Enigma Palermo - QdS

Enigma Palermo

Antonino Lo Re

Enigma Palermo

Giovanni Pizzo  |
martedì 03 Ottobre 2023

Un palcoscenico che fin dall’inizio trabocca di contraddizioni. E sono proprio queste a costruire l’Enigma del titolo

Sala strapiena. Popolo Orlandiano orfano che si saluta come i reduci della seconda guerra mondiale. Finalmente Lui. Il Profeta. Sul palco oltre al moderatore e Lui, Lucaxtutti, Pif e Costanze Reuscher, giornalista tedesca e coautrice del libro Enigma Palermo. Un palcoscenico che fin dall’inizio trabocca di contraddizioni. E sono proprio queste a costruire l’Enigma del titolo.

Prima domanda: Ti candidi?

“Io sono convinto di proporre un’alternativa alla destra di oggi”  – È la risposta immediata, senza fronzoli o pudori del Profeta di Palermo. Subito un Io, senza remore. Nel mondo di Orlando il noi non esiste. C’è Lui e la città, una città x l’Uomo, in cui l’uomo è sempre Lui. “Sono l’alternativa, continua Orlando, sui valori, i diritti, i migranti. Se occorre che mi candido, mi candido. Solo che Io, non Noi, ho il consenso, ma non la corrente. La correntocrazia distruggerà il PD entro due anni. La Meloni ci ha indicato la via. Ha fatto opposizione, il PD ha fatto potere”. È la sintesi del suo manifesto politico. Piacerà alla Schlein?

Il professore di costituzionale continua. “E questo perché la legge elettorale è sbagliata, non premia le persone, ma i capicorrente.” Applausi. Volgo il mio sguardo verso il pubblico. A parte qualche giovane simpatico, tra cui mio figlio, presente al cinema Rouge e Noir perché ci lavora, molte teste canute, reduci come me della lunghissima, mezzo secolo se consideriamo la parentesi democristiana, parabola del Leviatano di Filaga. Perché Leviatano direte voi? Perché il professore, Uno e Trino, è l’unico politico italiano del dopoguerra che ha riunito in se il potere temporale e quello spirituale. Come il mostrum del Leviatano di Thomas Hobbes. Fondando una confessione Orlandiana, cattolica ma tipicamente protestante. E torniamo alle contraddizioni, ai chiaroscuri di Palermo.

Pif cerca di risollevare il pubblico dalla voce grave e dai toni inquisitori del vecchio Savonarola panormita. “Orlando ha tirato fuori quella speranza che prima non c’era. Diceva le cose dritte. Impopolari. Dopo le stragi era l’uomo giusto al momento giusto. Però se Totò Cuffaro si candida io lo voto (risate dalla sala)”

Ma è tutto oro ciò che ha luccicato? Chiede il moderatore. “Dopo la fine dell’esperienza di Sindaco mi sono fermato a riflettere, e non mi sono candidato alle nazionali e regionali.”

Errori commessi?

“Gli ultimi due anni sono stati i peggiori della mia vita. Se mi fossi dimesso inizi 2020, avevo scritto la lettera di dimissioni, cup de teatre, alla fine del 2019, sarei uscito alla grande. Ma poi arriva il Covid, gli assalti ai supermercati durante la pandemia, il tentativo di controllo mafioso. Non potevo mollare. I consiglieri eletti con me sono passati dall’altra parte. Ho portato la croce era giusto così.” Lui non è uno Schettino qualsiasi. Lui è Leoluca, l’ultimo Leone di Palermo.

“Ora è finito l’anno sabbatico – riprende – ho perso qualche chilo, questo di oggi è un libro non di storia, ma di attualità e di futuro. Sul tema dei Migranti e quello delle stragi non risolte.

Costanze Reuscher lo contesta, e torniamo alle contraddizioni. “Io sono una storica ed ho scritto un libro sulla storia di questa città. È un epoca che ha scritto con la sua politica”. Il Profeta non ci sta. La profezia è futuro, è la voce di Dio che si incarna in un uomo.

