Agrumicoltori siciliani pronti ad abbracciare la ricerca: servono portinnesti per battere il Virus Tristeza
CALTAGIRONE (CT) – Al convegno organizzato da OP Arancia Rossa a Caltagirone si torna a discutere di fitopatie che interessano l’agrumicoltura siciliana. Il tema non è nuovo, ma il virus Tristeza ha evidenziato la necessità d’intervenire in maniera razionale e organizzata per la sostituzione delle vecchia piante con nuovi portinnesti resistenti al CTV.
Se in passato la sostituzione avveniva in maniera abbastanza “autonoma”, oggi sembra essere arrivata la consapevolezza di dover contare sulla ricerca e sugli enti che la conducono per garantire l’inserimento di specie nuovamente produttive.
Per queste ragioni l’Op Sicilia ha stretto i rapporti con il Crea – Ofa di Acireale e con questo ente ha avviato bandi che coinvolgono gli agrumicoltori locali al fine di sperimentare nei loro campi regionali nuove varietà di arancia.
“Produzione e ricerca – ha spiegato presidente dell’OP Rossa di Sicilia Giuseppe Di Silvestro – ora devono andare a braccetto. Di portinnesti ce ne sono un’infinità, ma al momento andiamo a tentoni e verso scelte che non hanno aiutato il produttore. Molti si sono inventati vivaisti e hanno sbagliato e sbagliare ha significato perdere tempo. Questa trasformazione durerà almeno venti anni e deve essere fatta bene. Dobbiamo puntare all’arancia rossa, il mondo andava verso il Biondo? Noi dobbiamo migliorare le varietà che identificano il nostro territorio e il Rosso è il prodotto commerciale del nostro territorio”.
Il programma con cui la ricerca entra negli aranceti siciliani è Fast Track, ovvero un sistema di incoraggiamento alla partecipazione di aziende private alla valutazione di nuove selezioni promettenti, ma che devono essere valutati in diversi ambienti per studiarne l’adattabilità. Fast Track prevede degli obblighi per i produttori, compensati però con eventuali vantaggi sullo sfruttamento commerciale della selezione ospitata e il riconoscimento di sconti sulle royalties stabilite dal Crea sulla base dell’effettivo interesse commerciale delle selezioni e l’effettivo interesse commerciale di quest’ultime.
In Italia il danno portato dal Citrus Tristeza Virus ha proporzioni sconcertanti. “Se il frutto pesa il 40 per cento meno e una produzione finale per pianta si aggira oggi sui 32-34 kg, studi del Dipartimento di Stato per l’Agricoltura degli Stati Uniti hanno stimato per l’Italia una perdita di ottocento mila tonnellate di prodotto ogni anno – ha spiegato Guido Sorrentino del Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’analisi dell’Economia Agraria (CREA), di Acireale -. Non possiamo più ignorare qualche fitopatia, non si può più fare “fai da te” e produrre senza sapere se la pianta è malata.
Oggi c’è chi torna ancora dall’Australia con dei frutti nascosti che potrebbero ospitare patogeni ed è incredibile che succeda ancora perché non si tiene conto del rischio di un’infezione potenziale nel proprio ambiente. Per il rispetto delle certificazioni europee ed italiane ci vuole un impegno immenso da parte di tutti i componenti della filiera, dal vivaio all’agricoltore, – ha evidenziato Sorrentino – tutto quello che accade e fa pensare all’ingresso di un patogeno, di un insetto alieno, va segnalato. Sosteniamo la ricerca perché il Psr ha proposto negli anni diverse misure per il sostegno degli agricoltori colpiti da Tristeza, ma siamo indietro, mancano ettari da convertire. Nessun contributo potrebbe risolvere una nuova emergenza, l’agrumicoltura si sta rimettendo in piedi ma anche noi dobbiamo fare la nostra parte”.
Chiara Borzì
Twitter: @ChiaraBorzi