Cancro al seno e gravidanza, è possibile: lo studio Positive - QdS

“Il cancro al seno non frena le mamme”, il nuovo studio su interruzione terapie e gravidanza

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“Il cancro al seno non frena le mamme”, il nuovo studio su interruzione terapie e gravidanza

Redazione  |
giovedì 04 Maggio 2023

I risultati del nuovo studio sul rischio di recidiva in caso di interruzione della terapia endocrina contro il cancro per portare avanti la gravidanza.

Cancro al seno e gravidanza non sono totalmente incompatibili: diventare mamma anche dopo una neoplasia al seno si può e fermare la terapia endocrina per concepire non aumenta il rischio di recidiva.

Questo è quanto emerge da uno studio internazionale pubblicato negli scorsi giorni sul “New England Journal of Medicine“.

Gravidanza e cancro al seno, lo studio

Lo studio condotto per l’International Breast Cancer Study Group e POSITIVE Trial Collaborators ha fatto emergere i dati sui rischi di interrompere la terapia endocrina per portare avanti una gravidanza. E il rischio di recidiva è risultato piuttosto basso.

Protagoniste dello studio sono alcune donne di età inferiore o uguale ai 42 anni, che hanno avuto un cancro al seno dal primo al terzo stadio e seguito una terapia per un periodo compreso tra 18 e 30 mesi. Secondo quanto emerso dall’indagine medica, sembra che interrompere la terapia endocrina per avere un bambino non comporti – nella maggior parte delle donne – il rischio di manifestare nuovi tumori nel breve termine. Sui rischi a lungo termine si prevede un nuovo studio.

“I tumori non frenano le mamme”

Per quanto i risultati riguardino solo il rischio a breve termine, c’è molto ottimismo nel mondo della medicina internazionale dopo lo studio sopra menzionato. “Il cancro non ferma le mamme: le donne con tumore del seno possono avere un bimbo in sicurezza”: è il messaggio dell’Istituto europeo di oncologia (Ieo) di Milano in vista della Festa della mamma.

Il lavoro – spiegano dall’Irccs fondato da Umberto Veronesi, che ha contribuito allo studio – dimostra che “non c’è aumento di rischio di recidiva per le giovani donne con cancro al seno che hanno interrotto il trattamento endocrino per rimanere incinte”. I dati confermano che “queste neomamme hanno avuto tassi di recidiva a breve termine simili a quelli delle donne che non hanno interrotto il trattamento e la maggior parte di loro ha concepito e partorito bambini sani“.

La terapia endocrina prescritta alle giovani pazienti per trattare il carcinoma mammario ha normalmente un forte impatto sulla possibilità di gravidanza. Spesso per le donne era necessario rimandare al post-terapia (quindi di 5-10 anni) il concepimento, ma lo studio Positive rivela che per molte donne realizzare il sogno di diventare madri senza compromettere l’efficacia delle cure è possibile.

“La collaborazione internazionale è fondamentale per rispondere ad alcune domande importanti per le donne con pregresso tumore mammario – dichiara Marco Colleoni, direttore della Senologia medica Ieo e Co-Chair del Comitato scientifico di Ibcsg – Questo studio ha richiesto una collaborazione globale che ha coinvolto il nostro gruppo insieme al gruppo Alliance e al Big. Avere una gravidanza era considerato da molti proibito per chi aveva avuto un carcinoma mammario. Adesso sappiamo dai primi dati che è possibile per le donne interrompere la terapia ormonale precauzionale per soddisfare un desiderio di gravidanza, senza aumentare il rischio di una recidiva nel breve termine. I risultati dello studio sono di grande aiuto per le donne che desiderano affrontare questo percorso”.

I dati

Da dicembre 2014 a dicembre 2019 – si legge in una nota – 518 donne di età pari o inferiore a 42 anni che desideravano una gravidanza hanno accettato di sospendere la terapia endocrina per circa due anni per provare a rimanere incinte. Prima di sospendere il trattamento, le donne avevano completato tra i 18 e i 30 mesi di terapia endocrina adiuvante, che veniva ripreso dopo la gravidanza o comunque entro 24 mesi dalla sospensione. Lo studio ha arruolato pazienti da 116 ospedali in 20 Paesi dei 4 continenti e l’Ieo è stato il centro con maggior numero di pazienti coinvolte: 48 in totale.

I ricercatori hanno scoperto che “la percentuale di donne dello studio Positive il cui cancro al seno è ricomparso (8,9%) era paragonabile a quella riscontrata in altri studi comparabili per caratteristiche delle pazienti (9,2%). Inoltre, con un totale di 365 bambini nati da donne nello studio, i tassi di concepimento e parto erano simili o superiori a quelli della popolazione generale”.

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