Verderame: “Da immunoterapia e vaccini a Rna risposta personalizzata a neoplasie” - QdS

Verderame: “Da immunoterapia e vaccini a Rna risposta personalizzata a neoplasie”

Angela Ganci

Verderame: “Da immunoterapia e vaccini a Rna risposta personalizzata a neoplasie”

giovedì 08 Febbraio 2024

Francesco Verderame, Direttore Uoc Oncologia Medica all’ospedale Villa Sofia Cervello di Palermo. “La ricerca ci fornisce nuove armi, uso chemioterapia si ridurrà nel tempo”

PALERMO – Tumori e cure di avanguardia con efficacia dimostrata e riduzione dei possibili effetti collaterali, riconducibili a quelli riscontrabili nelle attuali chemioterapie. Questo oggi appare promettere l’immunoterapia, trattamento sperimentale che mira a risvegliare la capacità dell’organismo di difendersi dal tumore, “rieducando” il sistema immunitario a tenere sotto controllo ed eliminare efficacemente le cellule trasformate. Abbiamo approfondito il tema con l’esperto Francesco Verderame, Direttore dell’Uoc di Oncologia Medica dell’Azienda ospedaliera Villa Sofia Cervello di Palermo.

Dottore Verderame, quali sono i tumori oggi più diffusi?
“Esistono in termini di incidenza (cioè nuovi casi per anno) quattro neoplasie che vengono definite come Big Killers perché rappresentano una grossa fetta di neoplasie: carcinoma della mammella, del polmone, del colon e della prostata. In Italia ogni anno si contano circa 400.000 nuove diagnosi di neoplasia e queste quattro rappresentano nella popolazione circa il 50% di tutti i casi. La gravità è correlata non solo al tipo di neoplasia, ma soprattutto alla sua diffusione al momento della diagnosi, ovvero allo stadio. In neoplasie per le quali esistono dei trattamenti efficaci difficilmente si possono ottenere risultati in termini di guarigione o di controllo della malattia, se diagnosticate tardivamente. Esistono poi delle neoplasie per le quali esistono scarse opzioni terapeutiche; tra queste sicuramente sono da includere il carcinoma del pancreas e le neoplasie cerebrali (in particolare il glioblastoma), ma anche in questo caso la diagnosi tempestiva, quando possibile, può modificare la prognosi del paziente. Mi preme in questa sede spendere una parola sul concetto di diagnosi precoce: ogni neoplasia ha una più o meno lunga storia alle spalle prima di manifestarsi con sintomi, la diagnosi precoce ha l’obiettivo di identificare la presenza della neoplasia prima dell’insorgenza dei sintomi, quando le sue dimensioni sono molto piccole e quindi prima che abbia messo in atto quei meccanismi che portano alla sua diffusione locale (infiltrazione) o a distanza rispetto alla sua sede di insorgenza (metastasi). Esistono alcune neoplasie per le quali la diagnosi precoce è possibile attraverso l’esecuzione di test di screening, mentre per altre ciò non è possibile e pertanto spesso la diagnosi precoce è frutto del caso. Purtroppo l’adesione alle campagne di screening che il sistema sanitario nazionale propone, per fortuna sempre con maggiore estensione di popolazione, è scarso. Addirittura al Sud e nelle Isole (compresa quindi la nostra Sicilia) l’adesione per eseguire la mammografia non è superiore al 25%, per la ricerca del sangue occulto nelle feci è del 10-12% e per il pap test intorno al 20%”.

Riguardo alle nuove terapie per i tumori, cosa può dirci della chemioterapia e della più recente immunoterapia?
“Negli anni e per fortuna la ricerca ci ha fornito sempre nuove armi per il trattamento delle neoplasie. Fino ai primi anni duemila avevamo a disposizione, oltre alla chirurgia ed alla radioterapia, la sola chemioterapia. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito invece all’evoluzione dell’immunoterapia che mette in atto un concetto molto caro da tempo ai ricercatori, ovvero fare in modo che sia il nostro sistema immunitario a riconoscere il tumore come estraneo e combatterlo. Siamo passati quindi da trattamenti contro il tumore a trattamenti per il sistema immunitario che, una volta attivato, combatte la neoplasia. Questa è stata una vera rivoluzione. L’immunoterapia da sola o in associazione alla chemioterapia (ma con una netta riduzione dei cicli complessivi della stessa) ha permesso di ottenere dei vantaggi in termini di cronicizzazione della malattia nei pazienti metastatici, veramente impressionanti. Le sopravvivenze per tumori come quello del polmone si sono modificate sensibilmente e la qualità di vita del paziente è migliorata, e questo per il diverso profilo di tossicità degli immunoterapici rispetto ai chemioterapici. Il paziente deve comunque recarsi in ospedale regolarmente (ogni 2-3-4-6 settimane) per fare l’infusione (a seconda del diverso immunoterapico somministrato), ma gli effetti collaterali sono modesti, più rari e spesso ben prevedibili e diversi rispetto alla chemioterapia. Esiste una grande ricerca in questo campo e si vanno identificando sempre più sottotipi di neoplasia che presentano una sensibilità a questi nuovi trattamenti. Purtroppo persistono neoplasie che nonostante la ricerca non danno a oggi le risposte sperate, in particolare le neoplasie al pancreas e le neoplasie cerebrali non solo non sono attualmente curabili, ma sono anche poco cronicizzabili, un grosso obiettivo per tutte le neoplasie in fase metastatica”.

Quali sono a suo avviso le prospettive future nel campo dell’immunoterapia?
“In atto possiamo dire che siamo all’inizio dell’era delle immunoterapie, nei prossimi anni, con il riconoscimento di nuovi target per i farmaci immunoterapici, probabilmente aumenteranno le loro combinazioni, ottenendo sempre un maggiore e duraturo effetto. Inoltre grande interesse stanno suscitando i nuovi vaccini a RNA che permetteranno di avere una risposta personalizzata alle neoplasie, tutto questo porterà a una ulteriore riduzione dell’utilizzo della chemioterapia nel tempo”.

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