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Dal tutto cambia al nulla cambia

Giovanni Pizzo  |
sabato 19 Febbraio 2022

Lo scorso autunno si è andati al voto nelle principali città italiane. Milano, Roma, Torino, Napoli. Che schemi si sono usati? E quali si useranno ora?

Lo scorso autunno si è andati al voto nelle principali città italiane. Milano, Roma, Torino, Napoli. Che schemi si sono usati? Il centrodestra si è presentato compatto, indipendentemente dal sentire locale. Ha prevalso uno schema nazionale in cui si assegnavano i candidati ai partiti, senza radicamento, cultura territoriale, dibattito locale.

Questa piazza a me, questa a te, ambarabà ciccì coccò. Come fossero figurine Panini da appiccicare su un album ormai consunto. Se i candidati fossero conosciuti e capaci di rappresentare un’idea di proposta amministrativa è stato assolutamente un dato secondario. L’importante era rimanere uniti in un simulacro di schema elettorale da maggioritario.

Il fronte giallorosso

La notoria non compattezza del fronte giallorosso ha invece, per caduta involontaria, innescato un dibattito su chi fosse il miglior candidato e la migliore proposta sul singolo territorio. Generando identità più definite di governance e la vittoria nelle principali città al voto. In alcuni casi, vedi Napoli, sono andati insieme, in altri hanno marciato divisi per colpire uniti. In questo secondo schema ovviamente il vincitore, più esperto e smaliziato, è stato il PD.

Oggi in Sicilia il centrodestra fingendosi, perché di una finzione è ovvio si tratta, compatto rischia di perdere le città al voto. Potrebbe incredibilmente perdere, secondo i sondaggi, pure una Palermo orribilmente amministrata dal centrosinistra per 10 declinanti anni.

Tutto questo per la logica dello scambio, una casella a me ed una a te. Fregandosene del sentimento della gente, del profilo delle candidature, della creazione di nuove soluzioni. Di fatto rinunciando a fare politica. A quale partito, indipendentemente da capacità e classe dirigente, tocca Palermo? E a quale Messina, che ha già dimostrato due volte di fregarsene delle indicazioni dei partiti?

Chi il dopo Pogliese?

A chi toccherà il dopo Pogliese? Tutto in un gioco dei quattro cantoni che al centro, la Regione, solitamente mette il  narciso di turno da demolire il giorno dopo. Tutto questo è la negazione della politica. Un mero gioco di potere che non innova nulla e reprime tutto.

Può mai risollevarsi, senza politica, senza idee nuove, senza ragionamenti che riguardano le specificità e le vocazioni del territorio, questa isola martoriata?

I vertici si susseguono, i comunicati possono essere già battuti, a causa della banalità, in anticipo dalle agenzie stampa, gli slogan sanno di stantìo.

Tutto già visto. Nulla di nuovo sotto questo sole di Sicilia. Nessuno rischia un’idea, azzarda una riflessione, propone un’innovazione.

Una volta tutto cambiava affinché nulla cambiasse. Oggi nemmeno quello sforzo.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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