Depurazione, tutto tace sul commissario. E il naufragar m’è dolce in questa melma - QdS

Depurazione, tutto tace sul commissario. E il naufragar m’è dolce in questa melma

redazione

Depurazione, tutto tace sul commissario. E il naufragar m’è dolce in questa melma

Vittorio Sangiorgi  |
venerdì 21 Luglio 2023

Il Governo nazionale tarda la nomina del Commissario unico. Legambiente analizza le coste siciliane: il 60% di quelle monitorate è inquinato

“Eppur non si muove”… Abbiamo scelto di ribaltare il celebre aforisma galileiano per descrivere sinteticamente la situazione relativa ai sistemi fognari e depurativi in Sicilia. Tantissime le criticità che affliggono questa fondamentale infrastruttura, tema che il QdS ha affrontato e denunciato più volte. Eppure, nonostante dati sconfortanti che snoccioleremo più avanti, l’unica novità di rilievo – al momento – è una non novità. Come abbiamo appreso, infatti, nonostante il mandato del Commissario unico per la depurazione e dei suoi due sub commissari sia scaduto dallo scorso 10 maggio, il Governo nazionale, stando a quanto comunicatoci dalle nostro fonti, sarebbe impantanato in uno stallo paradossale, non avendo ancora nominato la nuova struttura, e pare che sia lontano dal trovare la quadra. La nomina avviene, di concerto tra il ministero dell’Ambiente e quello per le Politiche di coesione (ex Coesione territoriale), con decreto del presidente del consiglio.

Al momento in cui scriviamo domina un silenzio assordante, tutto tace dalle parti di Palazzo Chigi. La situazione è stata denunciata nei giorni scorsi dal Partito democratico, che ha letto questo immobilismo in un’ottica di veti incrociati e beghe di potere. “I continui litigi nel governo – ha affermato a Marco Simiani, capogruppo dem in commissione Ambiente alla Camera e primo firmatario di un’interrogazione sul tema – stanno bloccando anche la nomina del commissario straordinario unico per la depurazione: uno stallo che costa al nostro Paese 160mila euro al giorno di sanzione comunitaria e impedisce di fatto la prosecuzione di cantieri e lavori per la messa a norma della rete fognaria per le acque reflue urbane. Si tratta di centinaia di interventi necessari già pianificati dalla Struttura commissariale appena decaduta, per garantire la salute dei cittadini e la tutela dell’ecosistema. Questi ritardi sono incomprensibili, non solo perché gravano sui bilanci dello Stato, ma in quanto impediscono risanamenti ambientali necessari e attesi da tempo soprattutto nelle regioni del Sud e in Sicilia. Senza interventi non sarà infatti possibile contrastare l’inquinamento di mari, fiumi e falde acquifere nel pieno della gestione estiva e balneare”.

Ed è proprio la coincidenza con la fase clou della stagione estiva a rendere, se possibile, lo stallo ancor più grave. A confermarlo ci sono anche i dati dell’ultimo rapporto “Goletta verde” di Legambiente che ha monitorato campioni di acque prelevate in 26 aree costiere siciliane: di questi “10 sono entro i limiti di legge (39%) e 16 oltre i limiti di legge, di cui 13 risultati fortemente inquinati e 3 inquinati”. Entrando nel dettaglio dei singoli territori, questi sono i dati evidenziati dall’associazione: “due punti monitorati nella provincia di Messina, di cui uno risultato fortemente inquinato, la foce del torrente Patrì in località Cantone. Noe punti nella provincia di Palermo, di cui quattro risultati fortemente inquinati: a Cefalù, località porto, il mare fronte il canale presso piazza Marina; il mare presso la foce del torrente Ciachea a Carini; il mare della spiaggia della Praiola a Terrasini; il mare presso la foce del torrente Nocella tra Terrasini e Trappeto. Inoltre, sempre in provincia di Palermo, due punti sono risultati inquinati, uno a Bagheria, la foce del fiume Eleuterio e a Palermo in via Messina Marine allo sbocco dello scarico c/o A. Diaz dietro cantastorie.

