L'inchiesta, ribattezzata Aspide, arriva a quasi quattro anni dall'indagine Sorella sanità, che, in pieno Covid, scoperchiò il giro di tangenti che condizionava gli affidamenti di appalti da decine di milioni di euro all'interno della sanità regionale
Cassette di gamberoni, scampi in quantità imprecisata, qualche aragosta, fettine di pesce spada. L’ultimo scandalo nel mondo della sanità siciliano passa anche dalla cucina e, qualora ce ne fosse bisogno, illumina di una luce surreale i rapporti tra dipendenti pubblici e imprenditori. Relazioni che, in questo caso, sono finite nel mirino della procura di Trapani che ha ottenuto l’arresto di 12 persone. L’inchiesta, ribattezzata Aspide, arriva a quasi quattro anni dall’indagine Sorella sanità, che, in pieno Covid, scoperchiò il giro di tangenti che condizionava gli affidamenti di appalti da decine di milioni di euro all’interno della sanità regionale. Di quella storia, giunta già al processo d’appello con tanto di pesanti condanne per i principali imputati, nella nuova inchiesta torna il nome di Fabio Damiani, ex manager della sanità a Trapani e in passato anche dirigente della discussa Centrale unica di committenza della Regione. L’elenco degli indagati, però, è popolato anche di altre figure di rilievo all’interno dell’organigramma della sanità e di altrettante accuse gravi: dalle molestie sessuali in cambio di favori per un rinnovo di patente all’elusione dei norme anti-Covid, fino all’immancabile presenza di presunti furbetti del cartellino.
La storia che però più delle altre – se sarà confermata dai futuri esiti giudiziari – rischia di assumere tratti paradigmatici dello svilimento della funzione pubblica è quella che vede protagonisti Giuseppa Messina e Giovanni Iacono Fullone, rispettivamente titolare del Provveditorato ed Economato dell’Asp di Trapani e socio di un’impresa che si occupa di sanificazione e pulizia dei locali. Messina è finita in carcere, mentre per Iacono Fullone, che a Mazara del Vallo è consigliere comunale, sono stati disposti i domiciliari.
Le proroghe nella sanificazione
Gli inquirenti mettono a fuoco i rapporti tra Messina e Iacono Fullone nel momento in cui, tra fine 2020 e inizio 2021, l’Asp di Trapani deve organizzarsi per individuare le società a cui affidare il servizio di sanificazione dei distretti sanitari della provincia e della sede centrale. I fatti accadono quando in tutto il mondo a tenere banco è il Covid, tornato a colpire dopo il temporaneo rallentamento estivo. Messina, conosciuta anche come Maria Pia, è il responsabile unico del procedimento per l’individuazione della ditta che nel 2021 dovrà garantire la salubrità dei luoghi. Da novembre 2020 a gennaio 2021, a occuparsi del compito è la Iacono Servizi. L’impresa, dopo avere ottenuto una proroga tecnica, dovrebbe cedere il posto alla futura aggiudicataria della gara d’appalto. L’iter di quest’ultima, però, avrebbe subito diversi rallentamenti che si sarebbero rivelati utili – secondo la ricostruzione della giudice per le indagini preliminari Caterina Brignone – a dare la possibilità a Iacono Fullone di mantenere il servizio per un periodo molto più lungo di quello consentito. Di proroga in proroga, infatti, la Iacono Servizi avrebbe fatturato all’Asp oltre 415mila euro per le prestazioni erogate.
