Disturbi del comportamento alimentare post pandemia: ecco come curarli - QdS

Disturbi del comportamento alimentare post pandemia: ecco come curarli

Disturbi del comportamento alimentare post pandemia: ecco come curarli

Angela Ganci  |
giovedì 02 Giugno 2022

Intervista al dottor Maurizio Bongiovanni, Dirigente Biologo dell’Ospedale Villa Sofia Cervello di Palermo, Centro di medicina trasfusionale, ed esperto in nutrizione

Il 2 giugno 2022 si celebra la settima Giornata Mondiale sui Disturbi del Comportamento Alimentare (World Eating Disorders Action Day), definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) un “problema di salute pubblica in costante crescita nei Paesi industrializzati”, ancor più allarmante alla luce della pandemia che ha flagellato, e in parte ancora interessa, il nostro paese.

Secondo il Ministero della Salute, i casi di anoressia, bulimia e abbuffate compulsive, queste ultime strettamente collegate all’obesità, nel solo 2020 sarebbero aumentati del 30%, in relazione alle restrizioni dovute alla pandemia, tra i più colpiti, i giovani dagli 8 ai 14 anni e gli uomini.

In quest’ottica quali devono considerarsi i segni distintivi dei disturbi del comportamento alimentare, soprattutto nei giovani, quali i problemi specifici riscontrabili in fase di post-pandemia e gli eventuali progetti di cura, ancora quale il ruolo dell’attività fisica nel trattamento di tali problematiche?

Ne abbiamo parlato con il dottor Maurizio Bongiovanni, Dirigente Biologo dell’Ospedale Villa Sofia Cervello di Palermo, Centro di medicina trasfusionale, ed esperto in nutrizione.

La pandemia ha portato a un aumento dei casi di sovrappeso e obesità. Adesso, in fase di post-pandemia.

Si può parlare ancora di emergenza obesità? Quali sono gli indicatori dell’obesità negli adulti? 

“L’obesità è stata universalmente riconosciuta come malattia cronica, quindi l’emergenza resta a prescindere dalla pandemia – apre Bongiovanni – Viene considerato obeso un soggetto con BMI (indice di massa corporea) superiore a 30, obeso grave superiore a 40. L’obesità stessa è stata definita una pandemia dall’OMS per i dati preoccupanti che essa presenta soprattutto nei paesi maggiormente industrializzati. Si stima che in Italia 10,8 abitanti su cento risultino obesi, superando i 14 in Calabria e i 12 in Sicilia. Chiaramente il Sars-cov2 ha amplificato queste problematiche a causa della scarsa attenzione verso questi soggetti da parte delle strutture sanitarie che, anche in situazioni normali, non hanno ancora le risorse umane ed economiche per fronteggiare questa patologia cronica che, a sua volta, può essere la causa di altre malattie, anch’esse croniche, come il diabete e l’ipertensione”.

Dottor Maurizio Bongiovanni, Dirigente Biologo dell’Ospedale Villa Sofia Cervello di Palermo, Centro di medicina trasfusionale, ed esperto in nutrizione

I bambini e gli adolescenti sono colpiti, quali sono i segni di riconoscimento di un disturbo alimentare nei giovani? 

“L’infanzia e il periodo adolescenziale sono decisivi per l’insorgenza dell’obesità poiché un’eventuale predisposizione genetica nei confronti di questa patologia viene attivata da errati stili di vita e cattive abitudini alimentari, come la sedentarietà, la mancanza di esercizio fisico e l’assunzione di cibo contenente alte concentrazioni di zuccheri semplici e grassi idrogenati come bibite gassate, merendine e cibo confezionato.

Durante il lockdown gli adolescenti italiani hanno speso il triplo del tempo, rispetto alla norma, collegati ad internet, con tutte le gravi conseguenze che questo comporta, visibili negli inevitabili strascichi sulla salute in post-pandemia. I segnali di eventuali alterazioni del comportamento alimentare comprendono il nutrirsi sempre con uno stesso menù monotematico e rifiutare sistematicamente altri alimenti, rischiando così carenze alimentari essenziali anche gravi, oppure il nutrirsi quasi esclusivamente con merendine confezionate e con bibite gassate. In questi casi la collaborazione tra famiglia e scuola risulta determinante per prevenire e scongiurare disturbi del comportamento alimentare e prevenire così patologie croniche”.

Come prevenire sovrappeso, obesità, ma anche problemi come bulimia e anoressia, a suo parere, oggi? Cosa può fare la scuola? 

“Mentre sovrappeso e obesità sono alterazioni organiche spesso di origine genetica, la bulimia e l’anoressia hanno sicuramente un’origine di natura diversa, psicologica e ambientale, e quindi vanno trattate da specialisti differenti come lo psicologo con il supporto del nutrizionista e dell’endocrinologo, quindi è importante distinguere le due situazioni.

In questo caso la scuola può svolgere un ruolo determinante con il supporto di specialisti che possono prestare la loro consulenza a presidi e docenti, soprattutto in questa fase post-pandemica, dove vi è la fattiva possibilità di incontri in presenza e l’attivazione di corsi ad hoc concernenti la promozione di sani stili di vita.

Purtroppo, a differenza di altri paesi europei, in Italia, la gestione di queste problematiche viene affidata quasi esclusivamente ai docenti e pochi sono i progetti nelle scuole per dotare gli insegnanti di strumenti idonei alla gestione degli alunni con disturbi del comportamento alimentare che rischiano di rimanere invisibili e peggiorare il loro stato. Tutte queste problematiche vanno affrontate, a mio parere, con un team multidisciplinare e non con un singolo specialista per quanto competente questi possa essere”.

Dieta e attività sportiva, come coniugarle al meglio? Che ruolo svolge la dieta mediterranea? 

“Una dieta ben formulata e personalizzata dovrebbe prevedere anche l’attività sportiva moderata e costante, almeno 150 minuti a settimana, senza affanno, ma con continuità – conclude l’esperto – Parliamo chiaramente di attività sportiva non agonistica, ma di benessere, che prevede sia esercizi con pesi leggeri che corsa a bassa intensità o bicicletta; anche una camminata veloce di almeno mezz’ora e salire le scale sono attività sicuramente utili per mantenere la forma fisica, tutte attività pienamente possibili in questa fase, promosse dall’attuale e progressivo allentamento delle restrizioni.

La dieta mediterranea, riconosciuta dall’UNESCO come bene protetto e inserito nella lista dei patrimoni orali e immateriali dell’umanità nel 2010, abbinata all’attività fisica descritta sopra, rappresenta un’ottima soluzione nutrizionale per un corretto stile di vita. In questa prospettiva cereali integrali, legumi e latticini nelle giuste quantità, verdure e frutta più volte al giorno, pesce almeno quattro volte la settimana e carne non più di due con circa 30 grammi al giorno di olio d’oliva costituiscono il corretto modello alimentare per prevenire molte patologie e prolungare l’aspettativa di vita”.

Scelta attenta dei cibi e attività fisica regolare, puntando alla collaborazione scuola-famiglia, in ogni fase evolutiva e momento storico, soprattutto in emergenza e post-emergenza, momenti epocali, soprattutto il primo, di peggioramento globale degli stili di vita salutari.

Un impegno collettivo basilare che compete alle famiglie, alle istituzioni, al mondo dell’informazione, nell’ottica di una salute da intendersi, secondo l’ormai celebre definizione dell’OMS, come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non semplicemente assenza di malattia o infermità”.

Angela Ganci

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