Catania, Bianco e il protocollo di legalità dividono il centrosinistra. Caserta: “No ai rinviati a giudizio, escludere gli indagati è troppo”

Catania, Bianco e il protocollo di legalità dividono il centrosinistra. Caserta: “No ai rinviati a giudizio, escludere gli indagati è troppo”

Daniele D'Alessandro

Catania, Bianco e il protocollo di legalità dividono il centrosinistra. Caserta: “No ai rinviati a giudizio, escludere gli indagati è troppo”

Salvo Catalano  |
venerdì 28 Aprile 2023

A pochi giorni dalla presentazione delle liste, malumori nella coalizione di centrosinistra: ecco cosa turba Caserta e i suoi alleati

Mancano cinque giorni alla presentazione delle liste per le Amministrative di fine maggio. A Catania sono ore frenetiche per definire gli ultimi dettagli e raccogliere le firme necessarie. Ma nella coalizione di centrosinistra che sostiene il professore universitario Maurizio Caserta c’è un ulteriore nodo da sciogliere e non di poco conto. Si chiama protocollo di legalità, proposta sollevata da una parte della coalizione per fissare dei paletti alle candidature: nessun indagato per reati di mafia o contro la pubblica amministrazione. Di più, nessun nome neanche lontanamente “coinvolto” in vicende che hanno a che fare con la criminalità organizzata.  Un modo per segnare un argine netto e dare concretezza a quanto la coalizione progressista ha discusso e deciso nei tavoli programmatici che hanno anticipato la campagna elettorale.

Malumori nel centrosinistra per arrivi di Bianco e Tomasello: il motivo

L’idea di un protocollo di legalità arriva in particolare dal mondo dell’associazionismo, a cominciare dall’Arci. Ma anche da tanti attivisti che hanno animato i tavoli programmatici. La proposta è stata affidata ai partiti ma al momento non è stato sottoscritto nessun documento ufficiale. “Non c’è stata nessuna discussione”, sottolineano i promotori dell’iniziativa. Parliamo della stessa parte della coalizione di centrosinistra che sta vivendo con non pochi mal di pancia questa prima fase della campagna elettorale di Caserta, segnata dall’ingresso in coalizione di Enzo Bianco, dichiarato non candidabile dalla Corte dei Conti a causa della condanna per il dissesto finanziario del Comune, ma accolto nel fronte progressista con una lista che porta il suo nome. Così come genera malumori l’arrivo di Riccardo Tomasello, ex presidente del comitato dei festeggiamenti di Sant’Agata, che è confluito nella coalizione con la sua lista È l’ora del popolo. Nessuna ostilità verso le singole persone, ma un forte disagio per le modalità con cui sono arrivate le adesioni: senza un confronto e senza la concreta condivisione del programma da parte dei nuovi arrivati. Ma su questo Caserta è netto: “Il programma verrà sottoscritto ufficialmente da tutti i rappresentanti delle liste al momento della presentazione degli elenchi. Compreso chi è arrivato dopo in coalizione come Bianco. Chi non sottoscrive il programma per me è fuori”.

Il problema – fanno notare i più critici – è che il programma del fronte progressista contiene una serie di punti su aspetti chiave per la città che si allontanano nettamente da quanto fatto da Bianco nella sua ultima esperienza da sindaco, tra il 2013 e il 2018: dalla volontà di mantenere pubblica la proprietà e la gestione dell’aeroporto Fontanarossa al Pua, il piano urbanistico attuativo che investe la playa; dalla gestione dei rifiuti ad alcune scelte in tema di Urbanistica. Ecco perché l’ingresso in coalizione dell’ex sindaco rischia di scompaginare gli equilibri. A maggior ragione se, come sembra, la sua lista – attualmente confermata con la denominazione Con Bianco per Catania – manterrà il suo nome in evidenza. Non una questione di forma, secondo la gran parte di chi ha partecipato ai tavoli, ma di sostanza. “Altrimenti quel programma è carta straccia”, ragionano i più delusi che sono saltati sulla sedia a leggere il comunicato che due settimane fa annunciava l’intesa Bianco-Caserta, dove si sottolineava “l’importanza della stagione amministrativa con le giunte di centrosinistra guidate dallo stesso Bianco, che hanno rappresentato un periodo di sviluppo e di grandi progetti, incredibilmente e colpevolmente sciupati dal centrodestra”.

Escludere gli indagati per reati di mafia e pubblica amministrazione

Altro nodo è, come detto, il protocollo di legalità, richiesto anche alla luce delle tante indagini degli ultimi anni che hanno toccato politici locali. Senza dimenticare il lavoro della commissione regionale Antimafia e della prefettura di Catania nel 2016, proprio durante l’amministrazione Bianco, che denunciarono il rischio di infiltrazioni all’interno del consiglio comunale e stilarono un elenco di consiglieri eletti con parentele pericolose. “Noi – spiega Dario Pruiti, presidente di Arci Catania – non siamo contrati all’allargamento della coalizione, ma stiamo attenti! Servono paletti dal punto di vista etico, altrimenti tradiamo il percorso dei tavoli. Alcune richieste che abbiamo avanzato, come quella di escludere gli indagati per reati di mafia e pubblica amministrazione, non sono state discusse. Se nelle prossime ore ci sarà una risposta, non avremo riserve a riprendere il percorso iniziato con entusiasmo nei tavoli, ma al momento le condizioni non ci sono. Non possiamo ripetere lo schema del passato, perché in questa città già solo ritrovarsi a fianco di soggetti che sono in odore di mafia è un problema”.

Un appello che al momento sembra caduto nel vuoto da parte dei partiti, ma su cui Caserta pretende chiarezza, seppure con dei distinguo. “Il principio è sacrosanto – spiega al Quotidiano di Sicilia – ma va declinato con precisione. Io non sono d’accordo a escludere chi ha semplicemente ricevuto un avviso di garanzia ed è quindi indagato, mi sembra più giusto fissare l’asticella su chi è stato rinviato a giudizio, quindi è da considerarsi imputato. Va precisato per non mettere tutti nello stesso calderone ed è quanto chiederò di fare ai partiti”. Tra pochi giorni si vedranno i risultati.

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