Due “istituzioni”, rispettate e riverite, che ci possono salvare: Sant’Agata e il Calcio Catania
“Tutti devoti tutti? Gli incivili no”. “Chi sporca rosanero è!”. In una città che ormai ha raggiunto probabilmente il suo massimo storico di maleducazione, abbrutimento, ignoranza e inciviltà sono rimaste solo due “istituzioni”, rispettate e riverite, che ci possono salvare: Sant’Agata e il Calcio Catania. Può sembrare paradossale, ma laddove Amministrazione (ma mica solo questa, eh) e Prefettura (tra gli altri) hanno fallito, forse un ultimo tentativo lo si potrebbe provare con santi e feticci. D’altronde, qualcuno direbbe, ci restano solo i miracoli.
È la prima cosa che dovrebbe fare il commissario, altroché: convocare una riunione urgente con gli alti prelati della curia etnea e la nuova dirigenza del club rossazzurro. Fede e sport, folclore e tifo, tutto mescolato in una tavolata tecnica (ma potremmo chiamarla all’uopo cabina di regia o task force) che coordini, coinvolgendo anche le associazioni del terzo settore, una colossale campagna di pubblicità progresso di cui abbiamo estremamente bisogno. Immaginate: volantini al Massimino con il decalogo del buon cittadino marca Liotru, comunicazioni sostenibili dello speaker per spiegare come separare plastica e umido, cori delle curve contro gli zozzoni che trattano Catania come una pattumiera, scomuniche biodegradabili per i devoti che insozzano la città. Fantasia? Provocazione? No, l’ultima spiaggia. Della Plaia, si capisce.
A.L.