Cenerentole siciliane per qualità della vita - QdS

Cenerentole siciliane per qualità della vita

Carlo Alberto Tregua

Cenerentole siciliane per qualità della vita

giovedì 23 Novembre 2023

Caltanissetta e Catania ultime

ItaliaOggi ha pubblicato il rapporto annuale 2023 sulla qualità della vita nelle province italiane. Un lavoro meritorio del quotidiano lombardo, in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma, che mette a fuoco sotto molti punti di vista tanti aspetti delle nostre province.
Risalta subito la prima posizione, che quest’anno è di Bolzano, ritenuta la migliore provincia per qualità della vita. Seguono Milano e Bologna.

I dati riportati sono inconfutabili e vengono confermati dalle eventuali visite che ognuno di noi fa in quelle province, che danno il senso dell’ordine, della vitalità culturale, del pulito e del verde pubblico; province che dovrebbero essere prese come esempio dalle altre centoquattro italiane.
Dispiace molto che la siciliana più in alto nella graduatoria – appena all’ottantasettesimo posto su centosette – sia Ragusa. Si sa che lì le cose non vanno male sotto il profilo delle attività produttive, del lavoro, del turismo; tuttavia, non è riuscita a risalire al di sopra della posizione indicata. Un vero dispiacere perché la provincia iblea meriterebbe di più.

Scendendo la classifica, cominciano i pianti: troviamo Trapani al novantatreesimo posto, Palermo al novantaseiesimo, Enna al centesimo, Siracusa al centoduesimo, Catania al centotreesimo, Agrigento al centoquattresimo, Messina al centocinquesimo e infine Caltanissetta, fanalino di coda siciliano, nella posizione numero centosei.

Sarà un caso che le nostre nove province difettino per qualità della vita? Si potranno muovere obiezioni e osservazioni sul metodo di indagine dello studio, tuttavia non si può negare che il posizionamento delle nove province così in basso non è e non può essere frutto del caso, ma di meccanismi negativi che le relegano in una posizione non commendevole.

La classifica dell’indagine sulla qualità della vita ha preso in esame parametri relativi all’Ambiente, a Reati e Sicurezza, alla Sicurezza sociale, a Istruzione e Formazione, a Sistema salute, al Tempo libero, al Reddito e alla ricchezza del territorio e degli abitanti.
Come si vede dall’elencazione, l’indagine è stata effettuata ad ampio spettro, per cui essa mostra attendibilità e comunque ci riferisce di una situazione chiara.

Di fronte a questo scenario, i cortesi lettori e lettrici si potranno chiedere: “Di chi è la responsabilità di questo stato di cose, preso per buono?”. La risposta è lampante: di coloro che si trovano ai vertici delle istituzioni, regionali e locali, i quali, in questi settantacinque anni dall’entrata in vigore della Costituzione, non si sono dimostrati fedeli ai dettati della stessa e soprattutto al lungo elenco dei doveri che essa contiene e che sono ammonimenti a tutti i cittadini e cittadine.

Costoro, forse poco avvezzi alla cultura e alla conoscenza, hanno preso l’abitudine di elencare diritti e diritti che cattivi maestri hanno loro inculcato, senza mai parlare di doveri. È vero che nella Costituzione, dopo i doveri, vi sono anche i diritti, ma essi sono nell’ordine indicato e non viceversa.
È una vecchia storia che noi sottolineiamo frequentemente, ma sulla quale troviamo poca, per non dire quasi nulla, comunicazione nei vari media.

Se vogliamo dirla tutta, senza infingimenti, nell’indicare la precisa responsabilità dei misfatti dei responsabili delle istituzioni prima elencati, cioè di coloro che hanno ricevuto l’incarico di gestire la Cosa pubblica, non possiamo sottacere che “il pesce puzza dalla testa”. E qual è la testa? Sono gli elettori ed elettrici, che hanno scelto fra i loro concittadini/e persone inadeguate a coprire quei ruoli e ad assumere le responsabilità, che poi sistematicamente hanno disatteso.
Fra gli elettori ed elettrici ormai ve ne è metà che non si cura di andare a votare cioè di scegliere i/le migliori per governare, e dell’altra metà ve ne è una parte cospicua che vota secondo la cultura del favore e non quella del merito.
Cosicché, il risultato è sotto gli occhi di tutti perché ci sarà pure un motivo per cui Bolzano, Milano e Bologna sono ai vertici dell’indagine per qualità della vita, mentre Agrigento, Messina e Caltanissetta sono agli ultimi posti.

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