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Donne in politica, le “Siciliane” dichiarano guerra a Musumeci

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Donne in politica, le “Siciliane” dichiarano guerra a Musumeci

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martedì 05 Gennaio 2021

Il movimento è nato in risposta al rimpasto di Giunta e alla conseguente frase sessista di Vincenzo Figuccia. Ora questo gruppo di donne non si vuole più fermare.

Si è costituito il movimento
spontaneo “Siciliane”
in risposta al rimpasto di giunta senza donne operato
dal governo Musumeci e alla conseguente frase “sessista” del deputato leghista
all’Ars, Vincenzo Figuccia, il quale ha dichiarato: “Giunta di soli
uomini? Non importa cosa hanno in mezzo alle gambe”.

«Tutto
è nato dalla frase violenta, machista e sessista espressa da Figuccia, ma lui
esprime la volontà di mettere a tacere anni di rivendicazioni e diritti
acquisiti, pertanto c’è dentro un problema culturale molto ampio, che attiene
in qualche modo a questa incapacità o, ancora peggio, mancanza di volontà di
accogliere una visione pluralista che sappia farsi portatrice di interessi e sensibilità
diverse», racconta la referente di “Siciliane” Nadia
Lodato
, mediatore penale, cooperante internazionale e responsabile di
“Cotti in Fragranza” laboratorio per la preparazione di prodotti da forno creato
all’interno del carcere minorile “Malaspina” di Palermo.

Ciò che contestano gravemente le
firmatarie dell’appello sarebbe la violazione degli articoli 3 e 51 della
Costituzione
, legati all’inclusione di genere.  «Tale scelta
del governo regionale non è soltanto un errore politico ma anche giuridico –
continua la Lodato -. Qui c’è una chiara volontà di cancellare uno sguardo
diverso che è quello femminile, capace di racchiudere orizzonti inclusivi come
siamo noi donne».

Cercando di smorzare i toni, ieri
sera con un comunicato stampa è intervenuto sul tema anche il presidente della
Regione, Nello Musumeci: «Sono un convinto assertore del valore che la
donna rappresenta anche nella politica. E sono d’accordo con chi reputa il
sistema delle “quote” una sorta di recinto che spesso penalizza il
merito e, a volte, legittima l’ipocrisia – ha precisato -. L’assenza di
rappresentanza femminile nella Giunta di governo, a seguito della sostituzione
dei due assessori (di cui una donna) richiesta da Forza Italia, è solo
momentanea. Come è noto, ho chiesto alle forze politiche della coalizione di
far sì che la parità di genere sia non solo predicata ma anche praticata. Mi
attendo, quindi, già a breve atti e scelte conseguenziali».

Non ci stanno, però le
“Siciliane” che tacciano Musumeci di scaricare la responsabilità sui partiti: «In quanto presidente della regione è lui il garante della
Costituzione quindi non accettiamo una risposta di questo tipo – precisa ancora
Nadia Lodato – Hanno operato una mossa spregiudicata che è anche un’occasione
mancata per dare spazio a tutte le voci. Per noi è però un modo di allargare la
battaglia non soltanto per quanto riguarda l’accesso alla rappresentanza
politica per le donne, ma anche al godimento di tutta una serie di diritti di
base come il lavoro, la maternità, l’emancipazione da situazioni violente e di
degrado sociale».

Non ha, infatti, nessuna intenzione di fermarsi il gruppo anche dopo la raccolta firme a cui hanno aderito in prima battuta 500 donne: «Siamo partite in otto e adesso non riusciamo più a contare le adesioni. Non abbiamo ancora un sistema informatizzato dei dati e quindi piano piano le conteremo tutte. Il nostro è un gruppo variegato di donne, in cui ognuna ha messo in campo le proprie competenze per lanciare la campagna.

Oggi pomeriggio abbiamo una riunione in cui definiremo quali saranno le prossime tappe di una rivendicazione che dopo la scelta di Musumeci urla ancora più forte – dichiara infine la Lodato – Stiamo cercando di dare voce a ogni singola persona quindi stabiliremo anche una metodologia che ci consentirà di rappresentare tutte.

Le dimissioni di Figuccia sono ormai nelle retrovie del nostro pensiero perché non ci interessa l’azione contro il singolo fine a stessa, tantomeno ci sarebbe bastato se Musumeci ci avesse dato rappresentanza con una sola donna in giunta. Noi vogliamo che i diritti costituzionali siano rispettati».  

Sonia Sabatino

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