Quattro punti nella provincia di Trapani, di cui tre risultati fortemente inquinati: a Trapani, la spiaggia presso pennello di fronte l’oasi ecologica; a Mazara del Vallo la foce del fiume Delia; a Castelvetrano, località Marinella di Selinunte, il mare presso la spiaggia fronte gli scarichi del depuratore. Nella provincia di Agrigento i tre punti campionati risultano tutti oltre i limiti di legge, due fortemente inquinati come la foce del torrente Cansalamone a Sciacca e la foce del fiume Salso a Licata, e uno inquinato a Palma di Montechiaro, la foce del fiume Palma. due punti nella provincia di Caltanissetta, risultati entro i limiti; un punto entro i limiti anche a Scicli (Rg).

Nella provincia di Siracusa sono due i punti campionati, di cui uno fortemente inquinato, il mare di fronte al canale Grimaldi. Infine, nella provincia di Catania sono tre i punti campionati, di cui due fortemente inquinati: la foce del canale Forcile in località Contrada Pantano d’Arci ed il lungomare Galatea ad Aci Trezza”.

Insomma, non solo non si va incontro a un miglioramento ma per di più si registra un sostanziale peggioramento rispetto alla precedente rilevazione. D’altra parte sarebbe difficile immaginare uno scenario diverso vista la drammatica situazione dell’intera infrastruttura regionale. L’ultimo rapporto di Arpa Sicilia ha infatti svelato che dei 390 depuratori individuati solo 151 avevano l’autorizzazione allo scarico. Inoltre nel documento si legge che “nel corso delle 428 ispezioni effettuate sono stati prelevati 352 campioni, di cui 222 (63%) risultano conformi e 130 (37%) non conformi”.

La medesima analisi ha permesso anche di appurare che il 62% dei depuratori siciliani monitorati era sprovvisto di autorizzazioni. Una situazione di sostanziale anomia, quindi, che si inserisce in un contesto di per sé complicato vista la vetustà di numerosi impianti, la farraginosa burocrazia regionale per l’autorizzazione degli interventi, la mancanza di adeguate competenze presso gli enti locali e il generale stato di abbandono. Tra le conseguenze di questa situazione, oltre quelle dirette per cittadini e imprese che risiedono in queste aree, anche una che riguarda tutti gli italiani. Ci riferiamo alle procedure d’infrazione dell’Unione europea, relative proprio alla maladepurazione. Attualmente l’Italia ne ha sul “groppone” quattro, che si traducono in un’ammenda annuale di circa 60 milioni. L’entità della sanzione, tuttavia, diminuisce progressivamente al progredire degli interventi di risanamento. È evidente che un prolungato immobilismo aggraverebbe la situazione, facendo fare un grave passo indietro. Ed è proprio per questo che il mancato rinnovo della struttura commissariale pesa come un macigno.

In questi anni sono stati numerosi, soprattutto sull’Isola, gli interventi voluti e coordinati dal Commissario che hanno permesso di fare qualche passo in avanti e altrettanti quelli in corso di realizzazione, che sono però attualmente fermi in un limbo in attesa che il Governo faccia il suo dovere. Basta solo evidenziare qualche numero per capire la portata e l’importanza di questi lavori. Lo stanziamento in questi anni è stato pari ad 1,9 miliardi per 67 interventi su tutta la regione (esclusa la provincia di Enna): di questi 11 sono stati portati a termine, 23 sono in corso di realizzazione, 9 già approvati ed in gara, 20 in attesa di autorizzazione e ulteriori 4 ancora in fase di realizzazione.

La provincia catanese è quella destinataria degli interventi, 11 nel dettaglio, più corposi dal punto di vista economico. Tra questi ricordiamo i sei lotti del capoluogo per creare, finalmente, un sistema fognario-depurativo degno di questo nome e il cantiere di Misterbianco. Altrettanto significativa la situazione di Palermo, dove si attende il raddoppio del depuratore di Acqua dei corsari e il completamento del collettore sudorientale. Particolarmente significativi, infine, i lavori in corso ad Agrigento (ben otto lotti) e nell’area del messinese (Furnari, Patti, Torregrotta e Sant’Agata di Militello). Non c’è altro tempo da perdere, urge trovare una soluzione affinché la struttura commissariale si rimetta in moto e possa ultimare l’importante opera di rinnovamento e ammodernamento. Una corsa contro il tempo che non può non essere vinta, altrimenti si rischia di cancellare e rendere inefficace in un attimo quanto è stato costruito negli ultimi anni.

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