Che sarà sarà - QdS

Che sarà sarà

Pino Grimaldi

Che sarà sarà

sabato 22 Giugno 2019

Vinse a San Remo nel 1971 nel testo e musica di Jose Feliciano cantata dai “Ricchi e poveri” e poi nel testo di Ray Evans interpretata da Doris Day stracantata negli Stati Uniti, ma già con quella Italiana al di là di ogni confine. Il successo della canzone molto piacevole nella musica fu legato al dubbio che il testo poneva sul domani, ma anche alla certezza che comunque fossero andate le cose tutto si sarebbe risolto per il meglio: ottimismo di maniera ma che fece andare in visibilio le folle del mondo.

Parrebbe essersene appropriato Salvini, ormai lanciato “tutta avanti” a dire che qualunque cosa può accadere ma “prima l’Italia” dando al popolo un messaggio di speranza concreta: meno tasse, più opportunità, più lavoro e migliori trattamenti economici e sociali. In sintesi il Trump Italiano, come lo ha definito la stampa statunitense durante il suo breve soggiorno a Washington, a stringere mani, ben vestito e volto sorridente ed accattivante, al vice Presidente Pence ed al Segretario di Stato Pompeo avendone un trattamento riservato ai capi di governo. Alla faccia di chi gli vuol male – si direbbe – !

Nella storiografia politica italiana non ha precedenti. E fare comparazioni risulta insulso ed erroneo. Egli parla a tutti, financo ai sordomuti per i quali mentre vocalizza le sue parole utilizza il linguaggio dei gesti ed usa un fraseare di una semplicità quasi infantile, ripetitivo, a volte ossessionante, sempre con un vocabolario ristretto ma, appunto per questo, comprensibile da tutti: piaccia o non piaccia a colti e saggi.

E dice non ciò che un politico di carriera od uno statista può dire, ma quello che andando per strade e contrade si sente dire. Se ne appropria, lo formalizza con quattro cose di valore politico e lo esprime. Dice in fondo ciò che la gente pensa e mette così la più parte in condizione di sentirsi orgogliosa perché dice ciò che il più sofferente, ma anche il meno rimugina a vuoto. In fondo è uno “speaker” e non un “pensatore” che vuole convincere l’inclito pubblico: onde il successo.

È, si direbbe, un riciclatore. Utilizza tutto e non gli importa chi l’abbia detto o fatto prima. Va per la sua strada tra rosari, croci ed Ave Marie: ma non è un democristiano. Ha atteggiamenti a volte “duceschi” ma è lontano mille miglia da chi tale fu e del suo regime. È populista ma non è Castro né Bolsonaro. Vuole l’EU ai suoi piedi ma non è antieuropeista. È figlio di Umberto Bossi senza sigaro e stesse canottiere – per comodità felpe -. Non è mai sfiorato dal dubbio e la sua verità e creduta tale da lui, anche se tutti gli danno torto.

Quanto durerà? In un altro Paese si potrebbe fare una prognosi. Non da noi. Abbiamo visto inetti andar per lungo e menti illuminate avere il ciclo di un giorno. Certo ha un alleato di governo sciocco ed incompetente. Di certo non sarà mai un dittatore: gli piace troppo pane e Nutella. Ma è un fagocitatore di voti e sta svuotando un suo alleato – Forza Italia – ma anche il Pd: incredibile.

Ed Allora? Che sarà, sarà. Nessuno mai lo saprà. Finché accade. Lapalissiano.

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