Ottant’anni, ma tanti progetti da realizzare - QdS

Ottant’anni, ma tanti progetti da realizzare

Carlo Alberto Tregua

Ottant’anni, ma tanti progetti da realizzare

sabato 07 Novembre 2020

Sono nato poco dopo la dichiarazione di guerra dell’Italia, avvenuta il 10 giugno 1940. Ho vissuto i primi quattro anni sentendo bombe che fischiavano nei cieli e vivendo l’infanzia in modo anomalo, con le paure conseguenti e soprattutto immerso in un Paese semidistrutto, con un’economia in pezzi, miseria e disoccupazione. Dal 1945 cominciò a soffiare il vento della volontà del popolo italiano, che voleva risollevarsi ricostruendo il Paese.
I Padri costituenti scrissero una Costituzione equilibrata e di ottimo livello, che entrò in vigore il primo gennaio 1948. Ma, prima ancora, era stato scritto lo Statuto speciale della Regione siciliana, nel 1946, inserito senza alcuna correzione nella Costituzione.
Gli anni ‘50 e ‘60 furono formidabili. I governi dell’epoca capirono che la leva era “infrastrutturare” il Paese. Durante il Governo Segni, il 19 maggio 1956, fu posata la prima pietra di un’opera straordinaria nella progettazione e ancor più nella realizzazione, l’Autostrada del Sole di 750 chilometri.
Il nastro inaugurale fu tagliato il 4 ottobre 1964 dal Presidente del Consiglio, Aldo Moro, esattamente dopo otto anni dall’inizio dei lavori. Un record mai più eguagliato da nessun Governo italiano.

Se negli ultimi trent’anni i governi di tutti i colori politici avessero costruito le infrastrutture con la stessa lungimiranza e velocità usate per l’A1, il Sud sarebbe decollato e tutta la popolazione, soprattutto i giovani, non avrebbe avuto sulla schiena quell’enorme montagna di debito pubblico che ad agosto scorso è arrivato sull’Everest di 2.578 miliardi, ben 159 miliardi in più dello stesso mese dell’anno precedente.
Nei miei 62 anni di lavoro ho visto diverse crisi internazionali e soprattutto ho vissuto l’andamento dell’economia del Paese, che è andato declinando continuamente. Ricordo che il Governo Amato dovette fare una manovra di 96 mila miliardi di lire per consentire il successivo ingresso dell’Italia nell’Euro, prelevando lo 0,6 per cento dai conti bancari degli italiani.
Negli anni Ottanta l’inflazione era al 17 per cento, i tassi bancari al 22 per cento e lo spread all’incredibile vetta di 1.175 punti (differenza tra i bund tedeschi e i bond italiani).
Nel primo semestre di quest’anno il mondo e l’Italia hanno subìto l’invasione del Covid-19. Tutti i governanti sono stati colti di sorpresa e così gli scienziati, tanto che comparivano nelle televisioni raccontando che non sapevano cosa fare. Eppure sono stati pagati ugualmente e molto bene.
Anche i medici sono stati presi alla sprovvista, usando i farmaci che avevano a disposizione, seppur per altre malattie. Vi sono stati tanti morti, pochi per il virus. Molti sono deceduti perché, avendo malattie pregresse, hanno ricevuto la mazzata finale.
La Cina è stato il Paese che ha reagito meglio. Infatti colà il virus non c’è più (o quasi), tutta la macchina economico-sociale è ripartita, e quest’anno – addirittura – la crescita del Pil sarà superiore a quella dello scorso anno del 4,9%.
Gli Stati Uniti hanno perso 30 milioni di posti di lavoro, ma in breve ne hanno recuperati 15, perché in quel Paese le decisioni del governo vengono attuate da un sistema burocratico-amministrativo di tipo anglosassone, che non bada a fronzoli e attua le decisioni politiche con efficacia e sollecitudine.

E veniamo all’Italia. L’eterogeneo Governo dei quattro alleati (M5s, Pd, Leu e Italia Viva) ha fronteggiato come poteva una situazione anomala, grave e difficile. L’improvvisato Presidente del Consiglio Conte ha imparato in fretta e si è trasformato, dalla riservata persona, che ho incontrato nei Giardini del Quirinale il 1° giugno 2018 dopo aver appena giurato davanti al Presidente della Repubblica, in una personalità capace, nonostante non sia l’espressione di un partito che lo sostenga. Vedremo cosa saprà fare nell’utilizzazione delle cospicue risorse dell’Ue per la ripresa economico-sociale del Paese.
Intanto, ottant’anni son passati in un baleno, offuscati dalla immensa perdita della mia Marilù. Guardo avanti con tanti progetti, ricordando a me stesso che bisogna vedere il futuro come se non finisse mai, ma che si può morire in ogni momento della propria vita (scusate la parentesi personale).
Intendo lavorare finché avrò una salute accettabile e, poi, nel momento in cui avrò raggiunto Marilù, mia figlia Raffaella farà scrivere sull’urna il mio epitaffio: “Da oggi è in pensione”.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017