La crisi dei Comuni siciliani è diventata un argomento di dibattito nazionale - QdS

La crisi dei Comuni siciliani è diventata un argomento di dibattito nazionale

Carmelo Lazzaro Danzuso

La crisi dei Comuni siciliani è diventata un argomento di dibattito nazionale

martedì 31 Ottobre 2023

Oltre cento Municipi in dissesto o pre dissesto e 181 senza bilancio. Amenta (Anci): “Impoverimento inarrestabile”

PALERMO – Le criticità strutturali dei Comuni siciliani vanno risolte urgentemente e per farlo la questione non può più soltanto essere circoscritta ai confini regionali. Serve infatti un confronto di livello nazionale per cercare un’indispensabile inversione di tendenza, salvare gli Enti locali e supportare i cittadini offrendo loro servizi degni di questo nome, su cui inevitabilmente si ripercuotono le mancanze dei Municipi in difficoltà.

L’ennesimo appello sul tema è stato lanciato in occasione della 40^ Assemblea annuale dell’Anci svoltasi a Genova, dove 250 amministratori siciliani si sono recati, capeggiati dall’Anci Sicilia per far sentire alta la propria voce alle istituzioni competenti.

“La nostra presenza – ha affermato il presidente dell’associazione dei Comuni isolani, Paolo Amenta – dimostra la passione che mettiamo nel cercare di amministrare sempre meglio i nostri territori. La copiosa partecipazione nasce dalla necessità di condividere le tante criticità che affrontiamo tutti i giorni, per trovare soluzioni attraverso il confronto e l’approfondimento su temi che accomunano tutti anche se siamo perfettamente consapevoli del fatto che la crisi degli Enti locali dell’Isola non può essere affrontata in superficie, ma con interventi mirati e provvedimenti strutturali che tengano conto della condizione di insularità e delle profonde diversità socioeconomiche delle nostre comunità, segnate da un processo di impoverimento che pare inarrestabile e dove il tasso di disoccupazione, in particolare fra i giovani, ha raggiunto livelli altissimi”.

I numeri della crisi

Per far comprendere come la situazione sia ormai arrivata a un punto di non ritorno è sufficiente snocciolare un po’ di numeri, che fanno comprendere chiaramente come gli Enti locali della Sicilia siano arrivati a ridosso di un baratro pericolosissimo. Su 391 Comuni in tutto, ben 181 Enti non hanno ancora approvato i bilanci per l’anno in corso e oltre cento Comuni sono stati già costretti a dichiarare il dissesto o si trovano in condizione di pre-dissesto.

Le ragione che hanno portato questa situazione

Ma quali sono le ragioni che hanno portato a questa situazione drammatica? Il presidente di Anci Sicilia ha citato l’ormai annosa emergenza rifiuti, lo spopolamento aggravato anche dalle ultime norme che impongono il dimensionamento scolastico e la chiusura di ospedali di prossimità, l’eccessivo aumento dei costi dell’energia che i comuni spesso pagano il doppio del costo di mercato, l’impossibilità di assicurare servizi pubblici efficienti per mancanza di risorse e per una finanza locale disallineata con il resto del Paese per i già noti problemi legati anche alla riscossione e per il basso reddito pro capite che caratterizza in particolare le famiglie che vivono nelle città del Sud. Una crisi di sistema che, secondo i rappresentanti dell’Associazione dei Comuni siciliani, va affrontata con provvedimenti straordinari nell’immediato e va fronteggiata con norme e interventi strategici finalizzati a salvare un territorio che sta perdendo una grossa fetta dei suoi abitanti e che rischia una sempre più reale desertificazione culturale, economica e sociale.

“Una questione insomma – ha evidenziato ancora Amenta – che non può essere affrontata soltanto con interventi mirati a risolvere un singolo problema. È necessaria una strategia condivisa che veda seduti allo stesso tavolo Stato-Regione Siciliana ed Enti locali e che, partendo dalle diversità legate alle peculiarità del territorio e alle condizioni socio-economiche dei suoi abitanti, lavori a un quadro normativo organico in materia contabile, finanziaria e di personale”.

Servono risposte, dunque, e servono in fretta. Perché mettere gli Enti locali siciliani nelle condizioni di fornire adeguati servizi ai cittadini vuol dire anche garantire a questi ultimi un necessario supporto sociale, culturale e in termini di vivibilità. Tutti aspetti che, se non adeguatamente affrontati, rischiano di creare una pericolosa spaccatura tra cittadini di Serie A e di Serie B.

Ultima Assemblea nazionale per Decaro: “Centralità dei sindaci nella democrazia”

GENOVA – Sono stati numerosi i temi trattati dal vertice nazionale dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro, in occasione dei lavori della 40^ Assemblea annuale dall’Associazione nazionale dei Comuni italiani, l’ultima effettuata nel ruolo di presidente della stessa.

Per Decaro, quindi, l’appuntamento di Genova ha rappresentato una sorta di bilancio di quanto fatto alla guida dell’associazione. “Non esiste parola migliore di insieme – ha detto – per descrivere quanto avvenuto in questi anni. Insieme, per davvero, abbiamo combattuto battaglie che sembravano impossibili. Insieme, sembra un paradosso, abbiamo anche litigato. Ma l’abbiamo fatto insieme, appunto, cioè senza mai mettere in dubbio la lealtà e il rispetto degli uni verso gli altri. Insieme abbiamo fatto delle nostre differenze la nostra forza. Ecco perché quella che abbiamo costruito è una vera e propria famiglia”.

“In questi tre giorni – ha affermato – abbiamo ascoltato il Presidente Mattarella, il presidente del Consiglio Meloni, ministri, sottosegretari, il commissario europeo, il presidente della Cei e tutti hanno riconosciuto la centralità del nostro ruolo, la centralità del sindaco nel sistema democratico e istituzionale del nostro Paese ma anche l’importanza del nostro lavoro quotidiano con le piccole e le grandi responsabilità che affrontiamo ogni giorni”.

“Il Presidente Mattarella – ha concluso il vertice Anci e primo cittadino di Bari – ha detto che l’Italia conta su di noi e noi possiamo assicurare che sentiamo tutto il peso e tutto l’onore di questo impegno, lo sentiamo così forte che a volte ci capita anche di sbagliare, di essere un po’ sopra le righe, di ostinarci a pretendere quello che riteniamo sia un diritto non per i sindaci ma per le nostre comunità”.

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