Certificare i dirigenti con l’Ena italiana - QdS

Certificare i dirigenti con l’Ena italiana

Carlo Alberto Tregua

Certificare i dirigenti con l’Ena italiana

venerdì 03 Febbraio 2023

Controlli esterni dei risultati

Assistiamo stupiti, ma non tanto, anche a seguito dello Spoil system (legge Bassanini numero 59 del 1997 e successive), a un turbinoso cambiamento di dirigenti nei posti apicali delle Pubbliche amministrazioni, nazionali e regionali, a ogni cambio di governo.

Concordiamo con Sabino Cassese sull’errato Spoil system, perché la Pubblica amministrazione dovrebbe avere una propria autorevolezza che prescinda dall’Esecutivo, in modo da assicurare continuità all’attività amministrativa, ovviamente nell’ambito delle decisioni e direttive politiche dei Governi e delle Giunte regionali.

Quando arriva un nuovo dirigente in una branca della Pubblica amministrazione, è ovvio che intenda fare a modo proprio se è capace e competente, ma anche quando non è capace né competente. Il che significa il rischio di stravolgere il sistema di funzionamento di quella branca amministrativa, creando una conseguente disfunzione e un forte abbassamento della produttività del lavoro.

D’altro canto, si capisce che il ceto governativo intenda avere nei posti di responsabilità personale di propria fiducia.

Ma al di là di questo dibattito, la vera questione riguarda la qualificazione dei dirigenti. Oggi vengono nominate persone che non hanno tale qualificazione, anche se possiedono titoli di vario genere che però non denotano una competenza specifica della branca amministrativa che vanno a dirigere.
In Francia, l’abbiamo scritto più volte, è esistita fino al 2021 – sostituita dal rinnovato Institut national du service public (Insp) – l’École nationale d’administration (Ena). Dall’Ena sono usciti dirigenti che potremmo definire, con un termine della Ragioneria dello Stato, “bollinati” o “certificati”, cioè di alta competenza e professionalità. Per cui la qualità media dei dirigenti francesi è fra le più alte d’Europa.

Per contro, la qualità media dei dirigenti italiani si trova nelle parti basse di questa qualifica.
In Italia, esiste un ente simile all’Ena, ovvero la Scuola nazionale dell’amministrazione (Sna), ma non è obbligatorio per tutti i dirigenti frequentarla, cosicché quel titolo è del tutto facoltativo.
Basterebbe una norma che obbligasse tutte le Pubbliche amministrazioni a scegliere i propri dirigenti in modo libero, ma dagli elenchi di coloro che hanno frequentato la Sna e che sono usciti “validati”.

Si sa che “il pesce puzza dalla testa”, quindi, quando si va in pescheria a sceglierne qualcuno, la prima cosa che si fa è odorare appunto la testa e guardare il colore delle branchie, da cui desumere se esso sia stato pescato recentemente o qualche secolo prima.
Fuori di metafora, se i vertici non sono stati certificati di una appropriata competenza, anche settoriale, è chiaro che tutta la substante struttura ne risentirà negativamente. Il che ha un ulteriore riflesso negativo su cittadini/e e imprese che hanno rapporti con le stesse, ma non hanno la possibilità di esprimere la propria insoddisfazione.

A suo tempo, una riforma non attuata previde l’installazione dei totem in tutti gli uffici pubblici; in essi vi erano tre faccette (verde, gialla e rossa): toccando una di esse l’utente dichiarava la propria soddisfazione o insoddisfazione totale o parziale.
Mai abbiamo visto la realizzazione di questo progetto perché la burocrazia teme fortemente il giudizio dei propri utenti, cittadini/e o imprese.
Invece, gli stessi premi di risultato, che vengono dati a dirigenti e funzionari, dovrebbero riflettere il grado di soddisfazione dei/delle cittadini/e, rilevato attraverso i predetti totem.

Insomma, la Pubblica amministrazione non può essere autoreferenziale così come accaduto fino a oggi: basti pensare che da sola si fissa gli obiettivi e da sola determina se i risultati sono conformi agli obiettivi stessi. Si tratta di un’autentica vergogna tutta nostrana.
Lo abbiamo scritto più volte: sia gli obiettivi che il rapporto fra questi ultimi e i risultati dovrebbero essere determinati da organi esterni (estranei) alla Pubblica amministrazione. Soltanto così si potrebbe contare su valutazioni neutre e non inquinate come quelle di oggi, che alla fine pregiudicano i servizi, premiando gli immeritevoli.

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