo” reciti per la prima volta diretta da Ferzan Ozpetek. Che regista è?

È un regista migliore di quello che ti aspetti. Lo seguo da una vita. Pensavo fosse illuminato, ma essere diretta da lui ha fatto alzare ancora di più la stima che provo nei suoi confronti perché da attrice le cose belle sono state la generosità, l’ascolto e l’apertura che questo regista ha nei confronti degli attori con cui lavora e che dirige. È un regista che ama i suoi attori.

Vesti i panni di un’amica di Pietro, uno dei due protagonisti del film. Come ti sei preparata per il ruolo?

È stato molto interessante. Gli amici di Pietro e Giulia li seguono per tutto il percorso della loro storia. Ogni epoca mi ha portato a rifarmi a qualcuno. Ho pensato a mia madre negli anni ’80 e a mia nonna per interpretare la Laura degli anni 2012 – 2016. I miei punti di riferimento sono state le donne della mia vita. Non è un ruolo grande, ma c’è anche lì un’attenzione e una cura nel raccontare i personaggi secondari.

Non è un ruolo grande, ma il valore degli amici nel raccontarsi è fondamentale in un’intera vita. Gli amici di Pietro e Giulia restano insieme come coppia, ma il modo di vedere il mondo è cambiato così come i pensieri si sono evoluti.

Le coppie che stanno insieme per trent’anni devono affrontare tantissimi alti e bassi. Nel film le tre coppie di amici rimangono insieme, ma con una crepa profonda come nel caso di Pietro e Giulia dovuta a un non detto. Nel caso della coppia interpretata da me e Luca Finocchi, è una storia che non viene letta come è stata scritta e pensata, ma siamo una coppia che si trasforma insieme in cui l’uno accoglie l’altra. Della terza coppia ne sappiamo poco, ma attraverso il contrasto mantiene viva la passionalità.

Il film racconta di un grande incontro d’amore mai vissuto nella sua totalità. Quali sono stati per te gli incontri indimenticabili?

Sicuramente quello con Claudio Casisa è un incontro indimenticabile. Lo ricordo perfettamente. Noi ci siamo conosciuti nel 2012 in una scuola di teatro, primo giorno di corso. Eravamo due ragazzini. Ricordo un dolorino allo stomaco che mi è venuto. E ricordo il momento in cui è avvenuto e non lo dimenticherò mai nella mia vita. È stato l’incontro che ha cambiato e trasformato la mia vita.

Un altro incontro importante è stato quello con l’insegnante di scuole medie, prof.ssa Schimmenti, perché lei mi ha fatto innamorare del teatro.

Il film ha diviso tantissimi per il finale tra chi voleva l’inizio della storia d’amore e chi si è trovato d’accordo. Una sorta di sliding doors. Quanto sei d’accordo sul darsi una possibilità dal ritrovarsi o lasciare che le vite proseguano così come sono?

Sono molto d’accordo con questo finale. Avendo visto come si sono sviluppate le loro vite, probabilmente non avere vissuto quella relazione nel momento in cui doveva essere vissuta, l’ha semplicemente sublimata.

Ozpetek introduce il tema dell’infedeltà, ma con una variante rispetto a quella classica. Secondo te quando si è fedeli in una coppia?

Credo che ognuno debba avere le sue stanze segrete. Non si può pretendere che l’altra persona debba essere tutto per noi. Secondo me l’infedeltà principale bisogna non averla nei confronti di se stessi. Bisogna lasciarsi uno spazio tutto per sé per far sì che una relazione sia sana e libera da dogmi e catene.

In “Nuovo Olimpo” protagonista è anche il cinema nella doppia veste di sala e di film. Da spettatrice cosa ami guardare al cinema?

Guardo tutto e segno tutti i film che vado a vedere durante l’anno al cinema. Negli ultimi mesi ho visto qualsiasi cosa da “Io Capitano” a “Wish” in anteprima grazie alla collaborazione con la Disney fino a “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi. Mi piace vedere tanto e tutto. L’unica cosa che non apprezzo al cinema, ma per una questione personale, sono gli horror.

Sei anche regista. Cosa ti ha insegnato vedere Ozpetek in azione su un suo set?

