Competenze digitali, la Sicilia cenerentola d’Europa: i dati

I siciliani e il “rifiuto” della tecnologia, appena il 34% hanno competenze base in ambito digitale

Daniele D'Alessandro

I siciliani e il “rifiuto” della tecnologia, appena il 34% hanno competenze base in ambito digitale

Vincenza Grimaudo  |
martedì 03 Ottobre 2023

Nel 2030 l’Ue si è prefissata di arrivare all’80%, traguardo impossibile per l’Isola

L’utilizzo della tecnologia è ormai diventato imprescindibile, ed è a pieno diritto uno degli elementi che va a costituire la competenza di base per poter vivere e interagire nella società a tutti i livelli. Una competenza che in Sicilia è ancora di troppo pochi. Secondo l’Eurostat, nella “Community survey on Ict usage in households and by individuals”, la ricerca sull’utilizzo della tecnologia nella vita quotidiana e dai singoli individui nel 2021, la regione si trova in fondo alla classifica, migliore soltanto della Calabria. Secondo questi dati, appena il 34% dei siciliani tra i 16 e i 74 anni hanno usato Internet negli ultimi 3 mesi, con competenze digitali almeno di base. Una netta differenza rispetto alla media nazionale, che sale al 45,7%, per non parlare delle regioni “virtuose”, come il Lazio, dove si arriva al 53%, o il Friuli Venezia Giulia, che si pone quasi allo stesso livello, così come l’Emilia Romagna.

In ottica Europea anche peggio

Il dato è ulteriormente preoccupante se lo si guarda in ottica europea, in cui l’Italia non fa bella figura, rimanendo in fondo alla classifica, contro i paesi del Nord del continente, che arrivano all’obiettivo europeo 2023 dell’80%. La Sicilia è evidentemente ben lontana da questi numeri, e gli anni rimasti potrebbero non bastare per colmare la lacuna, che ha un grosso impatto principalmente sui giovani o su chi si trova ancora in età lavorativa. La trasformazione digitale, infatti, ha un impatto crescente sul mercato del lavoro e rende necessario disporre di specifiche abilità e competenze per la popolazione nel suo complesso e per i lavoratori. Per raggiungere questo obiettivo, l’Italia dovrà conseguire nei prossimi anni un incremento medio annuo di 3,8 punti percentuali, relativamente elevato considerando la lentezza dei progressi passati. Inoltre, per Calabria, Sicilia e Campania sarebbe necessaria una crescita media annua di 5 punti percentuali.

Per larga parte internet usato per i messaggi

L’analisi qualitativa della fruizione di Internet poi non dà spazio a grandi speranze: in Sicilia il principale utilizzo di Internet è quello legato alla messaggeria istantanea. Circa il 64,3% delle persone hanno utilizzato servizi come Whatsapp, Telegram o Messenger, per tenersi in contatto con parenti, amici, o per questioni lavorative. Quindi, il 59,4% ha effettuato chiamate o videochiamate, mentre solo il 48,2% ha spedito e ricevuto email. Gli utilizzi meno frequenti sono quelli legati alla lettura di informazioni, riviste on line e giornali (34,9%) e l’ascolto di musica attraverso servizi in streaming, web radio o download (38,1%). Un utilizzo, quindi, piuttosto scarno della tecnologia, legato principalmente alla funzione “telefonica”, sebbene in forme più avanzate, e alla comunicazione email, in funzione principalmente lavorativa. Manca, insomma, una consapevolezza delle tante potenzialità del web e delle possibilità offerte.

Le differenze di genere

Interessante la valutazione del dato nazionale rispetto al genere: in Italia si registra un vantaggio di 5,1 punti percentuali degli uomini (contro 3,3 punti nell’Ue27), dovuto alle fasce di età più anziane, mentre la quota di ragazze di 20-24 anni con competenze adeguate è superiore di 9 punti percentuali rispetto ai coetanei maschi. Una tendenza che lascia ben sperare per un recupero generale nel giro di pochi anni. Molto forte è la relazione tra le competenze digitali almeno di base e il titolo di studio: la quota di persone di 25-64 anni con competenze adeguate è del 79% tra i laureati, il 55% tra i diplomati e appena il 22% tra chi ha al più la licenza media. Il divario si riduce tra i più giovani: nella classe d’età 16-24 anni, infatti, il 55% dei meno istruiti dispone di competenze almeno di base.

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