Tra la devozione e il folklore Catania riabbraccia Sant'Agata - QdS

Tra la devozione e il folklore Catania riabbraccia Sant’Agata

Tra la devozione e il folklore Catania riabbraccia Sant’Agata

martedì 30 Gennaio 2024

Il capoluogo etneo si prepara a celebrare la festività più sentita dell’anno. Dalle origini ai giorni nostri, com’è cambiata la ricorrenza durante i secoli

CATANIA – Il capoluogo etneo si appresta ad abbracciare nuovamente Sant’Agata, martire e patrona etnea. Si tratta dell’evento più atteso dell’anno ai piedi dell’Etna, che mescola religione, folklore e tradizione. Un appuntamento talmente sentito che, per ogni catanese, rappresenta il vero e proprio “capodanno” della città.

Le origini della Festa di Sant’Agata

Le origini della venerazione di Agata si fanno risalire al 252, anno successivo al martirio della giovane. Il popolo catanese, infatti, rimase estremamente colpito dall’atto di coraggio della ragazza, la quale si oppose ai tentativi di seduzione del proconsole romano Quinziano. Egli, dinnanzi al suo rifiuto, decise di martirizzarla e toglierle la vita il pomeriggio del 5 febbraio 251.

Meno certe, invece, sono le date che fanno riferimento all’inizio dei primi festeggiamenti in onore di Sant’Agata. Maggiori informazioni, invece, si hanno sulle modalità delle celebrazioni. Originariamente, infatti, la Festa di Sant’Agata si svolgeva integralmente all’interno della mura della vecchia Cattedrale di Catania ed era di natura liturgica. Si è soliti far risalire attorno al 1300 le prime processioni per la città con l’ausilio di un primordiale fercolo.

Con il passare dei secoli la Festa Sant’Agata si è evoluta, fino ad assumere i contorni attuali con usi e tradizioni tipiche dei giorni nostri.

Oggi la Festa di Sant’Agata si distribuisce su tre giorni, dal 3 al 5 febbraio, e coinvolge tutti i livelli della società catanese, dalle istituzioni ai cittadini, passando per associazioni e ordini religiosi.

Festa di Sant’Agata, sacro e profano si uniscono

Ma le celebrazioni in onore della martire etnea non sono soltanto una ricorrenza di carattere religioso. Sacro e profano si uniscono, senza distinguerne più i confini. Nei giorni precedenti alla festività la città di Catania si colora e si illumina, bardata con le luminarie e le decorazioni tipiche del periodo.

Lungo i balconi della città è possibile ammirare dei drappi rossi contraddistinti dalla lettera “A” – iniziale di Agata -, mentre per le vie dei quartieri si snodano le cosiddette “Candelore”, grossi cerei di legno abilmente scolpiti. Secondo alcune testimonianze, inizialmente le Candelore erano una trentina circa. Adesso il loro numero è dimezzato e ogni cereo rappresenta una corporazione cittadina. Le Candelore vengono portate a spalla e partecipano attivamente alle celebrazioni dela Festa di Sant’Agata anche durante i giorni 4 e 5 febbraio, prendendo parte alla processione che conduce le Reliquie agatine per la città.

Cosa venerano i devoti etnei in occasione della processione?

Ma, appunto, cosa venerano i devoti etnei in occasione della processione? Durante “Giro Esterno” e il “Giro Interno”, la cittadinanza accompagna le parti del corpo della giovane. Le reliquie di Agata sono conservate all’interno di reliquiari antropomorfi in argento e sono tradizionalmente riposti in uno scrigno. All’interno di esso si trovano i femori, le mani, i piedi e una mammella.

Altro importante reliquiario è il busto di Sant’Agata, una vera e propria opera d’arte realizzata dall’artista senese Giovanni Di Bartolo nel 1376. Il busto rappresenta la Santa, affiancata da due angeli. Nella mano destra è raffigurata una croce decorata con gemme preziose. Sulla mano sinistra poggia invece una tavoletta che riporta l’iscrizione “Mens santa spontanea, honori Dei et patraie liberationi” (“Mente santa e spontanea, onore a Dio e liberazione della patria”).

La figura della martire è rappresentata in smalto e attorniata da dei capelli color oro. La statua, infine, è decorata con centinaia di gioielli. All’interno del busto di Sant’Agata sono conservati il capo della ragazza, il costato e alcuni organi.

Un’occasione immancabile per il turismo siciliano

La Festa di Sant’Agata, oltre a essere il principale appuntamento religioso per Catania, rappresenta un’occasione immancabile per il turismo siciliano. Oggi, le celebrazioni agatine vengono considerate la terza festa religiosa più famosa al mondo, dopo la Settimana Santa di Siviglia e la Festa del Corpus Domini di Guzco, in Perù. La Festa richiama ai piedi dell’Etna migliaia di turisti da ogni parte del globo, con ricadute positive per quanto riguarda il comprensorio etneo.

E a proposito di turismo e folklore, anche la Festa di Sant’Agata si caratterizza per la grande varietà di prodotti culinari tipicamente catanesi. Per chi vive la festa durante i suoi tragitti cittadini, ha infatti la possibilità di imbattersi in bancarelle e locali impegnati a preparare le specialità tipiche del perioco, all’insegna della tradizione gastronomica catanese. Impossibile, infatti, resistere al richiamo di arancini, cipolline, crispelle e altre prelibatezze simili.

Decisamente ricco è anche il menu dei dolci. Caratteristiche della Festa di Sant’Agata sono infatti le “olivette”, piccoli dolci a forma di oliva, costituiti da pasta di mandorla, zucchero e dalla tipica colorazione verde. Altre delizie sono le “minnuzze” di Sant’Agata, piccole cassatelle che intendono ricordare i seni della martire etnea che, secondo i racconti dell’epoca, furono strappati da Quinziano e miracolosamente ricresciuti.

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