Cgia: "Al Nord due mesi di lavoro in più rispetto al Sud"

Al Nord si lavora di più, ma al Sud stipendi da fame: “maglia nera” per Ragusa

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Al Nord si lavora di più, ma al Sud stipendi da fame: “maglia nera” per Ragusa

Redazione  |
sabato 15 Luglio 2023

Ben 36 giorni di lavoro in più per i dipendenti del Nord, ma con una retribuzione decisamente più alta. L'analisi della CGIA di Mestre e i dati siciliani.

I dipendenti del settore privato del Nord registrano quasi 2 mesi di lavoro in più all’anno rispetto ai colleghi del Sud e, alla luce di ciò, percepiscono una retribuzione giornaliera del 34% più alta: a dirlo è l’Ufficio studi della CGIA, che ha elaborato i dati dell’Inps.

E per quanto riguarda la Sicilia? Tra i lavoratori che stanno meno in ufficio ci sono quelli di Agrigento (199,3 giorni), Trapani (195,6 giorni) e Messina (193,4 giorni). Si lavora meno, ma si percepisce anche di meno: le retribuzioni più basse – secondo l’analisi della CGIA – sono a Ragusa (66,5 euro contro i 124 di Milano) e tra le città da “maglia nera” sul fronte stipendi giornalieri c’è anche Trapani (67,1 euro).

Quasi due mesi di lavoro in più al Nord

Secondo l’elaborazione degli artigiani mestrini su dati Inps, nel 2021 il numero medio delle giornate retribuite al Nord è stato pari a 247, al Sud a 211. Ben 36 giorni di differenza e anche 25 euro di differenza nella retribuzione media giornaliera lorda (100 del Nord contro i 75 del Sud).

Nel 2021 la retribuzione media giornaliera più elevata d’Italia è stata erogata ai lavoratori dipendenti del settore privato occupati nella provincia di Milano (124 euro). Seguono quelli di Bolzano (104,8 euro), Parma (103,8 euro), Bologna (103,4 euro), Modena (102 euro), Roma (101,3 euro), Reggio Emilia (100,6 euro), Genova (99,8 euro), Trieste (99,4 euro) e Torino (98,5 euro). Gli stipendi giornalieri più bassi, invece, sono stati pagati a Trapani (67,1 euro), Cosenza (66,8 euro), Vibo Valentia (66,7 euro) e, infine, a Ragusa (66,5 euro).

Gli operai e gli impiegati con il maggior numero medio di giornate lavorate durante il 2021 sono stati quelli occupati a Lecco (259,5 giorni). Seguono i dipendenti privati di Vicenza (258,2), Treviso (256,9), Lodi (256,7), Pordenone (256 giorni), Bergamo (255,6 giorni), Padova (255,4), Cremona (254,8 giorni), Reggio Emilia (254,1 giorni) e Modena (252,2 giorni). Le province, infine, con meno giornate di lavoro retribuite sono state quelle di Crotone (200,7 giorni), Lecce (200 giorni), Rimini (199,5 giorni), Agrigento (199,3 giorni) Salerno (198,7 giorni), Foggia (198,4 giorni), Cosenza (196,8 giorni), Trapani (195,6 giorni), Nuoro (193,7 giorni), Messina (193,4 giorni) e Vibo Valentia (177,2 giorni).

“Stacanovisti” solo al Nord? Assolutamente no

Questi sono i dati divulgati dalla CGIA di Mestre sul lavoro. Verrebbe da pensare: “Questo vuol dire che nel settentrione gli impiegati e gli operai sono degli stacanovisti e quelli del meridione degli scansafatiche?”

“Assolutamente no”, risponde la CGIA di Mestre smentendo il vecchio luogo comune. “Anche nel Mezzogiorno si lavora molto e, probabilmente, anche di più che in altre aree del Paese; purtroppo, lo si fa in nero“. Se si considerano l’economia sommersa, le irregolarità contrattuali e gli extra mai retribuiti, tutte situazioni non anomale purtroppo nel Mezzogiorno, i dati risultano sicuramente parziali.

Lavoro nero, il vero problema

“Sia chiaro, dobbiamo certamente aumentare per contratto gli stipendi dei livelli di inquadramento inferiori, ma il vero problema è la diffusione del sommerso che rende l’occupazione del Mezzogiorno fragile e povera. Insomma, se non cominciamo a contrastare efficacemente il lavoro irregolare, il divario Nord-Sud è destinato ad aumentare, danneggiando tutto il Paese”, si legge nel report della CGIA sul mondo del lavoro in Italia.

Al Sud “si lavora meno” per l’economia sommersa, per i numerosi contratti irregolari, per i tanti precari e stagionali alla ricerca di un futuro stabile e per la scarsa attività industriale rispetto al nord.

“Il mercato del lavoro è caratterizzato da tanti precari, molti lavoratori intermittenti, soprattutto nei servizi, e tantissimi stagionali legati al mondo del turismo. Inoltre, si fa meno ricerca, meno innovazione e il numero dei laureati che lavorano nel Sud è contenutissimo. La combinazione di questi elementi fa sì che gli stipendi percepiti dai lavoratori regolari siano statisticamente più bassi della media nazionale”.

Dove si guadagna di più

La retribuzione più alta è quella dei lavoratori di Milano (124 euro al giorno in media), quella più bassa (poco più di 66 euro) a Ragusa. I settori in cui si guadagna di più sono:

  • settore creditizio-finanziario-assicurativo (170 euro lordi);
  • settore estrattivo (163,5 euro);
  • comparto energia elettrica-gas, etc. (161,3 euro),
  • informazione-comunicazione (126,4 euro);
  • manifatturiero (107,2 euro).

Il lavoro meno pagato in Italia, secondo la Cgia, è invece quello dei dipendenti del settore noleggio-agenzie di viaggio e servizi alle imprese (68,2 euro) e, infine, nel settore ricettivo e alla ristorazione (56 euro).

Immagine di repertorio

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