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Docenti Scuole secondarie: nuove abilitazioni

Lucia Russo

Docenti Scuole secondarie: nuove abilitazioni

mercoledì 17 Gennaio 2024

Le Università italiane al lavoro per pubblicare i bandi per l’iscrizione ai nuovi percorsi abilitanti

Le Università italiane sono al lavoro in questo periodo per pubblicare i bandi per l’iscrizione ai nuovi percorsi abilitanti per l’insegnamento nelle Scuole Secondarie di primo e secondo grado. Ciò in seguito al DPCM del 4 agosto 2023 attuativo della Legge n. 79/2022, che ha convertito il Decreto legge n. 36/2022 destinato a diverse misure urgenti per l’attuazione del PNRR. Un vero mega-decreto di 50 articoli divisi in nove capi, di cui l’ottavo è appunto dedicato all’Istruzione.

Avete provato a leggerlo? Un groviglio di norme tra le quali gli aspiranti docenti devono districarsi per capire come fare ad abilitarsi. Quindi non solo la decretazione d’urgenza, ma anche l’utilizzo da parte del legislatore di un linguaggio ostico, pieno di rimandi, solo per esperti conoscitori della materia. Questioni – la decretazione d’urgenza e il burocratese – che il Presidente Mattarella ormai da anni chiede di evitare.

L’aspetto positivo della riforma è che finalmente si proponga di affrontare il problema del precariato e quindi dell’accesso a scuola a tempo determinato e in deroga al concorso, dal momento che ogni anno il Ministero dell’Istruzione per ogni classe di concorso dovrà indicare l’effettivo fabbisogno di nuovo personale. I corsi abilitanti, di conseguenza, dovranno essere banditi solo per un numero di posti che tenga conto di tale fabbisogno.

C’è da augurarsi, però, che tali corsi non si trasformino, come spesso si è visto per i percorsi di specializzazione sul Sostegno, in meri produttori di certificati, essendo mancato il coordinamento e il controllo da parte dei direttori di tali corsi al fine di rendere i vari insegnamenti, previsti nei piani di studio, effettivamente complementari tra loro e ben strutturati. Si rischierebbe di avere trovato un nuovo modo di rianimare i bilanci delle Università italiane, sia pubbliche che private e di non riuscire a garantire quello sviluppo e quella valorizzazione della professione del docente sul piano pedagogico, psicopedagogico, e didattico, che questa riforma si propone.

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