Grano e mais, cosa cambia dopo lo stop all'accordo con la Russia

Grano e mais, cosa cambia dopo lo stop all’accordo con la Russia. E in Sicilia vola il prezzo del pane

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Grano e mais, cosa cambia dopo lo stop all’accordo con la Russia. E in Sicilia vola il prezzo del pane

Redazione  |
domenica 30 Ottobre 2022

Il blocco delle spedizioni di cereali sul Mar Nero è preoccupante soprattutto, sottolinea Coldiretti, per la fornitura di mais alle stalle italiane

La sospensione dell’accordo sul grano da parte della Russia fa sentire i propri pesanti effetti anche in Italia. Lo stop all’accordo interrompe infatti le spedizioni anche verso il nostro Paese, dove arrivavano dall’Ucraina quasi 1,2 miliardi di chilli di mais per l’alimentazione animale, grano tenero e olio di girasole nell’ultimo anno prima della guerra. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sugli effetti della decisione della Russia di interrompere l’accordo raggiunto con Nazioni Unite, Turchia e Ucraina per assicurare i traffici commerciali nei porti del Mar Nero.

Il blocco delle spedizioni sul Mar Nero mette in ginocchio gli allevatori italiani

Il blocco delle spedizioni di cereali sul Mar Nero è preoccupante soprattutto, sottolinea Coldiretti, per la fornitura di mais alle stalle italiane in una situazione in cui i costi di produzione sono cresciuti del 57% secondo il Crea, mettendo in ginocchio gli allevatori nazionali. L’Ucraina infatti con una quota di poco superiore al 13% per un totale di 785 milioni di chili è il secondo fornitore di mais dell’Italia, che è costretta ad importare circa la metà del proprio fabbisogno per garantire l’alimentazione degli animali nelle stalle. L’Ucraina garantisce invece appena il 3% dell’import nazionale di grano (122 milioni di chili) mentre sono pari a ben 260 milioni di chili gli arrivi annuali di olio di girasole, secondo l’analisi su dati Istat relativi al commercio estero 2021.

Lo stop al passaggio delle navi cariche di cereali sul Mar Nero alimenta il rischio carestia in ben 53 Paesi dove, secondo l’Onu, la popolazione spende almeno il 60% del proprio reddito per l’alimentazione. Un rischio anche per la stabilità politica proprio mentre si moltiplicano le tensioni sociali ed i flussi migratori, anche verso l’Italia. L’annuncio della Russia, afferma Coldiretti, “spinge infatti i prezzi con l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione, che si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l’oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati ‘future’ uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo solo virtualmente il prodotto, a danno degli agricoltori e dei consumatori”.

Intanto in Sicilia vola il prezzo del pane

L’aumento del costo delle bollette, tra gas ed energia, ha portato anche a un aumento delle materie prime e così anche il prezzo del pane sale. Luigi Modesto, responsabile Confintesa di Corleone ha chiesto: “Una convocazione urgente delle commissioni consiliari congiunte al sindaco Nicolò Nicolosi al fine di poter discutere di questo grave problema sociale che riguarda la base della alimentazione dei cittadini e soprattutto delle fasce più deboli e povere della popolazione; sono certo che insieme riusciremo a trovare delle possibili soluzioni quantomeno per tamponare il problema”

Pane di grano duro a 4 euro al chilo, mentre il pane di grano tenero anche a sei euro al chilo. Sono questi i nuovi prezzi per uno degli alimenti base della dieta quotidiana di molti stabiliti a Canicattì, dove i panificatori, riuniti in assemblea, hanno deciso collegialmente di far crescere il prezzo del pane a partire dal prossimo 31 ottobre. La notizia è raccontata da La Sicilia. 

La crescita dei prezzi della vendita agli utenti sono connessi all’aumento spropositato dei costi delle materie prime, con rincari anche del 400%. Così un filoncino da mezzo chilo (sia grano duro che grano tenero) costerà 2 euro; un chilo di quartini costerà 4 euro e 80 centesimi; i panini costeranno 5.20 euro al chilo e i bocconcini di grano tenero 6 euro al chilo, quindi 40 centesimi l’uno.

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