Il Governo punta sui prodotti Dop. In Sicilia “brillano” 36 eccellenze - QdS

Il Governo punta sui prodotti Dop. In Sicilia “brillano” 36 eccellenze

Adriano Agatino Zuccaro

Il Governo punta sui prodotti Dop. In Sicilia “brillano” 36 eccellenze

mercoledì 04 Ottobre 2023

Il ministro Lollobrigida ha annunciato l’apertura di un tavolo per valorizzare sugli scaffali i cibi di origine protetta: “Rendere più trasparente la riconoscibilità e la provenienza degli alimenti”

ROMA – Il Governo ha annunciato che intende “spingere” i prodotti di origine protetta. Si tratta di un comparto, quello del cibo e del vino Dop Igp, che nel 2021 ha raggiunto un valore complessivo alla produzione pari a 19,1 miliardi di euro (+16,1% su base annua) e un export da 10,7 miliardi di euro (+12,8%). Un tesoro da proteggere e valorizzare che in Sicilia pesa 536 milioni di euro (2021) contro i ben 4,8 miliardi di euro del Veneto. Tra i prodotti più apprezzati in Italia e nel mondo ci sono i formaggi. Lo sa bene il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida che nei giorni scorsi ha dichiarato: “Apriremo un tavolo insieme ai produttori di Formaggi Dop per valorizzare sugli scaffali i prodotti di eccellenza, senza particolari aggravi per la distribuzione, e dare la possibilità alle persone di sapere verso quali cibi indirizzarsi e scegliere in maniera più oculata cosa acquistare”. Lombardia, Veneto e Piemonte sono leader in questo settore. I formaggi siciliani Dop sono 5: la Provola dei Nebrodi Dop, il pecorino siciliano, il Piacentinu ennese, il Ragusano, e la Vastedda della Valle del Belice.

Questi fanno parte dei 36 prodotti siciliani che figurano nell’elenco delle denominazioni italiane, iscritte nel Registro delle denominazioni di origine protette (Dop), delle indicazioni geografiche protette (Igp) e delle specialità tradizionali garantite (Stg). Il Registro, aggiornato il 23 marzo scorso sul sito del ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, presenta una suddivisione che tiene conto della tipologia in cui è inserita una determinata denominazione.

Nella nostra Isola la tipologia più florida è “ortofrutticoli e cereali” con 20 occorrenze: Arancia di Ribera, Arancia Rossa di Sicilia, Cappero delle Isole Eolie, Cappero di Pantelleria, Carota Novella di Ispica, Ciliegia dell’Etna, Ficodindia dell’Etna, Ficodindia di San Cono, Limone dell’Etna, Limone di Siracusa, Limone Interdonato Messina, Nocellara del Belice, Pescabivona, Pesca di Leonforte, Pesca di Delia, Pistacchio di Raffadali, Pistacchio Verde di Bronte, Pomodoro di Pachino, Uva da tavola di Canicattì e di Mazzarrone.

Una buona rappresentanza anche per “oli e grassi” (7): Monte Etna, Monti Iblei, Val di Mazara, Valdemone, Sicilia, Valle del Belice e Valli Trapanesi. Per ciò che attiene i “prodotti di panetteria e pasticceria”, nell’elenco troviamo la Pagnotta del Dittaino, come “prodotti a base di carne” il Salame S.Angelo e tra gli “altri prodotti” il Sale Marino di Trapani e come dimenticare il Cioccolato di Modica? La provincia più rappresentata è Catania con 14 occorrenze, seguono nell’ordine Agrigento, Enna e Messina (9), Trapani e Ragusa (8), Siracusa (7), Palermo (6) e Caltanissetta (3). Si segnala che alcune denominazioni vengono prodotte contemporaneamente in più province.

“Dobbiamo spiegare che cosa c’è dietro questa eccellenza in termini di produzione e trasformazione ma allo stesso tempo difendere i nostri prodotti dall’aggressione di chi invece, sui mercati internazionali, utilizza il nome delle denominazioni senza che vengano realizzate con i nostri metodi e con la nostra capacità”. “Proprio per questo – ha aggiunto il ministro – abbiamo aumentato di 300 unità gli ispettori della tutela della qualità e della repressione frodi, per noi la difesa di questo valore aggiunto è fondamentale. Dobbiamo provare a difendere e a promuovere tutte le azioni in quest’ottica, con un maggior supporto normativo anche inteso come semplificazione burocratica”.

“In ogni Nazione estera dove andiamo – ha concluso il ministro – constatiamo un’espansione del mercato italiano, una capacità di affermarsi dei nostri prodotti sulla base della qualità, grazie anche al lavoro che stiamo facendo insieme alle associazioni di rappresentanza e alle nostre eccellenti aziende, che si sono affermate nel mondo. Non abbiamo paura né delle etichettature né di qualsiasi tipo di elemento che sia informativo, ma siamo fermamente contrari a ogni tipo di condizionamento. Dobbiamo rendere più trasparente la riconoscibilità e la provenienza degli alimenti perché le persone hanno il diritto di sapere cosa acquistano e cosa mangiano”.

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