Asili nido, in Sicilia appena 6mila utenti - QdS

Asili nido, in Sicilia appena 6mila utenti

Michele Giuliano

Asili nido, in Sicilia appena 6mila utenti

mercoledì 03 Gennaio 2024

Istat: nell’Isola il 3,5% del totale nazionale, i Comuni hanno speso complessivamente solo 42 milioni. Nella nostra regione coperti dal servizio il 42% delle città contro una media nazionale del 58%

PALERMO – Soltanto 6.362 utenti per gli asili nido e le sezioni primavera siciliane. Appena il 3,5% del totale nazionale, per i quali i Comuni isolani spendono in tutto appena 42 milioni di euro. Numeri irrisori, che mostrano come le istituzioni non riescano a dare supporto alle famiglie, che si devono barcamenare tra lavoro e famiglia con sempre maggiori difficoltà. Questi i dati pubblicati dall’Istat, relativi all’anno educatico 2021/2022.

La regione che spende di più è il Lazio

Basta guardare alle regioni in cima alla classifica per numero di posti messi a disposizione. In primis la Lombardia, con 34.586 utenti, e una spesa totale di oltre 206 milioni di euro. In termini di fondi, la Regione che spende di più è il Lazio, che per quasi 23 mila utenti spende 254 milioni di euro. Interessante anche il confronto tra la Sicilia con il Trentino Alto Adige, dove si contano 5.777 utenti, circa 500 in meno rispetto a quelli siciliani, ma vengono spesi 55 milioni di euro, 13 in più rispetto a quelli investiti in Sicilia per gli asili nido.

Purtroppo la distribuzione sulla penisola mostra come siano le regioni del Mezzogiorno e le Isole ad essere particolarmente deficitarie. Sul totale nazionale di 182 mila utenti, oltre 100 mila si trovano tra Nord Est e Nord Ovest, con una spesa di 700 milioni di euro; al Centro se ne contano più di 48 mila, per una spesa di 400 milioni di euro, mentre al Sud sono appena 18 mila utenti, per una spesa di 100 milioni di euro, mentre alle Isole ci si ferma a 11 mila utenti, con una spesa di soli 61 milioni di euro.

In Sicilia solo 41,9% dei Comuni coperti dal servizio

La insufficienza dei posti messi a disposizione viene fuori anche dalla distribuzione dei nidi e delle sezioni primavera sui Comuni. In Sicilia sono coperti dal servizio appena il 41,9% dei Comuni, mentre la media nazionale sale al 57,9%: ogni 100 residenti tra 0 e 2 anni, sono stati presi in carico appena 5,5 bambini, contro una media nazionale che sale a 14,5, con picchi che giungono a 29,5 in Emilio Romagna, con una copertura dell’88,2% dei Comuni. Si giunge al 100% dei Comuni in Valle d’Aosta e in Friuli Venezia Giulia mentre, anche in questo caso, si scende lungo il percorso che porta dal Nord della penisola (Nord Est all’82,2%, Nord Ovest al 57,9%), al Centro (54,8%) al Sud (51,4%) e quindi alle Isole (36,7%).

Molti bambini in lista d’attesa per gli asili nido

Non a caso, si stima una grande frequenza delle richieste di iscrizione non accolte per carenza di posti: il 63% degli asili nido pubblici e il 40,7% dei privati non hanno accolto ad inizio anno tutte le domande pervenute. Soprattutto nel Mezzogiorno è stata più avvertita la pressione sui servizi da parte delle famiglie e le barriere all’accesso hanno lasciato bambini in lista d’attesa in oltre due terzi delle unità di offerta pubbliche e in quasi la metà di quelle private. C’è da evidenziare, comunque, nell’anno educativo 2021/2022, dopo il calo dei posti disponibili registrato durante la pandemia, si ha un parziale recupero dei servizi più strutturati, sia degli asili nido d’infanzia (l’80,6% dell’offerta complessiva) che delle sezioni primavera. Queste ultime coprono il 12,7% dei posti.

Con l’articolo 1 comma 630 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, infatti, per fare fronte alla crescente domanda di servizi educativi, sono state attivate negli asili nido in via sperimentale le cosiddette “sezioni primavera”, progetti educativi rivolti ai bambini tra i 24 e i 36 mesi d’età per lo più associati alla scuola dell’infanzia per favorire un’effettiva continuità del percorso formativo. A differenza dell’istituto dell’anticipo scolastico, le sezioni primavera hanno un progetto specifico dedicato secondo criteri di qualità pedagogica, flessibilità, rispondenza a questa specifica fascia d’età.

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