L’estate continua tra sole e un mare di… disperati: dopo una breve tregua, torna l’emergenza sbarchi - QdS

L’estate continua tra sole e un mare di… disperati: dopo una breve tregua, torna l’emergenza sbarchi

Carmelo Lazzaro Danzuso

L’estate continua tra sole e un mare di… disperati: dopo una breve tregua, torna l’emergenza sbarchi

martedì 12 Settembre 2023

Centinaia di migranti sono arrivati nel fine settimana a Lampedusa. A mancare sono le soluzioni strutturali

ROMA – Un viaggio che rischia di costare la vita e poi la permanenza in quella che per molti rappresenta una sorta di prigione. Perché per i migranti che arrivano in Italia spesso il nostro Paese è soltanto questo, un luogo dove vengono trattenuti in attesa di raggiungere altre parti d’Europa.

Tracciare un quadro chiaro dell’emergenza migranti diventa sempre più difficile, tra numero di sbarchi aumentato a dismisura rispetto allo scorso anno (già 115 mila contro i 105 mila di tutto il 2022), battibecchi politici tra maggioranza e opposizione – che a tutto servono tranne che a risolvere la questione – e un’Europa che appare ancora colpevolmente lontana dai problemi reali degli Stati membri.

Nel fine settimana a Lampedusa, dopo qualche giorno di tregua, i migranti sono nuovamente arrivati via mare. Sono state registrate oltre cinquecento persone, oltre alle 142 arrivate domenica pomeriggio sull’isola su un vecchio peschereccio scortato sino al molo Favaloro. Tra loro anche cinque donne e dieci minori. Per tutti, dopo un primo triage sanitario è stato disposto il trasferimento nell’hotspot di contrada Imbriacola, tornato rapidamente a riempirsi. Nella struttura, dopo i maxi trasferimenti dei giorni scorsi disposti dalla Prefettura di Agrigento d’intesa con il Viminale, erano rimasti 19 ospiti, ma adesso ci sono circa seicento persone.

All’interno del centro, affidato adesso dalla Croce rossa italiana, la gestione, seppur complicata, continua a essere sotto controllo, ma è ovvio che flussi così ingenti e costanti nel lungo periodo rischiano di mettere in ginocchio un assetto che soltanto da pochi mesi (proprio con l’ingresso della Cri) sembra aver trovato un equilibrio maggiore rispetto agli anni passati.

Ieri sul tema – organizzato nel Giardino dei Giusti di Palermo dal Centro Astalli, dall’associazione ex alunni del Gonzaga e da Raizes – si è svolto un convegno cui hanno preso parte, tra gli altri, il commissario straordinario per l’Emergenza migranti, il prefetto Valerio Valenti, il presidente del Centro Astalli, padre Camillo Ripamonti e l’attivista dei diritti umani Remon Karem. Nel corso dell’incontro il commissario Valenti, ha snocciolato i numeri del fenomeno e fatto un punto su iniziative e criticità affrontate quotidianamente. Per Valenti, l’incremento dell’84 per cento rispetto allo scorso anno per quanto riguarda gli arrivi sulle nostre coste ha rappresentato il passaggio “da una fase di gestione ordinaria a una fase di gestione straordinaria che ha portato il Governo a proclamare lo stato di emergenza, una scelta legata soprattutto alla tipologia dei flussi molto concentrati su Lampedusa”.

“La prima cosa che dicono i migranti quando arrivano nell’isola – ha aggiunto – è che vogliono andare via al più presto. Sanno che li attende qualcos’altro in Italia e in Europa. Alcuni hanno l’aspettativa di raggiungere i familiari al Nord Europa, ma le regole di Dublino impongono all’Italia, Paese di primo ingresso, di farsi carico di tutte le procedure legate alle richieste d’asilo. In qualche modo l’Italia diventa una sorta di ‘prigione’, un posto nel quale necessariamente devono rimanere per i tempi legati alle procedure di asilo”.

Il commissario di Governo ha poi fatto l’esempio di Ventimiglia: “I migranti rimangono sul territorio italiano perché la Francia li respinge, quindi abbiamo anche questo ulteriore problema di farci carico di un numero di migranti che in valore assoluto può apparire irrisorio ma che bisogna confrontare con il tema dell’integrazione, di cui poco si parla ma che è quello più importante di tutti. È l’integrazione che fa la differenza, che fa diventare cittadini”.

La polemica sull’accoglienza – ha affermato ancora Valenti – è molto strumentale. C’è tanto da correggere, è vero. C’è il regolamento di Dublino, ci sono i tempi eccessivamente lunghi sugli accertamenti e ci sono aspetti burocratici e di modalità di gestione che possono essere migliorati, ma la vera sfida è la capacità di costruire una vera società multiculturale. Una comunità è tale se ha valori condivisi. È su questi valori che bisogna impegnarsi di più”.

