Emergenza negli ospedali di Paternò e Caltagirone: pochi medici

Ospedali Caltagirone e Paternò, l’Sos dalla Medicina trasfusionale: “Rimasti senza medici, da luglio evase solo le emergenze”

Filippo Calascibetta

Ospedali Caltagirone e Paternò, l’Sos dalla Medicina trasfusionale: “Rimasti senza medici, da luglio evase solo le emergenze”

Salvo Catalano  |
venerdì 21 Luglio 2023

I Servizi di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale degli ospedali di Caltagirone e Paternò sono sull’orlo del collasso

I Servizi di Immunoematologia e Medicina Trasfusionale degli ospedali di Caltagirone e Paternò sono sull’orlo del collasso. A reggerli sono rimaste solo in due: la dottoressa Inghilterra a Caltagirone e la dottoressa Coco a Paternò. Sopravvissute a quella che sembra l’ennesima battaglia a eliminazione sempre più frequente negli ospedali periferici: non solo i bandi di concorso per nuove assunzioni sono andati deserti negli ultimi anni, ma chi già ci lavorava ha finito per scappare via.

Il Simt, il servizio di immunoematologia e medicina trasfusionale, ha un ruolo chiave in un ospedale: garantire tutte le attività di raccolta e produzione di emocomponenti e di medicina trasfusionale, in emergenza e in regime ambulatoriale. Per andare avanti, un ospedale deve necessariamente avere un centro trasfusionale di riferimento. Quello di Paternò, ad esempio, evade anche le richieste degli ospedali di Biancavilla, Bronte e Militello. Pochi giorni fa il dottore Salvatore Platania, direttore dell’unità operativa complessa che coordina i Simt di Caltagirone e Paternò, è stato costretto a scrivere una lettera ai vertici dell’Asp di Catania per lanciare un disperato allarme e arrendersi all’evidenza: “A fronte della gravissima criticità di carenza della dotazione organica – si legge – si comunica che nei turni pomeridiani verranno evase solo richieste di comprovato carattere di emergenza/urgenza”.

Turni massacranti

Dallo scorso 2 luglio, cioè, per alleviare il carico di lavoro, nel pomeriggio si faranno solo turni di reperibilità in caso di emergenze. Da settimane , infatti, le giornate tipo delle professioniste rimaste in servizio, affiancate proprio dal direttore Platania, sono un susseguirsi di presenza in servizio e turni di reperibilità consecutivi, senza interruzione, h 24 comprese le notti. “Il perdurare di tale stato di carenza di organico – si legge nella missiva inviata ai vertici dell’Asp – potrà pregiudicare il rinnovo di autorizzazione e accreditamento da parte del Centro Regionale Sangue ed essere potenziale motivo di serio rischio clinico a fronte delle attività ormai non più ordinarie e certamente non più sostenibili a lungo dal personale dirigente medico rimasto in servizio, in considerazione anche dei turni di riposo e ferie per recupero psico-fisico, come sancito dal Contratto nazionale del lavoro e da varie norme in materia”.

Un disperato appello a cui segue l’invito a procedere con “procedure straordinarie per il reclutamento di personale già formato per la medicina trasfusionale” e l’assunzione di quattro nuovi dirigenti medici a seguito dell’ultimo concorso espletato il 4 luglio. Tuttavia sarebbero risultati vincitori solo specializzandi. D’altronde per lavorare nella medicina trasfusionale non serve un’unica specializzazione: oltre a medici specializzati in Ematologia, possono prestare servizio anche professionisti della Medicina interna, Microbiologia, Igiene, Patologia clinica, Microbiologia, tutte specializzazioni equipollenti alla Medicina trasfusionale.

La fuga dei medici

Se a Caltagirone l’episodio finale è stata l’assenza per malattia di uno dei due dirigenti medici rimasti, a Paternò è da un anno e mezzo che, tranne piccole parentesi, a reggere il reparto è rimasta una sola dottoressa, coadiuvata dal direttore dell’unità complessa. Gli altri medici sono, a uno a uno, scappati: chi per malattia prolungata, chi per infortunio sul lavoro, chi per congedo, chi infine ha ottenuto un’aspettativa per tre anni e si è ricollocato in un altro ospedale di Catania, più grande e meno problematico. Rimangono in pochi a reggere eroicamente il disastrato sistema sanitario nazionale anche alla periferia dell’impero.

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