Nuovi lavori e formazione continua - QdS

Nuovi lavori e formazione continua

Carlo Alberto Tregua

Nuovi lavori e formazione continua

martedì 08 Dicembre 2020

L’Unione europea ha più volte elencato quali sono i lavori che scompariranno nei prossimi tre o quattro anni e quali altri lavori li sostituiranno. Per cui, ha avvertito l’Ue, ogni stato membro si prepari sin da ora a questo epocale cambiamento, mediante l’approntamento di corsi di formazione che, data l’evoluzione rapida delle mansioni, devono diventare continua, ogni anno, mese o giorno.
Mentre nel settore privato, perché funzioni e produca ricchezza soggetta a tassazione, il metodo della formazione continua è attuato tutti i giorni, in quello pubblico è totalmente ignorato.
Nel settore privato è indispensabile un continuo aggiornamento delle modalità di lavoro perché ogni impresa deve mantenersi competitiva e gareggiare con le altre in concorrenza almeno ad armi pari. Non solo, ma vengono adottate le procedure più aggiornate, persino sofisticate, in modo da acquisire vantaggi sui competitori.
Insomma, aggiornamenti e avanzamenti tecnologici sono perenni per non perdere terreno.

La situazione è completamente diversa nel settore pubblico, perché non vi è un modello organizzativo moderno, perché le regole che lo governano sono obsolete, perché vi è una noncuranza nel personale impiegatizio e dirigente, perché non vengono fissati obiettivi effettivi e perché non vi è un sistema di controllo continuo ed efficace per misurare la percentuale di concretizzazione di tali obiettivi in risultati.
Insomma, mancano ordine e metodo, con la conseguenza che nessuno pensa ai nuovi lavori che ci saranno fra qualche anno e quindi alla totale inconcludenza dell’attuale modo di lavorare, perché superato ormai da decenni.
La questione che vi proponiamo non è di poco conto perché ha un riflesso nell’occupazione generale e, per conseguenza, nella disoccupazione elevata e grave del nostro Paese rispetto a quella della media europea.
Nella disoccupazione, che riguarda circa tre milioni di italiani, vi è il grave problema- molto accentuato nel Meridione- che riguarda la non preparazione, o la scarsa preparazione, di tutti coloro che chiedono un impiego.
I concorsi pubblici – per altro parzialmente ignorati dalla classe politica demagogica e di scarso livello culturale e professionale – non sono adeguati ai nuovi lavori e rilevano la preparazione dei candidati su comportamenti e nozioni ormai superati.
Il peggio è che non solo tali concorsi non sono adeguati a selezionare personale adatto al futuro, ma spesso essi vengono ignorati, perché codesti politici di scarso livello hanno interesse, per questioni clientelari, a fare entrare nella Pubblica amministrazione di tutti i livelli, personale senza la selezione concorsuale.
La lagna dei precari è giornaliera, come se chi è precario da cinque o dieci anni avesse acquisito più professionalità di non coloro che, esterni alla Pubblica amministrazione, si sono preparati ed hanno magari fatto esperienze che li avvantaggiano.
Tutto questo comporta una disfunzione inaccettabile della macchina pubblica e dei suoi circa quattro milioni di addetti (compresi quelli delle partecipate di ogni livello) che costituisce un freno e persino una zavorra per tutto il Paese.

Sono, dunque, necessari i nuovi lavori ed è necessaria l’abolizione di quelli superati. Si tratta di una mentalità che deve aggiornarsi rapidamente se vogliamo che il nostro Paese acquisisca punti di competitività e, con essi, maggiore capacità di stare al passo con gli altri partner, che non stanno a guardare.
La competizione internazionale è sempre più feroce. Quei paesi che non la reggono, inevitabilmente arretrano, con la conseguenza che a soffrirne è tutta la popolazione ed in maggiore misura, la parte più debole, formata dai bisognosi, dai disabili, dagli anziani e da coloro che non hanno redditi.
A riguardo, prendiamo atto della retromarcia di Luigi Di Maio, che ha riconosciuto che il Reddito di cittadinanza doveva essere indirizzato esclusivamente quale sostegno ai poveri e non sostegno alla politica attiva del lavoro.
Come dire: Navigator inutili!

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