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Covid, contagio tra sanitari, Sicilia corre ai ripari, ecco il piano

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Covid, contagio tra sanitari, Sicilia corre ai ripari, ecco il piano

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mercoledì 22 Settembre 2021

il programma dell’assessorato alla Salute prevede, infatti, un’accelerazione per somministrare le terze dosi anche ad over 80 e personale sanitario

Dal primo momento in cui i vaccini anti-Covid sono entrati in commercio le indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico sono state chiarissime: proteggere per primi i soggetti fragili che intasano i reparti dedicati e le terapie intensive, causando gravi ripercussioni su tutto il comparto sanitario, e gli operatori sanitari che permettono il funzionamento di questa complessa macchina.

LA SITUAZIONE

Recentemente, però, il governo nazionale ha dato l’avvio alla somministrazione delle dosi addizionali di vaccino soltanto per i soggetti “fragili”, azione che ha causato un certo scontento tra il personale sanitario che negli ultimi tempi sta registrando un aumento dei contagi, destinato a salire anche drasticamente se non saranno prese a breve le dovute precauzioni.

«In questo momento non si registrano percentuali crescenti significative di contagio tra i sanitari che siano diverse dal resto della popolazione. I sanitari contagiati sono più o meno gli stessi che si registrano tra altre categorie di persone vaccinate – precisa Renato Costa, Commissario per l’Emergenza Covid di Palermo – È ovvio, però, che se un soggetto lavora a stretto contatto con il virus ha una probabilità maggiore di contagiarsi, quindi c’è una certa preoccupazione tra i colleghi perché essendo stato il personale sanitario tra le prime categorie vaccinate, è ipotizzabile che l’immunità scada prima, come accadrà anche alle forze dell’ordine».

IN SICILIA

In Sicilia, il programma dell’assessorato alla Salute prevede, infatti, un’accelerazione per somministrare le terze dosi anche ad over 80 e personale sanitario. Chiaramente il problema sta nel fatto che non c’è un numero di vaccini anti covid sufficiente a inoculare tutti.

«Le azioni del governo nazionale, in questo momento, sono tese a raggiungere l’80% dei vaccinati prima di somministrare le terze dosi anche ai sanitari e ad altre categorie a rischio, ma in Sicilia per raggiungere questo obiettivo ci vorranno altri uno o due mesi. In questo modo si viene a creare un problema di ordine sanitario perché il personale contagiato dovrà restare a casa e non potrà lavorare – precisa Antonino Giarratano, componente del CTS Siciliano e direttore di “Anestesia e Rianimazione” del Policlinico “Giaccone” di Palermo – Uno studio pubblicato nei giorni scorsi ha dimostrato che il vaccino Pfizer riduce la protezione dal contagio, nel giro di 4 mesi, dal 93% al 77%, dopo 7 mesi si passa addirittura al 53%. Pertanto, coloro che sono stati vaccinati a gennaio hanno già un rischio maggiore di essere contagiati, anche se sono ugualmente protetti dalla malattia grave. Ma se si ammalano – e si ammaleranno in numero sempre crescente – quei sanitari più esposti, che sono fondamentali per alcuni servizi come l’emergenza/urgenza, il pronto soccorso, malattie infettive, pneumologia, terapia intensiva, il rischio sarà che il sistema sanitario, già in difficoltà per colpa del Covid, andrà in crisi. Inoltre, ricordiamo che c’è sempre quel 5/10% della popolazione che non risponde al vaccino in maniera adeguata e non ha quindi la copertura anticorpale. Lo studio israeliano ha dimostrato, comunque, che con la terza dose si raggiunge il 95% di copertura, anche dal contagio».

LE RICERCHE

Diverse sono le ricerche scientifiche che si stanno conducendo in tutto il mondo sulla durata dell’immunità dei vaccini anti Covid, ancora quindi l’analisi dei dati è in divenire, ma in linea di massima è stato dimostrato che dopo aver subito un’infezione da Sars-Cov-2 o avere ricevuto una dose di vaccino, il sistema immunitario mantiene una buona memoria della minaccia da poco incontrata.

Con il tempo, però, la memoria tende ad attenuarsi, anche se la riduzione non avviene per tutti allo stesso modo, e riguarda principalmente il meccanismo del contagio, per la malattia grave il grado di protezione è generalmente mantenuto.

«Il contagio dipende dal titolo anticorpale che scende nel tempo, ma l’immunità ritardata messa in atto dalla memoria dei linfociti B e T permette di produrre anticorpi nell’arco di 48/72 ore dal contagio, per cui la malattia grave viene bloccata – spiega ancora il professore Giarratano – Lo studio condotto sul vaccino Moderna ha dimostrato che funziona meglio perché ha una carica tripla di mRna e il richiamo è stato fatto a distanza di 4 settimane, quindi il titolo anticorpale dura di più rispetto a quello prodotto dal vaccino di Pfizer».

Sonia Sabatino

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