Calcio a Catania, manifestazione di interesse: tra criticità e punti forti via alla ripartenza - QdS

Calcio a Catania, manifestazione di interesse: tra criticità e punti forti via alla ripartenza

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Calcio a Catania, manifestazione di interesse: tra criticità e punti forti via alla ripartenza

Vittorio Sangiorgi  |
sabato 28 Maggio 2022

Spulciando il documento redatto dal Comune emergono alcuni punti fondamentali, che stabiliscono obblighi e paletti per la partecipazione alla gara. Punti sui quali si sta già dibattendo e che hanno determinato alcuni rilievi critici

Dopo una lunga attesa e dopo, recriminazioni, dubbi e polemiche, il Comune di Catania, come noto, ha pubblicato la manifestazione d’interesse rivolta a soggetti o realtà intenzionati a presentare un progetto per la ripartenza del calcio a tinte rossazzurre, per iscrivere cioè una squadra rappresentativa della città al prossimo campionato di Serie D.

Fa discutere il punto che regola il “meccanismo interdittivo”

Spulciando il documento emergono alcuni punti fondamentali, che stabiliscono obblighi e paletti per la partecipazione alla gara. Punti sui quali si sta già dibattendo e che hanno determinato alcuni rilievi critici. Facciamo un passo indietro e torniamo proprio alla giunta e al sindaco facente funzioni Roberto Bonaccorsi, chiamato – nelle sue vesti di “primo cittadino” subentrante dopo la rinnovata sospensione di Salvo Pogliese – a valutare le proposte pervenute e a scegliere quella ritenuta migliore secondo criteri ed obiettivi stabiliti dall’avviso pubblicato ieri. Eppure, le dinamiche politiche, potrebbero determinare una situazione caotica. Pare, infatti, che nelle prossime settimane potrebbero arrivare le dimissioni del sindaco sospeso, atto che determinerebbe la nomina di un commissario. Chi sarebbe a, quel punto, a gestire tutta l’operazione? I tempi tecnici per l’insediamento del commissario consentirebbero a Bonaccorsi di portare a compimento l’assegnazione? Interrogativi ai quali, in questo momento, è difficile rispondere ma che contribuiscono ad instillare ulteriori perplessità. Venendo, poi, al contenuto del bando sta già facendo discutere il punto che regola il “meccanismo interdittivo”. Per inviare la propria manifestazione, scrive Palazzo degli elefanti, è necessario presentare, tra le altre cose, una dichiarazione del legale rappresentante e dei soci della società, in cui si attesti: “di non avere ricoperto, negli ultimi 5 anni, il ruolo di socio, amministratore e/o dirigente con poteri di rappresentanza nell’ambito federale, in società destinatarie di provvedimenti di esclusione dal campionato di competenza o di revoca dell’affiliazione alla FIGC”. Una regola che, di fatto, non esclude nessuno degli esponenti di SIGI, la Spa che ha gestito il Calcio Catania dal luglio 2020 al fallimento. Nessuno di loro, infatti, aveva un ruolo diretto nella compagine societaria. I soli esclusi, in riferimento a quel periodo, sono gli ex amministratori unici Nico Le Mura e Sergio Santagati.  Tale regola riprende quelle che le sono le determinazioni della FIGC e delle N.O.I.F. (norme interne organizzative federali), ma visto il terremoto degli ultimi mesi era lecito attendersi qualcosa in più, qualche specifica più restrittiva. E, almeno in linea teorica, potrebbe bussare alla porta del Comune anche Benedetto Mancini con il suo già affiliato Fc Catania 1946. Certo, soprattutto in questo caso, è facile ipotizzare un secco “niet” da parte delle istituzioni cittadine, ma è altrettanto facile capire quale smarrimento e quale fastidio possa causare – anche la sola possibilità che ciò avvenga – nella ferita e dilaniata piazza etnea.

Il nodo dell’azionariato popolare

L’istanza redatta dall’amministrazione comunale, come aveva detto ai nostri microfoni l’assessore allo Sport Sergio Parisi, trae spunto da quella che regolò la rinascita del Palermo, ma se ne discosta in alcuni punti. Se la giunta Orlando, nell’estate del 2019, aveva richiesto la presentazione di un business plan triennale, quella retta da Bonaccorsi ne richiede uno quadriennale. Altra differenza è quella relativa ad eventuali forme di azionariato popolare. Tema su cui si discute da tempo in città, anche per la nascita di due diversi progetti tesi a portare i tifosi “dentro” la futura società. Se a Palermo, infatti, “l’impegno a promuovere immediatamente una sottoscrizione popolare di azioni o quote della società, esistente o costituenda, per una percentuale pari ad almeno il 10% del capitale sociale” costitutiva un criterio di valutazione positiva, nell’istanza catanese non vi è alcun riferimento a tale modello organizzativo, perché l’intenzione è quella di lasciare alla nuova società le valutazioni sulla questione. Il Comune di Catania, poi, considererà quale criterio di valutazione positiva “la presenza, nell’organigramma societario, di figure professionali che abbiano qualificata esperienza in ambito sportivo e/o che abbiano conseguito risultati sportivi di rilievo”. Un aspetto di assoluto rilievo che, visto il recente passato, dovrà costituire una conditio sine qua non.  In conclusione va rilevato un altro aspetto che, secondo molti, è stato trascurato, cioè quello di una clausola a beneficio dei lavoratori licenziati a seguito del fallimento del Calcio Catania. Un segnale forte, da numerosi punti di vista, che avrebbe contributo ad una sorta di “selezione naturale” delle realtà che presenteranno la loro manifestazione di interesse.

Insomma, finalmente qualcosa si muove anche a livello ufficiale ed istituzionale. Un momento fondamentale per la rinascita del calcio a Catania, sebbene – come abbiamo visto- le criticità non manchino. Non resta, dunque, che confidare nel serio e lungimirante giudizio di chi di dovere e in seri progetti che riportino il “liotru” dove merita di stare.

Vittorio Sangiorgi

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