Cara Mineo, possibile riapertura? Parla il sindaco Giuseppe Mistretta - QdS

Cara Mineo, possibile riapertura? Parla il sindaco Giuseppe Mistretta

Antonino Lo Re

Cara Mineo, possibile riapertura? Parla il sindaco Giuseppe Mistretta

giovedì 02 Settembre 2021

Si vocifera sulla riapertura della struttura chiusa oltre due anni fa per volontà dell’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini. QdS.it ha intervistato il primo cittadino di Mineo

Da qualche giorno, sulla scia dei drammatici avvenimenti in Afghanistan e del conseguente arrivo di profughi in Europa, si vocifera della possibile riapertura del Cara di Mineo.

La struttura, chiusa oltre due anni fa per volontà dell’allora Ministro degli Interni Matteo Salvini, ha rappresentato uno dei più grandi ed affollati centri per l’accoglienza degli immigrati, ed è finita al centro di scandali, inchieste, controverse vicende giudiziarie. QdS.it ha intervistato il sindaco di Mineo Giuseppe Mistretta, per saperne di più e per conoscere la posizione del comune calatino.

“Riapertura del CARA? Nessuna comunicazione istituzionale”

“Al momento non c’è nessuna conferma ufficiale, da parte del governo nazionale o della Prefettura, su un’eventuale riapertura della struttura. Anzi, non ci sono né note ufficiali, né interlocuzioni formali. In ogni caso, viste le inevitabili ricadute sul territorio, le istituzioni comunali dovranno essere coinvolte. In questa fase ci sono solo delle indiscrezioni, dettate soprattutto dalla presenza di profughi afghani a Sigonella, dalla necessità di ospitarli e dal ruolo che, l’ex villaggio degli aranci, ha avuto in passato. É ovvio – aggiunge Mistretta – che ci siano degli interessi, come dimostrano alcune dichiarazioni a mezzo stampa di persone che sono state coinvolte nella gestione e anche negli scandali del Cara di Mineo”

La richiesta di garanzie

“I nostri punti fermi? Sia a livello personale che come amministrazione comunale, non c’è una posizione contraria all’accoglienza degli afghani, perché è un atto di umanità. Se il governo americano decidesse di utilizzare la struttura, ovviamente con il beneplacito di quello italiano, è chiaro che io desidererei essere informato per tempo. Perché, lo ripeto, non sono contrario all’accoglienza, ma una modalità di accoglienza che, anche lontanamente, potrebbe far ripetere l’esperienza del Cara. E lo dico – precisa il sindaco Mistretta – sia negli interessi degli ospiti che meritano un’accoglienza dignitosa spesso inesistente nei periodi di sovraffollamento, sia perché ho bisogno di estreme garanzie sul fatto che non si ripetano gli accadimenti del passato. Mi riferisco a problemi di sicurezza, di ordine pubblico, di vivibilità del centro, di gestione dei rifiuti e di randagismo. Nelle vesti di sindaco ho governato la chiusura del Cara, ed ho dovuto affrontare anche quest’ultimo problema. Siamo riusciti a far adottare 117 cani, evitando che finissero in un canile. Tutto ciò, evidentemente, ha comportato costi importanti per il Comune”.

“Non posso più consentire il ripetersi di questo scempio, né tanto meno il proliferare di logiche clientelari, specie in una fase molto delicata, visto che tanti comuni limitrofi saranno presto chiamati al voto. Il reclutamento del personale dovrebbe avvenire nella massima trasparenza, partendo ovviamente da chi ha già maturato delle esperienze e tenendo in considerazione i disoccupati di Mineo, perché la struttura ed il suo “peso” ricadono e sono ricaduti nel mio comune. Dovranno essere coinvolti gli uffici di collocamento e dovrà essere individuato un percorso trasparente ed asettico, senza alcuna influenza da parte delle segreterie politiche. Inoltre bisognerà capire come si pensa di organizzare la permanenza dei profughi, se si deciderà che dovranno rimanere all’interno della struttura non si porrà il problema della sicurezza e quello dei trasporti, con il rischio dell’impiego di mezzi abusivi e di fortuna. Dobbiamo garantire, aggiunge Mistretta, che la serenità riconquistata da Mineo rimanga tale. Senza dimenticare, inoltre, la gestione dei rifiuti e della raccolta differenziata, che in passato è stata drammatica. E poi la qualità dell’accoglienza, che non dovrà essere smisurata in termini numerici, ma umana e fattiva”.

Proporre un nuovo modello

“Ripeto, se dovessero decidere di utilizzare il CARA, cosa che al momento ritengo difficile visti gli equilibri politici di governo e la posizione della Lega, io non mi opporrei, ma chiedo certezze e garanzie. Voglio che siano tutelate la tutela della libertà territorio, dei lavoratori, dei profughi. Con queste garanzie e con l’individuazione di un percorso virtuoso, sarei disponibile a sedermi ad un tavolo istituzionale, per collaborare e dare il mio contributo. Insomma, si dovrà ragionare su quelli che sono stati i punti deboli del passato, per superarli e per proporre un modello totalmente diverso. Oggi più che mai, con tutti gli scandali e le inchieste in corso, non possiamo consentire un’accoglienza fatta solo sulle spalle dei cittadini. Non credo siano cose difficili da attuare e potranno attuarsi con l’impegno di tutti gli attori istituzionali. Se queste garanzie non ci fossero, al contrario, io sarei il più fervido oppositore di questa operazione, perché la riterrei ingiusta ed iniqua, perché sarebbe uno schiaffo morale per il mio territorio”.

Vittorio Sangiorgi

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