Le cose belle che ho visto sono la cura e l’attenzione per tutti i singoli reparti. Ad esempio, ho visto Ozpetek che chiedeva alla scenografa di sistemare meglio la carta dei fiori perché era una tipologia di carta che non rappresentava esattamente lo status sociale della persona che portava quei fiori. È un’attenzione ad ogni singolo dettaglio. Ho ritrovato la stessa cosa in Tornatore. Non perché ci abbia lavorato, ma perché ho avuto il piacere di vederlo girare Baarìa.

Secondo te, quali storie abbiamo bisogno vengano raccontate?

Abbiamo bisogno di storie reali che ci facciano vedere la bellezza dietro la crudeltà e la crudezza delle cose che succedono. Gli ultimi film che ho visto ne sono una prova. In particolar modo, “C’è ancora domani” e “Io Capitano”, film intrisi di una poesia e di una veridicità fuori dal comune. Il neorealismo alla “Dogman” non lo amo perché c’è un po’ troppa violenza e crudezza. Mi piace che un racconto mi dica qualcosa di reale, anche se triste o doloroso, ma me lo faccia arrivare con una poesia ricercata. Credo sia lo stesso principio de “La vita è bella”.

Nuovo Olimpo” segna anche il ritorno alla recitazione senza essere considerata la metà de I Soldi Spicci. È stato limitante per la carriera in questi anni avere questa etichetta?

No, perché chi è veramente illuminato in questo mondo non mette etichette. Credo che abbiamo avuto sia io sia Claudio la fortuna di poter incontrare persone abbastanza illuminate da comprendere che utilizzare un registro comico non è che un valore aggiunto nel bagaglio che si porta dietro un attore. Faccio questo mestiere da professionista da quando ho 17 anni. È un mondo in cui più carte hai da giocarti, più hai possibilità di lavoro. La comicità, in questo senso, credo sia una delle arti più complicate da imparare perché devi avere dentro dei tempi, ti devi allenare col pubblico che è la cosa più difficile tra tutte. Credo che le cose arrivino nel momento giusto e che sia una questione di arrivare ad una maturità artistica che ti permette di approcciarti in maniera più sicura. Per anni ho detto che sono un’attrice comica. Ora dico che sono un’attrice. Mi auguro di imparare altre skills così da poterle utilizzare. Mi piacerebbe fare la cattiva o un dramma psicologico.

Essere donna nell’inseguire il tuo sogno è stata fonte di pregiudizi o no immotivati?

No. Nonostante l’ambiente della comicità sia a maggioranza maschile, mi rendo conto che siamo meno che facciamo questo mestiere. Non vedo un pregiudizio in generale. All’inizio mia mamma era dubbiosa sul futuro di questo lavoro. Proponeva un Piano B che mi sono data perché ho una Laurea in Lingue. Per fortuna, i tempi sono cambiati e stanno cambiando. Chi ha un sogno, manco li vede i pregiudizi.

Come vivi gli spettacoli teatrali dei content creator?

Non sento che vadano a minare un mio territorio. Non sento la competizione. A discapito di cosa si possa dire, questo mestiere è davvero meritocratico. Puoi riuscire a riempire i teatri perché magari hai i numeri però il palco e il pubblico non perdonano. Sia in positivo sia in negativo. Se il content creator attraverso i social ha la possibilità di riempire i teatri e, magari si prepara bene, studia o ha già un percorso dietro, e riesce a consegnare al pubblico uno spettacolo valido che ben venga. Si vede che il mondo dei social è una fucina di nuovi talenti. E così è. D’altro canto, c’è un’altra fetta che va sul palco e non riesce a reggere cosa c’è dietro uno spettacolo. E questo mestiere è davvero meritocratico e non ci torni più sul palco perché il pubblico non viene, ti traumatizzi e ti rendi conto che non è un posto in cui devi stare. C’è una selezione naturale reale.

Quali progetti stanno arrivando?

Sarò nel prossimo film di Siani che esce il 1° gennaio 2024 al cinema. In corso ho una cosa bellissima, tanto sognata e seguita e finalmente ci sono riuscita. Non posso dire altro.

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