Contrastare la povertà creando l’occupazione - QdS

Contrastare la povertà creando l’occupazione

Carlo Alberto Tregua

Contrastare la povertà creando l’occupazione

sabato 24 Dicembre 2022

Basta sussidi e prebende

Giornali, televisioni e siti strombazzano una menzogna: la Legge di bilancio prevede una spesa di 35 miliardi. Avrebbero invece dovuto dire e scrivere che il deficit (disavanzo) è di 35 miliardi, mentre la spesa pubblica è di 1.183 miliardi.

Questi comunicatori ignoranti avrebbero dovuto scrivere anche che i 35 miliardi non riguardano la spesa, bensì l’assunzione di nuovi debiti che il Governo sta facendo, firmando cambiali che si sommano al già enorme debito pubblico di 2.771 miliardi (Bankitalia, ottobre 2022).
Il nuovo indebitamento, secondo il parametro del Trattato di Maastricht, non dovrebbe superare il 3%, il che verrà definito a consuntivo.
Intanto la Bce e anche la Fed continuano ad alzare il tasso di interesse, arrivato al 4,5% per quest’ultima e al 2,5 per la prima.

I due più grandi istituti di crediti del mondo non possono fare diversamente per combattere l’inflazione, che sta falcidiando stipendi e salari e mette in crisi le imprese di tutte le dimensioni che non riescono a riportare sui prezzi di vendita i maggiori costi a monte.
Dal che si deduce che anziché criticare i due istituti di emissione, che stanno tentando di far diminuire l’inflazione, si dovrebbero lodare perché essa costituisce una sorta di taglieggiamento per i poveri e i meno abbienti.

I due istituti di emissione, inoltre, hanno comunicato che diminuiranno la liquidità in circolazione e, nel caso della Bce, dal prossimo marzo non acquisterà più i Titoli di Stato a costo zero.
Quest’ultima manovra farà cadere verticalmente il valore degli stessi Titoli di Stato, per cui già fin da ora i possessori privati cominciano a disfarsene.

Lo stesso non può dirsi degli istituti bancari italiani che possiedono 400 miliardi circa di Titoli di Stato italiani. Se lo facessero, non solo il valore degli stessi diminuirebbe, ma precipiterebbe.
Di fronte a questo scenario il Governo sta varando la Legge di Bilancio 2023, indebitandosi di 35 miliardi – come prima si scriveva – di cui 21 per il ristoro energetico e il resto per le altre destinazioni, il che non fa cambiare lo stato dei fatti.

Nella stessa Legge di Bilancio vi è il taglio della spesa per il Reddito di cittadinanza e qualche altra riduzione di minore importanza. L’operazione non deve destare scandalo perché non vi è dubbio che la povertà si combatte creando lavoro e non distribuendo sussidi e prebende, con ciò inducendo i percettori a non fare nulla, a non cercare un nuovo lavoro o inventarselo.
I beneficiari della carta gialla si lamentano che non trovano lavoro, omettendo che il lavoro c’è se le persone hanno un minimo di competenza e se hanno buona volontà.
Qualcuno addirittura si è lamentato del fatto che vi sono lavori faticosi. Non riusciamo a comprendere quale sia il lavoro non faticoso. Evidentemente il non fare niente ha imputridito il cervello di tanta gente, che pensa di poter vivere a spese della Comunità senza rendere nulla.
Peggio: tutti coloro che anziché biasimare questa mentalità, la alimentano per una becera forma di acquisizione di consenso a qualunque costo.

Dunque, il lavoro è il toccasana per combattere la povertà. Sempre per acquisire consensi, molte parti – tra cui sindacati, associazioni e partiti politici – sparano numeri del lotto, sostenendo che in Italia ci siano 5 o 6 milioni di poveri, perché l’ha detto l’Istat.
Ma voi sapete come l’Istituto di statistica determina questi indici? Con una forma di sondaggio. Chiede per esempio se una famiglia possieda o no la lavatrice, il telefono o il televisore a colori; se abbia arretrati di bollette o mutuo; se riesca o meno a fare un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni.

Tali questionari sono contenuti in fogli che l’Istat manda alle famiglie, le quali, dopo averli compilati, glieli restituiscono. Si tratta di una campionatura molto ridotta che poi viene sviluppata per determinare l’universo dei cittadini.
Ma chi conferma che le risposte siano attendibili? Nessuno. Perché ogni famiglia può scrivere quello che vuole, perciò è plausibile il sospetto che esse non dichiarino la verità.
Conseguenza: non c’è alcuna prova che in Italia vi siano 5 milioni di poveri. Basta blaterale per confondere i cittadini.

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