Autostrada Catania-Ragusa, tra espropri e progetto errato - QdS

Autostrada Catania-Ragusa, tra espropri e criticità: “Progetto distante da realtà, va rivisto!”

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Autostrada Catania-Ragusa, tra espropri e criticità: “Progetto distante da realtà, va rivisto!”

Salvo Catalano  |
lunedì 10 Luglio 2023

Sono state estirpate molte piante di arance per fare posto a una zona di cantiere dell’autostrada Catania-Ragusa.

“Per me è un incubo, questa storia mi ha fatto già perdere otto chili”. Il signor Francesco Vacante non ci dorme la notte, pensando alle sue piante di arance estirpate per fare posto all’area di cantiere dell’autostrada Catania-Ragusa, mentre a 50 metri dalla sua proprietà vasti terreni di seminativi rimangono abbandonati. L’infrastruttura che molti attendono da decenni, per lui e per decine di altri piccoli imprenditori agricoli sta diventando una lotta dove a soccombere sono i sacrifici di una vita.

La presentazione dei lavori della grande opera – dal valore di 1,4 miliardi di euro – è avvenuta lo scorso maggio, alla presenza del presidente della Regione Renato Schifani e del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini. Ma prima ancora di aprire i cantieri, sono emersi i problemi. Alla porta dell’agronomo Corrado Vigo hanno bussato negli ultimi due anni 21 clienti, tutti proprietari di fondi compresi nell’ultimo lotto, quello che va dallo svincolo di Francofonte a quello di Lentini che si immette sull’autostrada Catania-Siracusa.

Catania-Ragusa, un progetto che va rivisto

Privati che si sono visti espropriare ettari ed ettari di agrumeti, spesso impiantati da pochi anni e in ottima salute, a fronte di una proposta di indennità minima: 2 euro e 60 centesimi al metro quadro, 26mila euro a ettaro, contro un valore di mercato che si attesta a 60-70 mila euro a ettaro. Qualcuno ha calato la testa e si è accordato. Molti altri hanno iniziato una battaglia legale. Ma c’è di più. “Dopo avere picchettato per effettuare le indagini belliche alla ricerca di eventuali ordigni sottoterra – spiega Vigo – si sono resi conto che il progetto non era aderente alla realtà in molto tratti. E si sono allargati, occupando aree private che non erano previste. Quando abbiamo protestato, ci è stato risposto che alla prova dei fatti il progetto va rivisto”.

Il progetto della Catania-Ragusa ha una storia vecchia e tormentata. Fu affidato inizialmente in project financing alla società Sarc, in cui un ruolo di primo piano ha Vito Bonsignore, politico e imprenditore siciliano di lungo corso. Sarebbe dovuta essere un’opera privata con un pedaggio che inizialmente viene calcolato in quasi 20 euro. Sotto il Governo di Nello Musumeci, la Regione si impegna a partecipare, in modo da ridurre il costo per gli utenti.

Alla fine, durante i governi a guida Giuseppe Conte e grazie all’impegno del Movimento 5 stelle da una parte e dello stesso Musumeci dall’altra, si arriva alla svolta pubblica e Anas acquista dalla Sarc il progetto definitivo per 36 milioni di euro, valutazione data da un collegio dell’ordine degli ingegneri. Lo stesso progetto che adesso, nella fase preliminare all’avvio dei lavori, sta trovando diverse criticità, con i tecnici costretti a riperimetrare le aree da espropriare.

“C’è un grosso danno erariale”

“A me hanno tolto circa sei ettari – racconta Vacante, proprietario di un fondo in contrada Barbagianni, a Lentini – una parte rientra nel tracciato dell’autostrada e finisce per dividere in due la mia proprietà, senza che abbiano previsto alcun tipo di collegamento tra i due terreni. Un’altra parte di circa 1,2 ettari, invece, è stata scelta come area di cantiere”. A finire estirpato è un agrumeto di arancia bionda tardiva in piena produzione, che il signor Vacante aveva piantato appena otto anni fa e che solo nell’ultimo anno ha prodotto un reddito di 35mila euro.

“Quest’anno abbiamo venduto tra 70 centesimi e 1 euro al chilo”, sottolinea Vacante. L’Anas prevede ottimisticamente che l’occupazione dell’area di cantiere duri cinque anni e come indennità ha proposto al piccolo imprenditore 13mila 693 euro, cioè 2.700 euro per ogni anno di occupazione, 228 euro al mese. “Una cifra risibile”, sottolinea l’agronomo Vigo che ha inviato all’Anas numerose relazioni e infine una diffida da parte di un avvocato amministrativista. “Quel che è peggio – continua Vigo – è che a mio avviso siamo di fronte a un grosso danno erariale, perché la soluzione ideale per tutti ci sarebbe”.

A 50 metri dal fondo del signor Vacante c’è un terreno seminativo abbandonato. “Le superiori criticità –  scrive Vigo nella sua relazione – come evidenziato nel verbale di missione in possesso e nello stato di consistenza, potrebbero venire totalmente a decadere qualora l’Anas prendesse in considerazione quanto già indicato, ovvero l’utilizzazione di un’area di terreno del tutto abbandonata posta metri 50 dall’area di cantiere indicata. La suddetta area comporterebbe per l’Anas un costo assai ridotto e contestualmente non distruggerebbe un patrimonio arboreo consistente”.

Il nodo restituzione del terreno

Quando, a fine lavori, l’Anas dovrà restituire al proprietario l’area di cantiere, dovrà farlo ripristinando lo stato dei luoghi originario: significa pagare per impiantare nuovamente l’aranceto, per rifare le condotte irrigue distrutte, per ripianare le perdite che l’imprenditore ha subito negli anni dalla mancata vendita delle arance. Secondo le stime del tecnico di parte, si tratterebbe di un esborso di 360mila euro

“Perseguire la strada dell’occupazione temporanea per aree di cantiere nei terreni descritti in questa relazione – continua Vigo nel documento inviato ad Anas – causerebbe un notevole danno erariale, cosa che non avverrebbe se, invece, venissero utilizzati i terreni abbandonati posti a 50 metri da quelli in questione”. Nonostante la disponibilità del proprietario del terreno seminativo, Anas ha invece deciso di andare avanti con l’idea iniziale. “Una follia – commenta Vigo –. Il tracciato dell’autostrada, al di là degli errori progettuali, non si può spostare visto che è stato approvato da tutti gli enti preposti. Ma l’area di cantiere è provvisoria: la occupo, ti pago e la restituisco a fine opera. Non essendo vincolata da opera permanente – conclude – si potrebbe tranquillamente spostare”.

Foto di repertorio

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