Consigliere, imprenditore… e pescivendolo
I militari del Nucleo di polizia economico-finanziario, coordinati dalle pm Sara Morri e Francesca Urbani, seguendo i movimenti di Messina e Iacono Fullone – a finire ai domiciliari è stata anche Angela Cruciata, 56 anni, collaboratrice della prima – si sono imbattuti in una serie di episodi che, in un eventuale futuro processo, c’è da credere potranno essere utilizzati dalle difese degli indagati nel tentativo di smontare le accuse della procura. Messina, nei confronti della quale è stata disposta la misura cautelare in carcere, sarebbe stata corrotta grazie a periodiche consegne di pesce. La prima dazione individuata dagli inquirenti risale al 23 febbraio 2021: Iacono Fullone avrebbe consegnato due cassette di gamberoni per ingraziarsi la disponibilità della responsabile del Provveditorato dell’Asp a dare seguito alle proroghe alla Iacono Servizi. Ma non solo: in quei giorni, infatti, l’Azienda sanitaria provinciale bandisce una gara d’appalto da quasi 17 milioni di euro per la pulizia triennale degli ospedali.
Il politico-imprenditore, 57 anni, nel corso dei mesi avrebbe recapitato aragoste, scampi e poco meno di una decina di fettine di pesce spada rivolgendosi, in quest’ultimo caso, a un pescivendolo di fiducia che, sentito dagli inquirenti, ha confermato l’acquisto. Per risalire, invece, al destinatario dei prodotti i finanzieri si sono avvalsi di intercettazioni telefoniche e ambientali, ma anche di pedinamenti, scoprendo che in alcuni casi nella rubrica del cellulare di Messina sono rimaste registrate telefonate a una rivendita di pesce ma soltanto come tentativi di chiamata. Non è chiaro se si sia trattato di un modo per simulare un ordine fatto in prima persona.
A essere invece coinvolto per le consegne è stato il figlio della donna, non indagato e probabilmente ignaro dell’origine di quei prodotti. Il giovane, in un caso, si lamenta anche con la madre per il fatto che – scrive la gip – “ultimamente stanno mangiando tanto pesce” e, quando chiede se deve dare soldi a colui che lo porterà, si sente rispondere di no: “È il signore dell’altra volta che lo sta portando… un altro pescivendolo”, dice la madre. Un apparente contraddizione che si era ripresentata anche in occasione della ricezione dei gamberoni. Parlando al telefono con amici, la donna dice: “Il vino buono ve lo potete venire a prendere a casa nostra perché abbiamo del vino quello giusto […] e poi mi hanno regalato… no, mi ha portato il pescivendolo veramente a casa dei gamberoni”.
Cosa dice la giurisprudenza
Al momento di valutare le richieste di misura cautelare, la gip Caterina Brignogne ha sottolineato come, in tema di corruzione, il valore della regalia offerta al pubblico ufficiale non incida: “Quanto alla nozione di utilità oggetto della dazione – si legge nell’ordinanza – la giurisprudenza accoglie da tempo una soluzione interpretativa che attribuisce a tale termine un contenuto ampio, comprensivo non soltanto dei vantaggi di ordine patrimoniale o materiale, ma di qualsiasi prestazione che possa rappresentare un vantaggio per il pubblico funzionario. Nel reato di corruzione propria – continua la gip – non è necessaria alcuna proporzionalità tra le utilità scambiate tra corrotto e corruttore, derivando il disvalore della condotta dalla contrarietà dell’atto rispetto ai doveri d’ufficio”.
Da corrotta a corruttrice: la cintura da 800 euro
Giuseppa Messina e il compagno Alberto Adragna, di professione dentista, sono accusati anche di avere corrotto Bartolomeo Gisone, direttore sanitario di un laboratorio di analisi. La coppia si sarebbe mossa per evitare che Adragna potesse evitare le restrizioni previste in materia di contenimento della pandemia. Prima omettendo di segnalare l’uomo come contratto stretto, una volta che Messina era risultata positiva al Covid, poi inducendo Gisone a falsificare il risultato del tampone molecolare a cui Adragna, finito ai domiciliari, si era sottoposto. Per sdebitarsi i due avrebbero comprato una cintura di lusso da 800 euro. “Lui diceva champagne… ma che devi fargli? Regalagli una cintura che gli resta a vita”, commentava pochi giorni dopo Messina parlando con la cognata. Una considerazione completata da un’altra riflessione: “Veramente gli dovrebbe fare una statua, non un regalo”.
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