A Favignana oasi felina gestita da volontari - QdS

A Favignana oasi felina gestita da volontari

Pietro Vultaggio

A Favignana oasi felina gestita da volontari

giovedì 27 Luglio 2023

“Una sorta di fattoria didattica, dove poter far vedere a bambini ed adulti il nostro lavoro e le problematiche del mondo animale”, spiega la responsabile Milva Cavedoni al Quotidiano di Siclia

FAVIGNANA (TP) – A Favignana si è inaugurata una delle prime oasi feline su un’isola minore e in tutta la Sicilia. L’area è stata allestita completamente dall’associazione di volontariato Soccorso Animali Isole Egadi Odv, presente sull’isola dal 2015, per proteggere e prendersi cura dei gatti randagi dell’isola. Grazie al lavoro dei volontari di Saie, l’Oasi A-Mici di Saie è diventata una realtà, con l’obiettivo di offrire un rifugio sicuro e confortevole per i gatti della zona. Oltre a garantire loro cibo, acqua e cure veterinarie adeguate, l’oasi mira anche a promuovere l’adozione responsabile e sensibilizzare la comunità sull’importanza della tutela degli animali.

L’area dedicata offre spazi ampi e sicuri dove i felini possono vagare liberamente e interagire tra loro. Inoltre, sono state allestite zone riparate e confortevoli per garantire il riposo e il benessere dei gatti. Per capirne di più, abbiamo contattato Milva Cavedoni, tesoriere di Saie e responsabile dell’oasi felina: “In primis voglio sottolineare che siamo presenti nel registro nazionale delle associazioni di volontariato, avendo anche accesso al 5×1000 con la possibilità di scaricare i bonifici delle donazioni nella dichiarazione dei redditi per una maggiore trasparenza. La nostra realtà nasce nel 2015 per le esigenze dei gatti randagi, le nostre stime ci dicono che solo a Favignana sono presenti 2500/3000 felini. Siamo riusciti a registrare 15 colonie per un totale di 300 esemplari, che seguiamo quotidianamente. Ma l’esigenza dell’Oasi nasce da vari fattori, due dei quali la pericolosità geografica delle colonie, abbiamo infatti trovato diversi gatti morti a causa del passaggio di automobili, e la non garanzia di avere una vera e propria cura sanitaria”.

Cavedoni ci parla delle enormi difficoltà di gestione nel corso del tempo: “Per diversi anni non abbiamo avuto la presenza di un veterinario sull’isola, diversi sopralluoghi da parte dell’Asp di Trapani non hanno prodotto i risultati sperati. Fortunatamente un privato ha deciso di aprire un ambulatorio, con cui abbiamo subito fatto una convenzione, riuscendo ad essere così autonomi. Nel primo semestre di quest’anno siamo riusciti a sterilizzare e vaccinare 200 gatti”.

Dalla pericolosità delle colonie sparse su tutta l’isola, sei anni fa nasce l’idea di trovare un luogo protetto: “Dopo diverse richieste al Comune per poter avere in concessione un luogo dove esercitare il nostro volontariato, la luce in fondo al tunnel è arrivata grazie ad una associata proprietaria di una cava sul territorio. Abbiamo svolto tutte le pratiche burocratiche tramite un comodato d’uso gratuito e siamo riusciti così a pulirla e sistemarla grazie ad un accordo con il tribunale di Trapani, tramite cui sono giunti in cava persone che sono impegnate in lavori socialmente utili. Abbiamo costruito delle casette ed una recinzione con materiale totalmente riciclato, anche grazie ad una buona collaborazione dei favignanesi. La nostra spesa è stata di circa 400 euro”.

Cavedoni ci descrive gli obiettivi da perseguire: “A regime, prevediamo di ospitare circa 100 gatti nel corso di quest’anno. Nel frattempo speriamo anche di sensibilizzare la gente ed incrementare le adozioni. La nostra Oasi rappresenta una sorta di fattoria didattica, dove bambini ed adulti possono rendersi conto delle problematiche del mondo animale e dell’aiuto che l’uomo può dare. Vogliamo partire con la sensibilizzazione nelle scuole e poi far vedere il nostro lavoro”.

Sulla partecipazione delle istituzioni, la responsabile dell’oasi felina è chiara: “Non un soldo dei cittadini delle Egadi è stato speso per questo progetto. Riceviamo solo un piccolo contributo di solo qualche migliaio di euro a fronte di una spesa di circa 22mila euro l’anno, ma la maggior parte dei nostri introiti arrivano da donazioni private di persone che abitano al nord Italia”.

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