La vicenda Falcone e la vicenda del padre di Orlando – riprende il povero moderatore che cerca un binario su cui riportare il dibattito di morettiana menoria – “È fondamentale fare i conti con il passato”. “È stato sofferto ma difficile affrontare questi temi –  Dice la Reuscher – lui si chiudeva e sfuggiva”.

Lui, Luca, si immerge nei ricordi per affrontare la prima domanda. “l’Aula bunker la mia prima esperienza costruttiva. Eravamo delle entità isolate nei nostri palazzi. Io ho chiesto che si facesse verità e giustizia. Per le cose che già il palazzo di giustizia sapeva. Per avere brandelli di verità ci sono volute le stragi. Io non chiederò mai scusa per le mie dichiarazioni, la chiedo per il tono”. Svicola, si vede che li è in difficoltà. Gli attacchi a Falcone furono concentrici, fu attaccato per il suo senso delle istituzioni.

Lui dichiara che Paolo Borsellino voleva arrestare Giammanco. “Ho risposto a queste accuse di attacco a Falcone dando organicità di chiave di lettura nel libro”. Mi toccherà leggerlo questo libro, ma temo di sapere come va a finire.

La mafia è ancora pericolosa, quale è la percezione?

“La città sembra più libera dalla paura – risponde Costanze – Non ha più in mano le anime delle persone. Il problema dei migranti è ovunque ma non a Palermo. Qui sono una risorsa di capitale umano”. Questo è vero. È  dato non contestabile.

Subito il Monito di Orlando. C’è sempre la zona grigia. “La mafia c’è sempre, ma dopo la mia stagione non governa più Palermo”.

“Non ho lasciato l’erede, che palle, io non ho eredi, non ne posso avere per come sono fatto. Perché io rifiuto l’appartenenza. Io rifiuto anche l’appartenenza a mio padre. Io non sarò mai un capo, io tento di fare il leader. Nessuno ha chiesto a La Pira chi è il suo erede. Ha seminato. Io ho paura che adesso si possa perdere la libertà che io ho seminato. E si estenda la zona grigia. Lagalla è un sindaco non libero. Perché accetta di essere appoggiato da Dell’Utri e Cuffaro. La Meloni ha ritirato la Varchi perché Lagalla era appoggiato da quelli”. Applausi di un popolo che ritrova il mattatore, il fustigatore.

“Bisogna mettere in sicurezza i successi raggiunti – critica la tedesca Constanze –  Un Sindaco lascia un metodo. E lui non lo ha fatto. E le cose fatte si sbriciolano. Punto debole di Luca”. Uno pari per la Germania. Applausi.

“Nessuno mi ha chiamato per opporsi alla destra. A Lagalla. Avevo chiesto le primarie. Non mi hanno calcolato per miopie correntizie. Il rischio è che il diritto torni ad essere un favore”. Tenta la rimonta il vecchio leone.

“Noi siamo mediorientali e orgogliosi europei, ma che c’entra la munnizza e carta d’identità che faccio ad Altofonte – dice il moderatore  – perché a Palermo non si può?” “Riguarda i comuni del Mezzogiorno dove i servizi, la macchina non funziona. Il più alto tasso di evasione dell’imu è nel quartiere libertà – buuuu del pubblico in sala, in gran parte proprio del quartiere in questione – I burocrati non hanno fatto un cambio culturale. C’è una guerra tra i dirigenti del comune. Tanto Orlando non potrà essere più ricandidato, dicevano nelle intercettazioni (ma non li ha nominato lui in quarant’anni di regno?). Io nei palazzi romani non sono amato, perché ho attaccato i loro genitori politici. L’idea della delega non può funzionare. E si allarga la zona grigia. Clientelismo, appartenenza, chi te l’ho fa fare, pensa ai fatti tuoi”. Slogan di tipico stampo retino d’antan. Il canovaccio dell’attore consumato, forse troppo.

Palermo è questa. È chiaroscura. È piena di contraddizioni, e sembra che il libro ne sia la summa. Per noi abituati a vedere con poca luce è normale, ma per tutti gli altri Palermo è un’Enigma.

Così è se vi pare.

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