Le difficoltà del Partito democratico di Marsala - QdS

Le difficoltà del Partito democratico di Marsala

Vito Manca

Le difficoltà del Partito democratico di Marsala

sabato 24 Febbraio 2024

Classe dirigente in crisi dopo la sconfitta alle cittadine con Di Girolamo. Dopo il ritiro polemico di Gesone e l’elezione a congresso di Paolo Pace, segretario “a metà”, la pace interna sembra essere ancora lontana

MARSALA – Quando a fine giugno del 2022 era stato eletto al vertice del Pd marsalese, Paolo Pace era stato indicato come un segretario a metà. Perché una parte dei dem non aveva partecipato al congresso e perché aveva preso il posto di Lillo Gesone, che era stato indicato come il segretario di tutti, salvo poi fare un passo indietro a qualche giorno dall’assemblea congressuale.

Ritiro polemico quello di Gesone, che non aveva accettato di essere il segretario unitario di un partito che comunque rimaneva diviso in due. Una delle componenti aveva infatti chiesto di votare con liste separate per eleggere i componenti della direzione. Uniti sì, era il messaggio, ma con una conta interna. La risposta al gran rifiuto di Gesone fu la celebrazione del congresso e l’elezione di Paolo Pace, il segretario a metà. Il dirigente dem, qualche giorno fa, ha però perso la sua metà. Ed è diventato così il segretario di niente. Ha infatti dovuto fare i conti con le dimissioni di massa del direttivo e della sua segreteria.

Paolo Pace, segretario Pd Marsala, è rimasto solo

È rimasto, dunque, da solo. Non si è dimesso. È semplicemente imploso politicamente. Non l’ha mandata giù ed ha scritto e polemizzato. Ha finito per accusare i suoi ex compagni di viaggio di tenere il partito tra le maglie strette della vecchia contrapposizione. Lui voleva aprire a chi finora non c’era stato, a chi si era opposto alla sua elezione, ma aveva dovuto registrare le resistenze interne di chi l’aveva sostenuto quasi due anni prima. Ha aggiunto un particolare, denunciando una regia esterna delle vicende dem e facendo riferimento all’ex sindaco ed ex segretario del Pd Alberto Di Girolamo.

Dopo la sconfitta elettorale del 2020, l’ex primo cittadino non ha più preso la tessera del Pd ma, secondo la versione di Pace, si è occupato eccome del partito, condizionandolo in tutte le sue fasi più difficili e delicate, come quelle elettorali. Pace si è dunque difeso a tutto campo ed ha anche dato la sensazione di voler parlare a chi prenderà il suo posto. Come dire: stai attento, questo è un partito “cannibale” e con l’insidia delle sabbie mobili.

I “congiurati” – direttivo e segreteria – hanno replicato mostrando stupore. L’ex consigliera Linda Licari, indicata come la stratega delle dimissioni di massa, ha bollato le dichiarazioni dell’ex segretario come “inaccettabili”. Ed ha poi raccontato un’altra storia. L’apertura a chi si era defilato al congresso era stata concordata con Pace. Le dimissioni non sono state un atto ostile contro di lui, ma lo strumento per mettere tutto in discussione e per tornare a discutere con l’altra parte (Gesone e company), aprendo la strada ad un nuovo congresso. Ed infine, l’ex sindaco Di Girolamo non ha mai condizionato nessuno, perché ha deciso di non occuparsi del partito. Un’altra versione dei fatti che l’ex consigliera Licari è pronta a dimostrare riferendosi ad atti concreti. Ecco perché quel che ha detto Pace l’ha rimandato indietro con il bollino “inaccettabile”.

Il futuro del Pd e le elezioni che verranno nel 2025

Due storie diverse che guardano anche al futuro del Pd e alle elezioni che verranno nel 2025. La città è in crisi. Il sindaco Massimo Grillo è stato eletto da una coalizione di centrodestra che l’ha però abbandonato al suo destino, come reazione ad un rimpasto che ha trasformato la giunta da politica ad espressione diretta, con alcuni fedelissimi, del primo cittadino. Da qui le grandi manovre nell’area progressista per tentare di vincere alle prossime comunali.

Pace ha voluto sottolineare il suo impegno per la coalizione che verrà, autenticamente progressista. Ne ha pure tracciato i confini: Pd, Psi, Europa Verde, Cinque Stelle e Rifondazione Comunista. E l’ha definita: “Un patrimonio da non disperdere”.

La replica, a scanso di equivoci, e per evitare medaglie al merito senza merito, è stata la seguente: “Il segretario ha partecipato ai tavoli del centrosinistra su delega della segreteria e del direttivo”. Parola dell’ex consigliera Licari.

Quindi la coalizione è un patrimonio di tutti e soprattutto non c’è da difenderla da nessuno perché si tratta di una scelta condivisa. Sta di fatto, tuttavia, che il Pd marsalese è senza gruppo dirigente. è già allarme rosso dalle parti della federazione provinciale, che dovrà affrontare anche quest’ultima turbolenza di un partito che non riesce ad avere pace ormai da anni. Da quando ha perso le elezioni con Di Girolamo. Tutto si tiene.

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