Arresto governatore Toti, i Testa e i voti della comunità di Riesi

L’ombra di Cosa nostra dietro l’arresto di Toti: i gemelli Testa e i voti “comprati” con i favori

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L’ombra di Cosa nostra dietro l’arresto di Toti: i gemelli Testa e i voti “comprati” con i favori

Simone Olivelli  |
mercoledì 08 Maggio 2024

Corruzione e mafia, dietro la valanga di voti dalla comunità di Riesi pare che vi fossero personalità vicine a Cosa nostra trapiantate in Liguria: le intercettazioni e le indagini.

Quella tra lunedì e martedì, è stata una notte con poco sonno per Arturo Testa. Quando mancavano ancora diversi minuti all’alba, si è collegato a Facebook e ai quasi 15mila utenti del gruppo Riesini nel mondo, di cui è amministratore, ha chiesto: “Che dite della parola spirciariddru?”. Il quesito, però, buono per rispolverare le comuni origini linguistiche dei partecipanti, già in tarda mattinata risuonava beffardo: “Furbetto”, è la risposta data da una donna che come Testa è originaria dell’entroterra siciliano. Difficile dire se nel commento ci fosse una forma di biasimo o soltanto sapienza dialettale, quel che è certo è che in quel momento Arturo Testa, e con lui il fratello gemello Maurizio, sapeva di essere indagato per voto di scambio con il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, a cui da poco era stata notificata l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari.

Ad aggravare tutto, l’accusa di avere agito anche nell’interesse di Cosa nostra.

L’arresto di Toti e l’indagine sui fratelli Testa e la comunità di Riesi

Nell’inchiesta che a un mese dal voto alle Europee accende i riflettori sulle modalità con cui Forza Italia avrebbe acquisito il consenso elettorale in occasione delle Regionali 2020, c’è tanta Sicilia. A contribuire alla rielezione dell’ex direttore del Tg4 e di Studio Aperto, poi approdato alla politica con la benedizione di Silvio Berlusconi, sarebbero stati i voti garantiti dalla nutrita comunità originaria di Riesi che a Genova è presente da decenni. Uno dei suoi membri, Venanzio Maurici, è cognato del boss Franco Cammarata, uno dei fratelli a capo della famiglia di Cosa nostra che prende il nome del centro del Nisseno.

Predappio e l’imbarazzo

Per i magistrati guidati dal procuratore Nicola Piacente, la campagna elettorale per le Regionali di quattro anni fa in Liguria sarebbe stata macchiata da accordi corruttivi che avrebbe interessato trasversalmente lo schieramento di Toti. Nell’indagine, in cui spiccano nomi eccellenti come l’ex presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini o l’ex presidente del Livorno Calcio Aldo Spinelli, trova spazio anche la raccolta di voti a tappeto che sarebbe stata portata avanti nel quartiere genovese di Certosa. A vestire i panni dei grandi elettori sarebbero stati i fratelli Arturo e Maurizio Testa, riesini da tempo trapiantati a Boltiere, comune della provincia di Bergamo di cui Arturo è anche consigliere comunale.

Insieme sarebbero stati i principali interlocutori di Matteo Cozzani, ex sindaco di Portovenere e all’epoca delle regionali coordinatore di una delle liste a sostegno di Toti. Stando alla ricostruzione degli inquirenti, condivisa anche dal gip, a fronte dell’impegno dei Testa a procurare voti per i candidati consiglieri graditi a Toti, Cozzani si sarebbe fatto garante dell’assunzione di alcuni soggetti riesini. Tra questi anche il genero di Venanzio Maurici, l’uomo imparentato con la famiglia mafiosa Cammarata.

Caso Toti e Liguria, le intercettazioni

Agli atti dell’indagine ci sono decine di intercettazioni tra le parti, alcune delle quali concernenti l’organizzazione di incontri pre-elettorali nel quartiere Certosa, definito da Arturo Testa, il “quartier generale” della comunità riesina. Lo stesso Testa, per un po’ di tempo, avrebbe caldeggiato la possibilità di candidarsi in prima persona, ma poi il progetto era stato messo da parte per via di un precedente imbarazzante: “Arturo non lo candidiamo, perché temono che la stampa tiri fuori quella cosa là del braccio alzato”, è il messaggio recapitato al fratello Maurizio.

Il riferimento viene chiarito dal gip: “Un fatto di cronaca del luglio 2011 concernente – si legge nell’ordinanza – la pubblicazione di una fotografia dei gemelli Testa a Predappio mentre compivano il saluto romano davanti al busto di Benito Mussolini, episodio che aveva determinato anche le dimissioni dalla carica di vicesindaco di Boltiere di Maurizio Testa”.
Candidato o meno, i Testa sarebbero stati in prima linea per tutta la campagna elettorale, organizzando cene e avvicinando gli elettori originari di Riesi affinché si votasse compatti per la lista di Toti. Un contributo che i politici liguri avrebbero desiderato, anche se non sarebbero mancati i timori: “Una mattina non vorrei trovarmi la Dia in ufficio”, commenta due mesi prima del voto Cozzani. A tentare di rassicurarlo è l’ex deputata nazionale, di Forza Italia prima e Noi con l’Italia dopo, Manuela Gagliardi (non indagata): “Vabeh, ma mica ce lo sposiamo ‘sto qua, fa il candidato, ti porterà un certificato penale a un certo punto, eh”.

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Elettori come mortadella

Ottenuta la conferma a governatore della Liguria e accertate l’elezione come consiglieri dei nomi su cui il gruppo capeggiato dai Testa puntava, i riesini avrebbero subito ragionato di come passare all’incasso.

“Ti metti in contatto perché mi fai un favore di cercare di sistemare ‘sti carusi che hanno 20 anni, 28 anni, 30 anni”, è la richiesta che nel corso di una cena pre-elettorale uno dei fratelli Testa aveva fatto ai vertici della lista a sostegno di Toti. “Si esce dalla porta e si entra dalla finestra”, aveva invece commentato Arturo Testa, dopo avere accettato di non essere presente nelle liste dei candidati. E l’obiettivo, secondo quanto verificato dalla guardia di finanza, seppur dopo qualche tentennamento, sarebbe stato raggiunto con una serie di assunzioni che costituirebbero la contropartita ai voti espressi nelle cabine.

Dalle intercettazioni, tuttavia, si scopre che nel corso della campagna elettorale, quando la ricerca forsennata dei voti era controbilanciata dal timore di finire pressati da eccessive richieste. Un giorno Cozzani, provando a convincere una delle candidate restie a partecipare alla cena con i riesini, ragiona: “È come la mortadella, poca spesa tanta resa. Dieci giorni dopo ci sono le elezioni, te una volta che hai fatto quello, blocchi il numero e grazie e arrivederci”.

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