Draghi e draghetti al lavoro per il Paese - QdS

Draghi e draghetti al lavoro per il Paese

Raffaella Tregua

Draghi e draghetti al lavoro per il Paese

domenica 14 Febbraio 2021

Ieri il presidente Draghi ha finalmente giurato, il Governo si è costituito, il passaggio della campanella con il predecessore Conte è avvenuto. Alcune riflessioni sul momento storico da condividere.

Nel precedente editoriale avevamo ipotizzato un governo dalle larghe intese, ricordando il pentapartito nato dalla formidabile alleanza del CAF (Craxi,Andreotti,Forlani), col PCI all’opposizione. Cadeva l’anno 2021, ecco spuntare un governo che comprende quasi tutto l’arco parlamentare ad eccezione di FdI. 

Leggero nervosismo della Meloni nel ricordare la firma di  un patto antiinciucio con gli alleati di allora, ormai rinnegato, rinforzando così la sua posizione da donna coerente, cosa non da poco nella politica di oggi. Se ne ricorderanno gli elettori a fine legislatura quando si andrà a votare? Dipenderà da quanto questo Governo sia riuscito a fare sotto il profilo sanitario e soprattutto economico per gli italiani. Perché i tanto decantati 209 miliardi vedranno la luce soltanto se si presenteranno progetti che stanno dentro le linee guida indicati dall’Europa.

Ecco dunque la ragione per cui il presidente della Repubblica Mattarella ha voluto il professore Draghi. Ecco la ragione per cui il Governo presenta una formazione limpida nell’assegnazione degli incarichi ai 23 Ministri, di cui appena 8 donne. Prima riflessione sui valori di una sinistra moderna e femminista (Nilde Iotti docet) che non ha ancora compreso quanto maturo sia il tempo e quanto necessario sia dare spazio alle tante donne capaci e competenti. La ex ministra Madia si sorprende? Magari poteva pensarci prima. Il M5S incassa 4 ministeri, 3 vanno al PD, a FI e alla Lega, soltanto 1 a Italia Viva di Renzi (che mette il cappello su ogni singola dichiarazione come fosse il deus ex machina dell’operazione Draghi) ed 1 a Leu con la riconferma di Speranza. 

Una ripartizione equilibrata tra i partiti con ministeri di relativa importanza, alcuni senza portafoglio, assegnando le deleghe più significative a tecnici di altissimo livello e uomini di fiducia del Presidente. Un fisico al Ministero della transizione ecologica, Cingolani, ad esempio saprà portare esperienza e know-how nella sfida che lo attende. Otto tecnici draghiani che pesano molto e quindici politici draghetti. Ma qualcuno disse che si fa il pane con la farina che si ha.

Così felici e contenti tutti, tranne il M5S in piena bagarre tra correnti e ventate che confondono gli elettori. Di Battista col suo “ne valeva la pena?” scuote un Movimento che da quando è al potere ha perso identità e strada maestra. Il vincitore che intasca il terzo incarico in tre governi è Di Maio (ancora Esteri) che ha forse imparato quanto sia utile tenere a volte il low profile.

Il Presidente Draghi persegue governabilità e durata per arrivare con armonia alle prossime elezioni del Presidente della Repubblica. I partiti dovranno dimostrare di essere adulti e lavorare per il bene del Paese. Il mondo internazionale politico e finanziario si fida del Presidente Draghi, conosce la sua riservatezza nei modi e nella comunicazione, cosa che segna una decisa svolta anche nella sostanza.  Il Presidente Mattarella si fida di lui e del lavoro svolto alla Bce, noi ci fidiamo perché chi ha dimostrato di saper fare, saprà fare ancora. Non brilleranno forse miracoli nel cielo, ma la forza del  fuoco dragoniano riaccende una speranza di ripresa. 

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