Gilberto Ventura: "Comunità ebraica molto diffusa in Sicilia e strettamente legata al territorio" - QdS

Gilberto Ventura: “Comunità ebraica molto diffusa in Sicilia e strettamente legata al territorio”

Chiara Borzi

Gilberto Ventura: “Comunità ebraica molto diffusa in Sicilia e strettamente legata al territorio”

martedì 14 Febbraio 2023

Forum con Gilberto Ventura, Rabbino capo della città di Catania

Intervistato dal vice direttore, Raffaella Tregua, il Rabbino capo della città di Catania, Gilberto Ventura, risponde alle domande del QdS.

Nel 1493 l’Inquisizione costrinse gli ebrei a lasciare la Sicilia. Quanto è numerosa la comunità ebraica nell’Isola e in particolare a Catania?
“Il 20 per cento della popolazione catanese è composta da persone con radici giudaiche. La nostra comunità nasce dall’iniziativa di venti soci provenienti da Washington, Philadelphia, Roma e Bologna. L’evidente risveglio locale è stato accompagnato dall’interesse in prima persona del World Jewish Congress, arrivato a Catania per conoscere la nostra attività. A livello regionale la Carta delle Giudecche di Sicilia ha associato 54 sindaci dell’isola (e 27 in Calabria), con il patrocinio dell’assessorato regionale agli Enti locali. Sono state riscontrate chiare evidenze ebraiche in tutta l’Isola. A Bivona, in provincia di Agrigento, per esempio, il 90 per cento della popolazione lo è di origine”.

L’espulsione degli ebrei dalla Sicilia ha avuto un impatto importante?
“Il 50 per cento degli ebrei fu espulso, mentre un altro 50 per cento restò nell’Isola dichiarando la conversione, ma continuando a vivere rispettando i precetti in casa. In Spagna e Portogallo la storia è stata più dura”.

Lei è nato in Brasile. Cosa l’ha portata qui in Sicilia”
“Nella storia gli ebrei che lasciarono la Spagna si rifugiarono in Olanda, mentre gli ebrei che abitavano il Portogallo furono mandati in Brasile. Questo era l’esilio per le prostitute, i ladri e le persone che non rinnegavano il giudaismo. Dopo cinque secoli gli ebrei in Brasile non conoscono questa storia, ma quattro milioni di persone conservano radici giudaiche, vivendo in una società dove guarda caso c’è molto poco antisemitismo. Ecco perché vengo dal Brasile. Su cosa mi ha portato qui, probabilmente è una domanda che devo condividere con mia moglie: insieme condividiamo la missione di insegnare il giudaismo, i suoi valori, ma ancora più importante diffondere il messaggio della religione ebraica che trascende dalla sinagoga”.

Dove si trova la sinagoga a Catania?
“Si trova in via Leucatia, nell’ultimo piano del Castello di Leucatia. L’abbiamo ricevuta in concessione e crediamo che nulla accade per caso: di solito andiamo a finire in un immobile anonimo, ma in questo caso siamo all’interno di uno stabile costruito da ebrei, diventato Comando tedesco durante la Seconda guerra Mondiale e alla fine sinagoga. All’interno c’erano già le Stele di Davide. Oggi contiamo una trentina di fedeli, che diventano un centinaio riunendo le persone a noi vicine. Il nostro obiettivo è accrescere la fede e il numero di fedeli. La nostra è l’unica comunità funzionante da Napoli in giù. In Sicilia sono vicini a noi persone da Siracusa, Agrigento, Palermo”.

Quanto è forte l’impronta giudaica in Sicilia?
“Basta riconoscere cognomi come Di Dio per comprenderne l’origine ebraica e immaginare quanto sia in realtà ampia la base della nostra comunità nell’Isola. Ma è altrettanto possibile trovare in giro per il mondo radici siciliano-ebraiche, come accade per esempio con la Comunità del Canada. Abbiamo costituito un’associazione impegnata a cercare i luoghi in cui ha vissuto la comunità ebraica della Sicilia: parliamo davvero di archeologia, ma diamo anche la possibilità di analizzare la genealogia per riscoprire la propria discenda. Gli ebrei sono venuti in Sicilia nel Duecento e non sono più andati via”.

Come vi ponete nei confronti delle conversioni religiose?
“La nostra comunità resta aperta all’accoglienza di tutti i fratelli e nei casi che lo richiedono valuta la veridicità della fede. Il nostro obiettivo è fare crescere il credo e il numero di credenti. Come già detto, il vero messaggio del giudaismo è l’apertura: non delegittimiamo nessuno né respingiamo chi si avvicina a noi con una fede differente”.

Il terribile insegnamento dell’Olocausto e le riflessioni sull’umanità di ieri e oggi

Qual è il messaggio della fede ebraica?
“Il senso del messaggio del giudaismo, del Profeta, è un messaggio importante perché parla del particolare e dell’universale. Abbiamo un nucleo in cui nell’immaginario vogliamo racchiude l’importanza del pensiero di giustizia o fratellanza tra le persone. Poi c’è il messaggio universale secondo cui tutti noi esseri umani discendiamo da una coppia, Adamo ed Eva, quindi in ultima istanza, in quanto uomini, siamo tutti fratelli. Il vero messaggio del giudaismo è l’apertura verso i fratelli, andare nelle strade per provare a costruire una società migliore. È bene conoscere quello che pensano i Profeti e cosa c’è scritto nella Torah, ma dobbiamo fare, agire, e non solo per i giudei. Il giudaismo non è un credo chiuso, è aperto, per creare una società con più amore, giustizia e pace. Il nostro scopo deve essere vivere da bravo cittadino, bravo dottore, bravo vicino”.

Nel ricordare l’Olocausto qual è la giusta riflessione da compiere secondo lei?
“Nei giorni scorsi siamo stati nelle scuole per parlarne. Ritengo che la domanda abbia una risposta nella Torah: pensando a quel tristissimo evento tutti ci facciamo domande sulla condotta di Hitler, ma difficilmente riflettiamo su noi stessi e le comunità di persone che vivevano in quel tempo? Cosa è stata l’umanità negli anni dell’Olocausto? Cosa facevano le persone quando ogni giorno sentivano giudizi negativi sugli ebrei? Dio ha domandato a Caino: ‘Dov’è tuo fratello?’. La domanda più importante nella Torah è: ‘Dove sei tu?’. Così si può dare una risposta quando si pensa alle condizioni riservate agli ebrei, ma anche per esempio agli omosessuali”.

Un impegno condiviso per un futuro più roseo

Viviamo ancora oggi in una società di conflitti…
“Viviamo in un mondo in cui tutti gli uomini sono in lotta. L’educazione delle persone è verso l’Io. Se la mia religione crede nel paradiso va bene, altrimenti andrò all’inferno. Questo è pericoloso: contrappone le persone e delegittima le diverse posizioni. Ognuno conserva invece naturalmente la propria identità e capendo questo il giudaismo parla di universalità. Conosciamo la storia, ognuno ha la propria identità e per questo noi parliamo di universalità. Se sei cristiano hai una religione differente, d’accordo, ma discendiamo dalla stessa coppia. Com’è possibile allora che oggi gli uomini siano in lotta? In tutte le scritture ebraiche c’è l’insegnamento a promuovere giustizia, fratellanza e pace. Impegniamoci per questo futuro”.

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