All’emergenza Ucraina ha risposto tutta l’Europa in maniera solidale

E sulla gestione dei flussi bisogna anche considerare la pressione cui è stata sottoposta l’Italia a seguito di un’altra emergenza qual è la guerra in Ucraina, con migliaia di persone che hanno trovato rifugio nel nostro Paese. Anche questo fenomeno, secondo Valenti, ha contribuito a creare “la situazione particolare che si è creata oggi, soprattutto al Nord Italia. All’emergenza Ucraina ha risposto tutta l’Europa in maniera solidale, senza divisioni e senza polemiche. Si sono aperte strutture in poco tempo, alberghi, pagati anche al doppio e a volte al triplo dei costi corrisposti per l’accoglienza dei migranti a cui eravamo abituati e questo ha creato un fenomeno distorsivo nel mondo del terzo settore, che si è dedicato principalmente a questa accoglienza ucraina e ha declinato l’accoglienza di persone provenienti da Paesi soprattutto subsahariani e questo è un dato di fatto con cui dobbiamo confrontarci.

“Questo – ha aggiunto – determina alcune difficolta in questo momento. Non è neanche un tema di soldi o di risorse. Vengo da un confronto con l’Anci, che fa rivendicazioni non economiche. Non è un fatto di mercato saturo ma è un problema molto più complesso su cui anche la dialettica lascia il segno. Voglio essere ottimista. Noi continueremo a fare il nostro dovere. E seguiremo le linee che ci indica il Governo, perché siamo funzionari dello Stato e proseguiremo questo lavoro silenzioso”.

La crisi nella crisi: il dramma dei minori non accompagnati

ROMA – “L’assuefazione, la cultura del nemico, poi il contesto storico che stiamo vivendo, la pandemia, la guerra, l’inflazione, tutto questo crea quelle condizioni per cui dalla indifferenza si passa alla non preoccupazione a non compatire più neppure le persone che muoiono, compresi i bambini”. Sono queste le dure parole con cui padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli, è intervenuto nel corso di un incontro nel Giardino dei Giusti di Palermo, in un dibattito sui rifugiati.

Per padre Ripamonti a mancare è la compattezza dell’Europa su una questione così delicata: serve “una politica estera comune e che guarda al fenomeno migratorio come un fenomeno che interessa l’Europa, se non arriviamo a quel punto la situazione non cambierà. Dobbiamo entrare nell’ottica che è un fenomeno globale che va governato a livello internazionale ed europeo”.

C’è poi un altro aspetto da tenere presente, vale a dire quello dei minori non accompagnati, “un fenomeno che sta crescendo sempre di più”, come confermato anche dal prefetto Valerio Valenti, commissario straordinario per l’emergenza migranti. “Il 12 per cento degli ingressi – ha spiegato – è rappresentato da minori non accompagnati, o meglio da presunti minori non accompagnati. C’è una fascia, il 35 per cento, che è compreso tra zero e 14 anni e il 65 per cento è compreso tra i 16 e 18 anni. La legge Zampa prevede nell’accertamento della minore età la possibilità di potersi sbagliare di due anni, quindi c’è anche un tema legato all’effettiva minore età su cui il Governo prossimamente vorrà provare a essere più puntuale. Un accertamento più tempestivo consente di non negare a nessuno il diritto di chiedere protezione ma di gestire i minori effettivi”.

Sempre sul fronte minori, poi, occorre fare grande attenzione a situazioni che rischiano di degenerare e portarsi dietro criticità sempre maggiori. “C’è un nuovo fenomeno – ha sottolineato Valenti – legato all’immigrazione, che è l’arrivo sulle nostre coste di bambine sole, anche molto piccole, che vengono affidate a parenti o addirittura a persone appena conosciute. Alcune vengono mandate qui con l’idea di doversi sposare, illudendole che dopo il matrimonio avrebbero potuto conseguire la cittadinanza. È un fenomeno grave lo sfruttamento di minori, su cui mi sento emotivamente coinvolto. Tutto questo è inaccettabile”.

Lo scenario mediterraneo e mondiale è quindi in grande mutamento e per padre Camillo Ripamonti è necessario che il legislatore riesca a seguire questi trend e agire di conseguenza. “Se si facesse una legge nuova che risponda alle esigenze di un mondo che è cambiato – ha detto il religioso -forse si riuscirebbe ad affrontare il tema in modo più ragionevole, che non è solo fatto di rimpatri. C’è la questione di persone che restano irregolari sul territorio italiano, ed è quel mondo che sfugge dalle possibilità di vedersi garantiti i diritti o che non ha la possibilità di crescere dal punto di vista umano e professionale”.

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